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Senza preti

Il solito amico Angelo. Quello delle trovate originali (e talvolta eteroclite), mi diceva:
    "Perché la messa, nata come pranzo, è arrivata a noi come rito imbalsamato?".
    Io mi proponevo di richiamarlo a usare un linguaggio conveniente. Ma lui, come il solito, mi sommerse con un maroso di parole. Press'a poco diceva così:

"I pranzi e le cene, anche per i non mangioni come sei tu, sono occasioni di incontro. Gesù Cristo approfittò di una cena per donarsi ai suoi. E, quest'è bello, si consegnò come cibo. Ossia per riavere Gesù, era necessario allestire una cena.
    "Dove sta la cena, oggi, tra i banchi di una chiesa? Non mi dirai mica (e io in realtà non dicevo niente, perché non riuscivo a porre una mia parola dentro la valanga di Angelo) che quella briciola di pane che si vede appena ed è leggera come una piuma, sia degna di essere chiamato cibo. È così minuscola che sì e no può essere deglutita. Eppure lui aveva detto: mangiate. Sì: prendete e mangiate.

"E poi chi mi dice che ad allestire quella cena deve essere un prete? Quando i primi credenti erano costanti e assidui alle istruzioni degli apostoli, alla vita in comune, allo spezzamento del pane e alle preghiere, non si nominano preti, ma solo azioni. Se poi lo spezzamento del pane fosse stata la continuazione della cena, non appare chiaro … potrebbe anche ricordare la condivisione dei beni con i poveri … "

Finalmente riuscii a interrompere la cascata delle sue parole e gli dissi:
    "Veniamo al sodo: tu mi stai dicendo che la cena a ricordo di Cristo, era fatta dalla comunità, prete presente o assente poco importava!".
    Risposta: "Sì. E vedrai che adesso che si estingue la razza dei preti, l'eucaristia durerà ancora, perché i credenti si riapproprieranno dell'eucaristia, come ai bei tempi".

Lo diceva lui! È da crederci?

GCM 04.07.02