Mai senza Gesù

In mezzo alle gioie e alle angustie, per dono di Dio, troviamo sempre Gesù … se lo vogliamo trovare. Se godiamo, se soffriamo, l'accorgerci di essere suoi ridona equilibrio e pace. Gioire, ma con Gesù, unendo la nostra alla sua gioia. La gioia di scrivere queste righe, immesse nella sua gioia di rivelare il Padre. Sì, perché la gioia di Gesù era quella di parlare del Padre.

L'adeguarsi di Gesù allo scopo per cui era venuto, quel suo "fare sempre la volontà del Padre" rendevano Gesù totalmente armonico con se stesso.


L'armonia con noi stessi ci unifica. L'unione in noi stessi è partecipazione all'Unità Trinitaria.

Quell'Unità che è pura gioia, quella che si prova nell'intimo aderire tra due persone, che si trovano sempre sulla stessa lunghezza d'onda.

Soffrire, ma con Gesù. La vita, i parenti, gli amici, i compagni di viaggio, soprattutto quelli che sono stati imposti dall'autorità, come i camerati in una caserma o i carcerati in una prigione, tutto ci può produrre angustia, spesso per cattiva volontà, più spesso per ignoranza o per malattia quali le personalità paranoidi, complessate, distruttive. Chi ci fa soffrire e noi diciamo che è solamente ignorante o malato, dovrebbe sentirsi alleviato nel costatare che lo giudichiamo ignorante o malato e non cattivo.


Ma riuscire a trovare Gesù nella sofferenza, è imbatterci nel nostro sollievo, che fa sbollire la rabbia e presenta orizzonti meno tetri. Con lui scopriamo che qualsiasi sofferenza può essere riscattata in purificazione del cuore. La sofferenza ci costringe a toccare con mano ancora una volta la nostra precarietà, e quindi rifugiarci nell'unico che è nostro sostegno.

Il suo sguardo è sempre benigno, la sua parola è salvezza, la sua promessa è sicurezza.


GCM, 04.05.03