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Nasce il Bambino

Convertirci e diventare bambini. Gesù invita a questo.

Ogni volta che io mi converto e accetto il regno di Dio, divento bambino. Con la mia conversione nasce un bambino.

La mia conversione genera il Natale.


Il Natale non è solo un ripescare le emozioni dell'infanzia. È anche questo. Però di fronte a Dio la mia infanzia coincide con l'innocenza di una fiducia che si abbandona.

Io mi abbandono a Dio da povero peccatore. Devo vedermi e vivermi peccatore per entrare nella verità, pentirmi e far Natale.


Tutto ciò richiede un capovolgimento della mia mentalità usuale.

Infatti io sono abituato a raccomandarmi agli altri uomini presentando le mie credenziali di uomo onesto, bravo professionista, esatto sborsatore delle tasse (evidentemente non è sempre così: spesso mi vanto, e non mi pento, di essere un farabutto, uno stupratore, un pedofilo). Le mie belle doti sono esibite, se desidero essere accolto e approvato dagli uomini, che poi si imbrogliano reciprocamente esibendosi belli, bravi, buoni.


Con Dio avviene all'opposto: siamo accolti da lui, se confessiamo le nostre miserie e il nostro peccato: la conversione.

È scritto: "Se non riconosciamo il nostro peccato, rendiamo Dio bugiardo". Il perché è chiaro: Dio ci vede per come siamo, constata la nostra miseria, ne tiene conto quando incarica il Figlio a redimerci. Se noi ci riconosciamo peccatori, la pensiamo come Dio.

Altrimenti troviamo Dio fuori squadra, cioè bugiardo. Noi ci spacciamo per giusti e lui ci vede peccatori.


Dove va a cacciarsi allora la gioia? Convertitevi e credete alla bella notizia: era il fulcro della predicazione di Gesù. Io sono santo, non perché sono perfetto, ma perché Lui è santo, e la mia fede (il mio pentimento) riversa su di me la "sua" santità, della quale gioiosamente partecipo.


GCM 28.12.02