HOME

Home > Chiesa UMANA > Articoli 2002 > Il coraggio

Il coraggio

Nessuno si può dare il coraggio da sé, farfugliava Don Abbondio.

Lo sapeva bene anche Gesù, quando avvertiva Pietro sicuro di voler morire assieme con Gesù: "Tu sei pronto a morire con me? No: questa notte mi rinnegherai tre volte".


Gesù fondò il primo gruppo d'assalto del Regno di Dio, con individui paurosi, rissosi, pretensioni e deboli. Una chiesa fragile, di creta scarta. Egli conosceva il cuore dell'uomo.

Addirittura, quando arrivò il momento di un lancio del Vangelo fuori casa, nel mondo vasto, Gesù non si rivolse ai dodici, ma andò alla ricerca dello scavezzacollo di un suo nemico, focoso e strafottente, lo catturò vicino a Damasco e lo aggregò allo sparuto numero dei suoi. Neppure questo focoso Paolo è una perfetta statua greca. Piccolo, balbuziente, attaccabrighe con Pietro, irritabile.


Insomma l'inizio della chiesa è in mano a poveri uomini, senza coraggio, deboli e fragili.


Ma accadono due avvenimenti, che si infiltrano nella vita di queste povere persone. Avvenimenti che trascinano, aprono la bocca, fanno affrontare le situazioni più sconcertanti, come i tribunali, le carceri, le lapidazioni, le divisioni interne e via elencando.


Gesù Risorto: visto, costatato, esperito. "Non riusciamo a tacere su ciò che abbiamo visto con i nostri occhi": dicono quei quattro sprovveduti. Deboli che riferiscono un fatto, sconcertante ed entusiasmante.


Lo Spirito Santo: situazione reale, che ubriacò quel manipolo di paurosi e li fece uscire dal covo di buon mattino. Tuttavia essi rimasero deboli, strumenti fragili, seppure scelti da Dio. Anzi scelti da Dio, proprio perché fragili, affinché fosse chiaro che solo Dio agiva in loro.


GCM, 01.05.02