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Distruzione

Numerosi neoeletti mi fanno tornare con la mente al tempo della mia frequentazione della facoltà di filosofia. Ricordo un filosofo rinascimentale, del quale quei neoeletti sono solerti nel realizzare la prima parte della teoria. Ma la quasi totalità non riesce ad attuare la seconda parte. E mi spiego.


Quella teoria considerava in un primo momento dell'agire filosofico una "pars destruens" e nel secondo una "pars construens". All'inizio distruggere quanto si reputa sbagliato, e solo dopo costruire quanto si reputa giusto. Come certe costruzioni in città, che vengono innalzate, dopo aver demolito il vecchio edificio precedente.


Magari quei neoeletti distruggessero quanto è sbagliato! Distruggono invece quanto al loro lume di naso pare sbagliato. Tuttavia sembra prevalere la regola: "Questa cosa va bene? Allora distruggiamola!" - Questo parroco fa bene in quella parrocchia? Allora cambiamolo. - Questa messa è partecipata con calore? Allora aboliamola. - Quest'associazione spontanea fa del bene? Combattiamola. - Questa decisione che aiuta i poveri è stata presa dalla giunta comunale precedente e ha portato frutti? Scartiamola.


Da quali motivi è suggerita tale mania distruttiva? - Dio solo lo sa, e - a nostro avviso - ne soffre in qualche maniera, perché è Lui che ha creato negli uomini la loro creatività, perché li ha plasmati a sua immagine, ed è felice quando i suoi figli sono creativi come Lui. Non per nulla Gesù affermava: "Di ogni comando che impedisce l'agire sarà chiesto conto!".


Forse un motivo è l'ignoranza. Questa è una costante in molte istituzioni, anche cattoliche. Anziché guardare con attenzione ciò che già si fa o che già esiste, per rilevarne l'intrinseco bene e la validità e poi rilanciare partendo da esso, si preferisce dare uno sguardo superficiale sull'esistente, confrontarlo con la propria piccola visuale del mondo, e decretarne la scomparsa.


Altro motivo potrebbe essere il senso di inferiorità. La paura che le proprie iniziative risultino inferiori all'esistente.


Ancora, e forse il più presente, sarebbe l'invidia: distruggere il bene per non lasciare meriti ad altri.


Il guasto non finisce qui, anzi esso si prolunga, perché coloro che distruggono, di primo acchito, non riescono poi ad attivare la seconda parte, cioè costruire. Sono troppo esperti e allenati nel distruggere per aver avuto il tempo di esercitare e rafforzare la propria abilità nel costruire.


Soltanto chi sa veramente costruire, e perciò è alleato di Dio, comprende il valore, sempre insito, nelle costruzioni già esistenti e si propone di arricchirle con il proprio contributo. Chi pretende di giudicare l'esistente è propenso a distruggere. Chi sa comprendere l'esistente ha in sé l'anima creativa, perché soltanto l'autentico creativo comprende la fatica e la gioia di chi ha creato prima di lui.


GCM 13.11.01