HOME

Home > Chiesa SOSTEGNO > Articoli 2003 > Recitare i salmi

Recitare i salmi

In uno dei molti salmi, che i preti hanno il dovere di recitare, si trova, per esempio, una perla simile: si prega perché il principe sia ornato di mitezza, e in un versetto successivo gli si augura di infilzare i nemici.
     Si può anche capire che, al tempo in cui fu composto il salmo, la mitezza e l'infilzare di spada i nemici fosse stato un binomio lodevole. Ma che mi si imponga per dovere di dire le stesse piacevolezze sembra un ordine un tantino sadico.

Il mio maestro di noviziato, spaventato pure lui - uomo pacifico, che era stato costretto ad andare al fronte nel '915-'918 - cercava di parare in corner: "Per nemico, diceva, intendete il diavolo". E così questi diventava un povero diavolo. Il risultato era quello di pregare dicendo una cosa e pensandone un'altra.
     Non tutti i salmi sono come quello citato di sopra. Per esempio, io mi sento aprire il cuore e penetrare dal Salmo 62.

Anziché pensare al diavolo (che non è il migliore oggetto delle nostre preghiere), non sarebbe più facile lasciar scegliere ai preti i salmi che sono loro congeniali e di loro gradimento? Perché devo recitare un salmo di ira contro i miei nemici, in un giorno nel quale vivo una serenità celestiale?
     E poi, anziché imporre mezz'ora di salmi talvolta indigesti o lontani dal nostro vissuto, perché non lasciare che la persona vaghi per mezz'ora con il suo Dio, passeggiando liberamente nel giardino dell'Eden, contemplando per tutto il tempo?

Sotto sotto serpeggia un errore: siamo obbligati a "recitare" i salmi, ma non a viverli. Ci sono molti preti che "dicono" messa, ma non la vivono. Quanto tempo sprecato, a sfavore del nostro dialogo con il Padre!
     Il mio vecchio padre spirituale faceva osservare che il "recitare il Breviario" accontentava il Diritto Canonico, ma lasciava il cuore freddo e staccato dal Padre.

GCM, 31.12.03