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Preghiera che s'allarga

Dalle sette del mattino gli operai lavorano nelle stesso stabile, nel quale io faccio messa, assieme con una decina di persone. Siamo fortunati noi: abbiamo tempo e voglia di pregare. Allora, perché non sentirci di pregare anche per chi sta lavorando e non ha tempo di pregare?

Ieri sera sono stato nei giardini, dove molta gente era raccolta per celebrare "la pizza" e per ascoltare (si fa per dire, dato il fracasso degli altoparlanti) un po' di musica. Mi sono ricordato di Giobbe, il quale pregava per i figli, mentre questi si divertivano. Allora, perché il nostro gruppo di persone, che sentono il bisogno di far messa quotidianamente, non sono la preghiera anche per coloro che si divertono?

Stiamo facendo una messa, e i turisti non rispettano il nostro pregare, essendo, per loro, più importanti i muri che le persone, e inoltre alcuni si fermano alle porte della chiesa. Perché non essere preghiera anche per i disturbatori o gli indifferenti, che si trovano a due passi da noi?

Il pregare - per chi ne ha la incomparabile fortuna e voglia - non è un richiudersi in noi, ma un penetrare in Dio, che è espanso nell'universo.
     Il mondo ha bisogno di preghiera. Purtroppo la maggior parte dell'Occidente e del Nord della terra, non ravvisa più questo bisogno fondamentale. Ancora per poco vivrà di rendita della massa di preghiera del passato. Poi forse si inaridirà. Si attende perciò un risveglio di preghiera, cioè di autentico dialogo con Dio. Altrimenti suona triste e attuale la frase di Gesù: "Venendo il Figlio dell'Uomo, forse troverà fede sulla terra?".
     È da notare che questa frase, scritta nel Vangelo di Luca (18,8), è inserita in un contesto, nel quale si tratta proprio della preghiera. La preghiera a Dio, affinché lui eserciti la sua "giustizia". L'evangelista assicura che Dio interverrà. Però l'intervento di Dio è condizionato dalla preghiera. La preghiera è condizionata dalla fede. Se non c'è fede, non c'è preghiera. E Gesù reclama la fede in chi prega, per esaudire la sua preghiera.

GCM, 01.07.03