Liturgia

La liturgia io non la rispetto, come vogliono gli idolatri delle norme. Io non la rispetto, perché la amo.
     Sogno la liturgia fontale: il popolo che si raduna. Un popolo cristiano, festante. Non un popolo di bachettoni, borbottante.
     Una liturgia che faccia scoppiare principalmente la gioia di essere stati salvati e di essere oggetto e soggetto, grazie all'opera dello Spirito Santo, di amore immenso.
     Una liturgia consacrata al sorriso.
     Un coro di inni gridati di felicità.

Il chiedere perdono non un rito insensibile né un vestirsi di cenere e di cilicio, ma sia un affettuoso abbandonarsi all'amplesso del Padre.
     Il dare la pace non si riduca a una schifiltosa stretta di mano, ma un gesto erotico di vicinanza e di intesa. Dov'è finito il bacio caldo di Paolo (RM 16.16)?
     Una liturgia dalle chiare cornici di indirizzo, ma anche dagli ampi spazi per la creatività, che sola permette la partecipazione reale.
     Una liturgia finalmente sottratta alle regolamentazioni di persone devote soltanto alle leggi ferree unite a una pretenziosa estetica stantia e imbalsamata, e offerta invece alla capacità inventiva di chi in quel momento celebra: ossia assemblea, che canta, prega, ascolta, si muove.

Si obietta: c'è il pericolo della stravaganza e del disordine. È vero. È un pericolo opposto al pericolo reale che tutti osservano: la noia e il gelo. Tra i due pericoli optiamo per la vita, almeno nella liturgia se non possiamo più optare con un referendum per la vita nelle leggi contro l'aborto!
     Le leggi servono a incanalare, non a soffocare la vitalità, la vita creata da Dio. Liturgia educatrice, non tiranna.
     Una liturgia dal cuore palpitante, dalle parole calde e sincere, dai canti melodiosi e partecipanti: insomma una liturgia irrorata di Spirito Santo.

GCM 27.01.03