HOME

Home > Chiesa SOSTEGNO > Articoli 2003 > La piattaforma

La piattaforma

"Disponi che questi miei figli siano posti uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno", chiede a Gesù la moglie di Zebedeo.
     Domanda ovvia per l'ambizione di una madre, domanda che i due figli non avevano avuto il coraggio di rivolgere.

Gesù immediatamente va al sodo. A sua volta propone lui una domanda: "Vi sentite di condividere il mio destino?". Quei due, che ancora non avevano contezza di tutto il destino di Gesù e che nell'Orto degli Ulivi, anziché seguire il destino di Gesù, se la svigneranno, rispondono: "Sì". Immaginano che il destino di Gesù sia quello che, nella loro paranoia essi progettano.
     Gesù aveva riportato la preghiera, ossia la domanda, alle premesse esistenziali della stessa preghiera: prima di tutto condividete il mio destino, ossia con me vivete la volontà del Padre, poi, sistemati in questa prospettiva, chiedete ciò che è in consonanza con essa, e riceverete sicuramente, perché il Padre non può negare il suo spirito a chi glielo chiede (Vangelo di Luca).

L'armonizzarci con il destino (il calice, come usava dire al tempo di Gesù) del Figlio di Dio umanato, è piattaforma del nostro agire di credenti, e, dentro il nostro agire credente, anche del nostro pregare.
     Fuori di questa piattaforma il nostro chiedere e il nostro agire è come un combattere con l'aria (come si esprime Paolo) o con i mulini a vento (come usa Cervantes). In altre parole, uscire dalla piattaforma di Gesù, è impostare tutta la nostra vita su una base paranoica. Fuori della realtà, o almeno dentro una realtà così parziale, che ci prospetta le cose in modo distorto. Paranoia diventano carriera, ricchezza, sesso, successo. Anche il successo (checché ne dica Calvino) è paranoia, sebbene sia messo all'apice delle aspirazioni di ogni autentico statunitense. Gesù: "Che cosa giova all'uomo conquistare il mondo, se poi perde la sua vita?". Certi politici non ne sono convinti.

GCM, 25.07.03