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Abside

L'abside maggiore, sopraelevata di quattro gradini, accoglie il presbiterio, con al centro l'altare maggiore.
E' illuminata da cinque finestre oblunghe e ha il perimetro esterno poligonale
.
La sua luminosità conclude coerentemente lo spazio della navata centrale.
Occupano tutta la parete di destra due grandi tele:

Presentazione al tempio di Maria
(a destra)
Il pittore - l'opera è firmata - è Francesco Pittoni (zio del più celebre Giambattista), autore anche del dipinto, collocato alla sinistra di questo, "Gesù risorto appare alla Madonna".

La costruzione della scena ruota intorno alla figura della Madonna che, rivolta verso il Gran Sacerdote chinato ad accoglierla, sta salendo una scalinata con balaustra; il suo movimento è accompagnato da quello delle due
figure femminili in primo piano che si girano verso una bambina e sottolineato da quello, opposto, della madre che appare dietro la scalinata con un bimbo in
braccio.








La luce esalta i volti femminili, sottolinea le pieghe delle vesti e illumina le architetture sulla destra, creando effetti di chiaroscuro che conferiscono ulteriore vivacità alla scena.








 


Gesù risorto appare alla Madonna (o alla Maddalena?)




 
 

La figura di Cristo risorto, plasticamente evidenziata grazie anche al drappo rosso che gli scende dalle spalle, domina la scena nel rivolgersi sinuoso e a braccia aperte alla madre (?) che si protende verso di lui.

Sulla parete di sinistra ci sono due monumenti funebri

A destra:

Monumento di Leonardo Porto e dei figli Pietro e Ludovico. Collocato nel presbiterio nel 1914, precedentemente posto nella terza campata di sinistra, ove copriva l'affresco trecentesco ora in luce.

Fu ordinato con testamento (1545) da Leonardo Porto e fu fatto erigere nel 1564 dai figli superstiti, secondo le disposizioni che volevano le urne distinte.

Al centro, in alto, è l'urna del padre, la più fastosa; più basse sono le arche dei figli poggianti su un alto zoccolo con l'iscrizione: Paulus Ioannes Camillus Symon fratres patri ac fratribus moestissimi posuere Klendis ianuarii M.D.LXIII


 
Controversa la attribuzione:
alcuni hanno pensato al Palladio; altri a Michele Sanmicheli; altri ancora ad artista della cerch
ia di Giovanni di Giacomo da Porlezza, se non allo stesso Giovanni.


Lo stemma dei Porto con l'aquila bicipite che campeggia
sopra le urne



 
 A sinistra: Monumento funebre per Ippolito da Porto
Ippolito Porto, nobile condottiero vicentino, muore nel 1572.

Dello stesso anno é quest'opera, "di grande, estrosa eleganza" (Arslan, 1956) che celebra una sua gloriosa impresa: la cattura, nella battaglia di Mühlberg, di Federico di Sassonia, gran nemico dell'imperatore Carlo V.

Della parte scultorea, autore sarebbe Lorenzo Rubini (Binotto, 1999, pp. 173-175), mentre anonimo è il progettista dell'architettura, che "riunisce e coordina con straordinaria sicurezza impaginativa suggestioni sanmicheliane (...) ed elementi tratti dal repertorio di Vincenzo Grandi" (C. Rigon, pag. 174)


 

Dallo stemma, in basso nella composizione,  si dipartono due telamoni arcuati (tra i quali é posta una scritta dedicatoria su marmo nero)
che reggono un rilievo con rappresentata l'impresa guerresca e  l'incoronazione di Ippolito con l'aquila imperiale.
Più sopra è collocata l'urna, fiancheggiata da due statue (Ippolito a sinistra, un soldato a destra) e sormontata da un obelisco e da una statua femminile.

Collocato originariamente nel presbiterio, nel 1839 il monumento fu trasportato nella quarta campata destra; nel 1914 fu ricollocato nel presbiterio.