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- 80 anni del nuovo San Lorenzo

Nel 2007 ricorrono gli 80 anni dal rientro a S. Lorenzo dei legittimi ufficiatori, scacciati dal loro convento e dalla loro chiesa, per la violenza della barbarie francese prima, e dal dominio austriaco poi.

Il ritorno dei Francescani Conventuali fu voluto e favorito dalle autorità civiche vicentine (delibera del 13 Luglio 1926 con trattative “sempre cordiali” – come si legge nel primo libro di inventario), proprietarie del Tempio e del Convento, passati dal demanio austriaco a quello civico di Vicenza (dopo l’asta del 16 Luglio 1835).

La cordialità nei molti rapporti tra i Frati di S. Lorenzo e le autorità civiche, come con la popolazione, si è sempre mantenuta, qualunque giunta fosse scelta dalla popolazione, o, in tempi passati, dal potere centrale. Del resto, essendo chiesa e convento proprietà del comune, erano naturali le felici relazioni con l’amministrazione cittadina. Nell’archivio del convento si trova un frequente carteggio con e dell’amministrazione comunale. Frequentazione molto curata fin dall’inizio dagli stessi responsabili della cosa pubblica alle cerimonie in chiesa, ai conviti francescani nel convento e alle nostre manifestazioni.

  Con il rientro dei Frati, fu tolto lo stemma vescovile dal portale del Tempio, che, fino al loro ritorno, era ufficiato – a periodi alterni, necessitati dalle condizioni precarie dell’edificio chiesa, e dai conseguenti restauri - da un sacerdote secolare.

Per una rassegna degli ultimi 80 anni recenti, sarebbe opportuno compulsare tutti i documenti conservati nell’archivio del Convento e della Provincia Religiosa dei Francescani Conventuali di Padova, e in quello dell’Am-ministrazione Comunale di Vicenza.

Ne uscirebbe una copiosa documentazione archivistica. Spero che tale materiale storico e artistico del Tempio e del Convento, faccia parte di un Corpus, degno di S. Lorenzo, e da me a lungo caldeggiato. Fortunatamente un primo ampio contributo è stato offerto dal Dr. Luca Trevisan, con il suo prezioso studio, ancora inedito (fino a quando?) sulla storia e sull’arte del Tempio di S. Lorenzo.
Non posso dimenticare tutti i cordiali rapporti da me intrecciati con gli assessori e con i sindaci, che io ho incontrato personalmente nei miei oltre quarant’anni di permanenza a Vicenza. Sindaci: prof. Dal Sasso, Giorgio Sala, Giovanni Chiesa, Achille Variati, Antonio Corazzin, Marino Quaresimin, Enrico Hüllweck.Per la presente scorsa su questi 80 anni di S. Lorenzo, io mi servo principalmente dei Verbali dei Capitoli Conventuali (VC), talvolta stringati talvolta ampi, conservati nel nostro archivio; dei non sempre completi libri delle cronache conventuali (CC: le cronache narravano, i capitoli conventuali decidevano) e delle cronache inserite nel Bollettino Provinciale (BP). I Verbali Capitolari sono espressione delle decisioni della comunità in ordine alla vita del convento e della chiesa. Formano un quasi familiare, e talvolta curioso, spaccato della semplice vita dei frati, qui a Vicenza. Non mi servo, se non occasionalmente , di altri seppure interessanti documenti, pur copiosi e quasi curiosi (come il libro degli inventari, da anni trascurato, nel quale si recensivano tutti gli oggetti, dal numero dei cucchiai, ai quadri di autore), perché completi restano solamente i due registi: quello di tutte le messe celebrate e quello appunto dei VC.

I registri dei VC sono cinque. Il primo raccoglie i verbali dal giorno 11 Novembre 1927 al 31 Dicembre 1948. Il secondo dal 25 Gennaio 1949 al 21 Gennaio 1970. Il terzo dal Febbraio 1970 al 17 Giugno 1990. Il quarto dal 16 Giugno 1990 al 14 Maggio 2003. Il quinto dal 16 Giugno 2003 ai giorni nostri.

Gli argomenti trattati nei verbali sono numerosi. Forse in altra occasione si potrebbe compiere la lunga lista: configurazione del numero dei frati dentro la buriana di cambiamenti operati dalle autorità religiose in questi 80 anni; la disciplina della vita interna conventuale; i rapporti con il clero diocesano; le molte associazioni che hanno avuto ospitalità o contatto con il convento; i lavori eterni compiuti nella chiesa e nel convento; ecc. Non ultimo il rapporto con i portinai del convento, che nei VC hanno coperto un lasso di tempo dagli inizi del convento fino all’anno 1979.

Dai documenti scelgo, per sommi capi, tre filoni: edilizia, cenni di attività religiosa e di attività culturale, per far emergere il lento fiorire della chiesa e del convento, attraverso quelle attività, e per nutrire la memoria storica dei frati e degli amici, a iniziare dalla povera e difficile situazione, di convento e di chiesa, quando i frati rientrarono, fino a quel “bel S. Lorenzo” di oggi.

Per non ripeterne i nomi, espongo qui la lista dei Guardiani, succeduti in questi ottant’anni sono:

1)- P. Giorgio Spangaro (1927-1933). 2)- P. Benedetto Peroni (1933-1939)
3)- P. Celestino Biasi, 1939 -1943. 4)- P. Vigilio Fedrizzi (1943 - 1946)
5)- P. Modesto Strappazzon (1946-1949). 6)- P. Benedetto Peroni (1949 -1958).
7)- P. Casimiro Gastaldi (1958 - 1964). 8)- P. Massimiliano Chilin (1964 - 1966)
9)- P. Luciano Segafreddo (1966- 1970). 10)- P. Pancrazio Martin (1970 -1976).
11)- P. Gabriele Panteghini (1976-1979). 12)- P. Alfonso Guzzinati (1979 -1982)
13)- P. Cristoforo Pasqual (1982 – 1988). 14)- P. Maurizio Stedile (1988 – 2001)
15)- P. Edoardo Brentari (2001 – 2005). 16)- P. Guido Bisognin (2005 -….).

Mi pare opportuno ricordare questi 80 anni in forma di annali.

Mi sembra di individuare tre periodi nella presenza dei frati a Vicenza: il periodo pioneristico, quello della stabilizzazione, e quello ciclico. Ossia: primo: il lento crescere iniziale; secondo: lo stabilirsi della progressione raggiunta; terzo: il ritornare su alcune posizioni secondo i ritmi genetici e dinamici del distruggere per ricostruire: sistole e diastole, oppure, secondo il libro del Coelet, tempo di costruire e tempo di distruggere quando diminuisce lo slancio iniziale. Quest’ultima tappa in genere è debitrice a intelligenze di non larga capacità prudenziale e di scarsità di memoria storica, che spinge gli sprovveduti a cambiare le cose anziché aumentarle, senza prima riflettere sul perché i predecessori le avevano realizzate. I saggi sono disponibili a migliorare, i meno saggi a cambiare immediatamente.

Il primo VC è datato 11 Novembre 1927, ossia 14 giorni dopo il rientro dei frati. È sottoscritto – secondo le prescrizioni delle allora Costituzioni dell’Ordine – dai 4 religiosi: P. Giorgio Spangaro, Guardiano e Rettore della Chiesa; P. Tommaso Buongiovanni, Esattore; P. Luigi Mazzalovo, Depositario; P. Gabriele Fiscon, Spenditore. Mancano le firme dei due fratelli non sacerdoti, pur essendo presenti all’apertura della chiesa e del convento, perché i fratelli non sacerdoti non “avevano voce in capitolo”.

La prima pagina, stilata con grafia diligente e linda dal P. Luigi Mazzalovo, segretario, vale la pena riprodurla completamente.

In Nome di Dio, Così sia.
11 Novembre 1927
Dopo circa 130 anni, cioè dal 4 Aprile 1798, dacché i Religiosi Francescani Minori Conventuali furono forzati ad abbandonare questo loro magnifico tempio dedicato a S. Lorenzo Martire, e questo insigne loro Convento, avendo Iddio, qui exaltat humiles, non solo disposto che la Fausta ricorrenza del settimo centenario della Morte del Serafico P. N. S. Francesco d’Assisi fosse in tutto il mondo celebrata con feste veramente grandiose, onde ne esultarono tutti gli innumerevoli suoi Figli, appartenenti alle diverse Francescane Famiglie; ma che noi Minori Conventuali, che abbiamo l’invidiabile sorte e di possedere i primi Santuari della Serafica Religione, e di custodire le Sacre Spoglie del Serafico Padre, fossimo dalla Divina Bontà, contraddistinti con favori inestimabili, quali la restituzione dell’insigne e grandioso monumento – Il Sacro Convento di Assisi – ed inoltre fossimo riammessi ad Ufficiare questo nostro Tempio meraviglioso, sublime ricordo del genio e della pietà dei Padri nostri di S. Memoria: con viva riconoscente gratitudine verso l’immensa bontà di Dio e del Serafico P. N. S. Francesco, oggi 11 Novembre 1927, giorno di Venerdì alle 16½ questa piccola Comunità Religiosa, convocata dal M. R. P. Guardiano, premesse le preghiere di Regola, ha tenuto il primo Capitolo Conventuale, per la elezione degli Ufficiali, come comandano le nostre S. Costituzioni. Questa Religiosa Famiglia, al presente, e composta di N°. 6 Religiosi, cioè: M. R. P. Giorgio Spangaro - Guardiano e Rettore della Chiesa. P. Tommaso Buongiovanni, Esattore. P. Luigi Mazzalovo, Depositario. P. Gabriele Fiscon, Spenditore. E dei fratelli Laici: Fr. Luigi Scattolon, Sagrestano e Fr. Francesco Nalotto, cuoco.
Firmato Fr. L. Mazzalovo segretario.

Come si vede, dopo la gioia, la prima preoccupazione riguarda l’organizzazione dell’economia del Convento (esattore, depositario, spenditore), per essere ligi alla povertà. In conseguenza, quasi tutti i capitoli conventuali, che incontreremo, tratteranno dell’economia del convento, poiché l’economia doveva e deve esser guidata non da una sola persona (superiore o economo), secondo un regime autoritario favorito dalle infiltrazioni di mentalità parrocchiale nei conventi, ma da tutta la comunità, caratteristica questa dell’Ordine dei Minori Conventuali. Tale procedura garantisce sia la collaudata e plurisecolare tradizione della partecipazione dei frati alla “cosa pubblica” del convento, sia il mantenimento della povertà nella comunità. Purtroppo non poche volte il superiore o l’economo hanno svicolato dall’osservanza di questa procedura.

Da una nota ai margini di una cronaca del convento sappiamo che il 18 Giugno 1928 la salma di Giacomo Zanella fu trasferita dal cimitero comunale al Tempio di S. Lorenzo, che fu scelto fin da allora , quale “Tempio della memoria civica”, secondo l’accordo dei frati con le autorità civiche.

Tra l’anno di ritorno dei frati e il 1933 troviamo scarse notizie nei documenti in nostro possesso: il convento inizia le cronache nell’agosto del ’33. Cronisti sono i Padri Guardiano (prima P. Benedetto Peroni e poi P. Celestino Biasi), che annotavano con testarda puntualità anche piccoli episodi, perché la vita conventuale era vissuta intensamente: dalle cronache si desume tutto il fervore dei frati, che, pur essendo in pochi, tenevano alta la vitalità della chiesa e del convento.

Non è inutile ricordare che la stessa Provincia religiosa emanò i suoi bollettini ufficiali a cominciare dal 1931, riportando in essi anche uno striminzito riassunto del 1930. Comunque proprio dal BP sappiamo che – cito testualmente - “Vennero ultimati i lavori di restauro e il corridoio che conduce al nuovo refettorio preparato con molto gusto, sistemati i dormitori che accoglieranno gli aspiranti laici e ripristinato l’uso del chiostro. Sono in vista altri lavori: la pavimentazione della Chiesa e il nuovo organo”.

1932

L’anno della celebrazione del centenario dalla morte di S. Antonio da Padova. Si festeggia anche a Vicenza, addirittura con la banda del Patronato.

1933

23 Gennaio: il VC decide la costruzione del nuovo organo. Preferito il progetto Mascioni su quello Tamburrini. La descrizione della collocazione dei corpi sonori (una parte sopra la sacrestia, con conseguente intervento sulla muratura; e una parte dietro l’altare maggiore), le tastiere (3 con 29 registri reali). Stima del costo: 100.000 lire (di cui 20.000 già in cassa, e 45.000 promessi da una pia persona; la speranza poi di completare le spesa è affidata alla Provvidenza e a persone generose). – Si parla nuovamente della copertura marmorea del pavimento del Tempio (per coprire i rilevanti costi si decide di chiedere un aiuto alla popolazione, con una serie di piccole iniziative: 31 Marzo)

3 Luglio: il solito solerte P. Giorgio Spangaro, guardiano, chiede alla comunità di tener presente che mancano 20.000 lire per completare tutte le opere in corso, (cioè organo, coro, opere murarie, ostensorio) e che il denaro sarà facilmente trovato! Beata la sua fiducia!

31 Agosto: il nuovo guardiano, P. Benedetto Lamberto Peroni, reduce dalla basilica del Santo di Padova, dove aveva organizzato le manifestazioni per la celebrazione del centenario antoniano, dopo aver ammirato l’opera svolta al tempo di P. Spangaro, prospetta subito un cumulo di nuove iniziative. Vale la pena di ricordarle:
a)- acquisto degli stalli dal Convento di S. Lucia, per collocarli nella sala del capitolo, previo rivestimento di eraclit dei muri umidi.
b)- rinnovamento dei due water del convento.
c)- pulitura e stuccatura della sacrestia e disostruzione del lavabo della sacrestia; doppia finestra nel nord della sacrestia, per mitigare il freddo invernale.
d)- costruzione di un locale per le confessioni e di un gabinetto, attigui alla sacrestia, e la costruzione di una fontanella nel cortiletto a nord della sacrestia per curare i fiori della chiesa.
e)- altri stalli presi da S. Lucia per sistemarli nella cappella della Madonna.
f)- nel presbiterio e nel coro completamento della sistemazione degli stalli.
g)- nella cappella del Santissimo (ora cappella S. Francesco) rivestimento in legno delle pareti.
h)- pulitura, restauro e tinteggiatura dell’altare di S. Luigi con la riposizione nelle rispettive nicchie delle statue della Madonna e di S. Giuseppe (lavori affidati alla ditta locale Peruffo).
i)- illuminazione della chiesa, fino allora scarsamente illuminata da alcune lampadine laterali. Nel presbiterio: lampadine riflettori. Nella navata: lampadine a faro pendenti dall’alto.
l)- altare del cosiddetto S. Liberato (Poiana): essendo altare ufficiato dal TOF, si pongono a fianco dell’altare le statue di S. Francesco (presentemente nella cappella di S. Francesco) e di S. Elisabetta (presentemente esiliata nel cortile ad ovest del convento). Sculture del Guelfi (secondo l’esplicito dettato del VC, nel quale si indica anche di ornare il chiostro con i relativi modelli in gesso), marmo di Carrara.
m)- sacrestia e sala del capitolo: altri 5 cassettoni per riporre gli apparati. Disporre con gusto d’arte i quadri e i crocefissi, fornendoli anche di nuove cornici, o restaurando quelle vecchie.

28 Novembre: Un tema che ricorre nei VC, sia per quanto riguarda la chiesa che per ciò che concerne il convento, è la ricerca per combattere il freddo e l’umidità. Il Prof. Gino Barioli, che fu anche direttore del museo vicentino, osservava che all’inizio delle loro costruzioni i frati avevano già provveduto a superare questa emergenza, perché essi non avevano “la vocazione ai reumatismi”. Credo che i mali derivassero dall’innalzamento delle sedi stradali, mentre la chiesa e il convento rimanevano all’altitudine iniziale.

Per mitigare il freddo della chiesa si decide di stendere dei tavolati sotto i primi banchi della navata centrale (falegname Lorenzon).

Per mitigare il freddo del convento l’impianto di riscaldamento a termosifoni. 28 radiatori, che fornissero 12 o 15 gradi nel convento, quando l’esterno raggiungeva i -5 gradi. Così si risparmiava sulla spesa per le legna che alimentavano le stufe. Progetto Fiaccadori, realizzato in una decina di giorni).

Si restaurarono in pietra le arcate del presbiterio e della cappelle laterali, che precedentemente erano riparate alla buona con cemento. (Ditta Peruffo).

Note dolenti doppiamente: per coprire i debiti lasciati dal precedente superiore il capitolo approva due prestiti: Anoardi e Dalle Ave. La nota più triste si avrà da Anoardi, assunto anche come portinaio, che metterà il convento nei pasticci, anche per le sue richieste non solo degli interessi, correttamente concordati.

NB: come si può costatare, siamo ancora nella fase pionieristica, che continua l’opera di sistemazione e di trasformazione del Tempio e del Convento.

La cronaca registra che oltre il concerto d’organo ora si può godere anche un concerto di campane, già iniziato con nuove fusioni di campane già nel 1930. Nel Dicembre si edifica il Presepio nella cappella della Madonna: diventerà una tradizione della chiesa di S. Lorenzo, imitata poi da molti.

1934

Fu consegnato il magnifico ostensorio, opera del Cav. Antonio Gentilin

di Treviso. La stampa ne parlò molto (Avvenire d’Italia, Gazzettino, Vita del Popolo, ecc.). L’ostensorio rammemora S. Antonio sul noce, che sostiene la raggiera.

La frequenza in chiesa dei devoti è molto aumentata. S. Lorenzo così già da allora si presenta come centro di spiritualità francescana.

Per favorire i rapporti con le persone, il P. Guardiano inventa, per il 2 Febbraio, la consegna di un cero benedetto alle autorità e alle persone più vicine ai Frati: si inizia così una tradizione che durerà in seguito e ora defunta. Non tutti i Guardiani si chiamano P. Peroni. Lo stesso Prefetto ringrazia e offre un contributo per la pavimentazione della chiesa.

 

Si iniziano le pratiche nella settimana santa. Le confessioni si prolungano fino alle ore 22.

6 Giugno: Prima organizzazione per la festa di S. Antonio di Padova. La cronaca nota che le Messe in chiesa, a iniziare dalle ore 4.30 fino alle ore 12, si susseguirono ogni mezz’ora. (Uso questo che si ripeterà anche in altre occasioni, come la festa di S. Lorenzo). In quell’occasione si tenne una conferenza nel chiostro, con un uditorio di 500 persone.

In Luglio comincia la tradizione della gita annuale della Schola Cantorum, che si era costituita fin dai primi anni (interessante sarebbe una cronistoria di tutti i cori nati e morti nella chiesa di S. Lorenzo).

24 Settembre: La biblioteca fu trasferita nel locale già adibito a dormitorio dei fratelli laici. Dal VC si rileva quindi: che presso il convento dimorava un gruppo di probandi laici, trasferiti poi altrove; che la biblioteca era situata in un locale distaccato e ristretto (il quale serviva anche da portineria e da laboratorio per gli apparati della chiesa); che i libri situati ora nel locale, che si apre nel corridoio del convento potevano facilmente essere consultati dai frati, desiderosi di cultura e di aggiornamento, tanto che in un registro era regolamentato il loro accesso alla biblioteca; che la biblioteca stava aumentando, così che poco tempo dopo si provvide a costruire anche gli scaffali in legno, scaffali che tuttora rimangono intatti in uno dei tre locali (locale A) adibiti presentemente a biblioteca cresciuta e in via di riordino elettronico. L’azione culturale dei frati, sebbene modestamente, comincia a manifestarsi.

Inoltre nel BP è notato con soddisfazione, che a Vicenza, nel 1934, il TOF era seguito da ben 250 consorelle e da 50 confratelli. La storia del TOF è ben annotata nei registri dello stesso Terzo Ordine, presenti nei convento.

1935

Per reperire alcuni fondi per la pavimentazione della chiesa, si tengono anche piccole rappresentazioni nel “salone adiacente alla chiesa”, ossia nella sala del capitolo: si tratta delle cosiddette “accademie”, che si ripetono ogni anno nella sala del capitolo, fino a che non si trasferiranno nella sala del PAZ (ora Aula Francescana) quando sarà aperta. Una delle artiste per queste rappresentazioni era una sorella del P. Peroni.

Aprile: Pasqua per studenti, domestiche e per la settimana della giovane: esito soddisfacente (4.000 comunioni).
Il rifacimento del pavimento fu deciso in Luglio e si stipulò un contratto, trascritto fedelmente nel VC, tra l’Industria Marmi Vicentini, la fabbriceria e il Convento di S. Lorenzo (20 Luglio 1935, XIII E.F.). Nel contratto si indicano anche alcuni accorgimenti contro l’umidità.

Nella festa di S. Antonio (13.06) si attua la prima commovente processione per le vie della città. Con il tempo popolazione e istituti parteciperanno alla processione, che alcuni ricordano con nostalgia ancor oggi.

Nei VC seguenti si trovano elencati molti lavori di ornato del convento e della chiesa: tendine per la sacrestia, genuflessori, pedane per altari, nuovi banchi, ferro ricurvo per la vera del pozzo i chiostro, intonaco del camerino per le confessioni degli uomini e dei sordi (vedi la lettera d)- del capitolo 31.08.33), grondaia per il tetto della chiesa, libretto di preghiere particolari per il tempio.

Di particolare rilievo è la decisione di rinnovare il pavimento della Sala del Capitolo e la stuccatura e levigatura dei pavimenti del presbiterio e della cappelle laterali (realizzazione entro il1936).

È di particolare costatazione, che in tutti questi anni, i padri oltre a dedicarsi alla cura della chiesa, uscivano spesso a predicare nelle parrocchie. Predicatore ricercato era soprattutto il P. Peroni. Inoltre troviamo nelle cronache notizie di frequenti gite e pellegrinaggi.

Nota interessante: il 18 Dicembre nella chiesa di S. Lorenzo, tempio civico, furono offerti gli anelli presso l’altare della Pietà (Poiana), in ricordo dei caduti.

1936

L’altare dei caduti è abbellito da alcuni segni che lo contraddistinguono, qualche segno ora è scomparso: lampada, bombarde, lapide, ecc. Presso lo stesso altare si compiono molte cerimonie, che erano richieste dalle autorità, come la “Giornata della Fede”, la messa per i morti di Adua, per i caduti in A.O., per la presa di Addis Abeba, funerali di Italo Balbo, ecc.

29 Gennaio: giornata memorabile: finalmente è completato il pavimento della chiesa, con tre mesi di ritardo sul previsto.

   30 Marzo: Dal VC decisione non facile: la riapertura della porta laterale della chiesa, rimovendo l’altare di S. Luigi, per favorire il deflusso dei fedeli (che quindi dovevano essere molto numerosi) dopo le messe. La destituzione dell’altare di S. Luigi fu a lungo criticata dal Principe Gonzaga, frequentatore del Tempio. Quella persona che alcuni ancora ricordano e che si distingueva per la perseveranza nell’indossare i calzoni alla knickerbocker, e anche da articoli di giornali (stesore: Flaminio Anti). Per compensare in qualche modo la scomparsa dell’altare fu dipinto un quadro di S. Luigi. I lavori inizieranno il 9 Maggio.


In Maggio si inizia a parlare del retro abside. Argomento che durerà a lungo nei desideri sempre frustrati dei religiosi fino a molti anni dopo la guerra. Intanto i frati si accollano la spesa per un cancello di ferro che separi la zona dei frati da quella del Signor E. Tosato (più tardi onorevole), il quale per cedere il piccolo terreno dietro l’abside avrebbe chiesto somme spropositate.

Si inizia il rifacimento del pavimento della sala capitolare, sia isolandolo dall’umidità, sia stendendovi uno strato di marmo alla palladiana.

Seguono altri piccoli lavori in chiesa (campanelli per la chiamata nei confessionali, la pulitura della ruggine delle inferriate delle finestre dell’abside) e nel convento (tra le altre cose, le zanzariere!).

Dal BP: la festa di S. Lorenzo assurge ormai ad avvenimento religioso di prim’ordine.

11 Dicembre: Viene decretata le costruzione dei due altari all’inizio della chiesa, altari che non saranno mai realizzati.
La biblioteca è fornita già di 2.000 volumi. L’attività in chiesa è molto viva. Da notare soprattutto le confessioni nei giorni precedenti le festività (la vigilia di Natale, per es., 10 confessori rimasero a disposizione per gli uomini fino a sera tarda).

1937

27 Gennaio: Primo riordino dell’archivio del convento. L’archivio è collocato nello stesso locale della biblioteca, che conta già 2.000 volumi (l’opera meritoria è del Sig. Mastellotto).

La festa di S. Antonio fu organizzata in modo eccellente sia in chiesa che per le vie. Appaiono anche i paggetti con il loro stendardo. (A memoria di uno di loro – l’avv. V. Marzot – anche Goffredo Parise fu nel numero).

3 Novembre: si decide di murare nel chiostro una lapide per ricordare tutti i benefattori del Tempio e del Convento.

1938

7 Gennaio: il podestà di Vicenza, Giovanni Cella, si offre di concorrere all’acquisto dell’orto e delle casette attigue all’abside della chiesa. I frati dovranno concorrere alle spese. Viene interessata anche la Religiosa Provincia di Padova. Come il solito, non se ne fece nulla.

13 Giugno ancora un’imponente festa di S. Antonio. Il quell’occasione si inaugura la statuina di S. Antonio, che sarà sempre portata in processione dai bambini nel giorno della festa del Santo durante la processione del pomeriggio. Altra processione solenne fu quella della sera.


18 Settembre: si inaugura l’attuale altare maggiore, offerto dalla Sovraintendenza alle Belle Arti di Venezia, trasferendolo dalla chiesa di S. Giovanni in Bragora (marmista Cavallini di Pove). La vecchia medievale mensa dell’altare viene conservata, inserendola nel nuovo altare. Nel giornale locale si scrive: ai buoni Padre di S. Lorenzo il tributo più sincero e fervido del plauso riconoscente dei vicentini per il loro ammirabile zelo. Non è dello stesso parere il P. Antonio Sartori, che critica, nel volumino su S. Lorenzo, la erezione dell’altare, imposta dalle Belle Arti.



12 Novembre: il primo nuovo confessionale (falegname Lorenzon).

1939

Il 28 Febbraio segna in tutta la Provincia del Santo e, per conseguenza, nel convento di S. Lorenzo uno sconvolgimento, che comporta, tra l’altro il cambio dei superiori. Il P. Lamberto Benedetto Peroni, deve lasciare il posto al P. Celestino Biasi. Con la partenza del P. Peroni, ci si avvia al compimento della fase pionieristica, per entrare lentamente nel periodo di assestamento e della continuazione dell’assiduo lavoro fino allora svolto, con buona volontà e con energie talvolta spremute all’estremo. Da ora in poi sarà opportuno registrare principalmente alcuni episodi più visibili alla gente.

Nella VC viene notato: “Qui P. Peroni lasciò un ricordo incancellabile, nel clero e nei cittadini di ogni classe. Si affezionò Vicenza, per la sua predicazione – per la sua carità e per i suoi modi sempre gentili. Lasciò ricordi imperituri: il nuovo pavimento della chiesa e l’altare maggiore. – In convento: termosifoni e tutto il resto che si trova già registrato in questo registro”.

14 Aprile. Nel VC si tratta del rifacimento del tetto della chiesa, e della necessità di nuovi scaffali per la biblioteca in crescita.

17 Maggio. É approvato il progetto per le pile dell’acquasanta a forma di conchiglia presso l’entrata della chiesa. Nello
stesso VC è notata la decisione di adibire un locale per il ritrovo familiare dei frati, dividendolo, grazie a un piccolo corridoio, dalla caldaia per il riscaldamento del convento, corridoio che permettesse di accedere alla cucina.

4 Dicembre. Si approva l’ingrandimento dell’altare del Santissimo (oggi cappella di S. Francesco) e la rispettiva lampada in ferro battuto.

1941

6 Marzo. La guerra entra in convento, anzi in chiesa: il Prefetto indica ed erige il campanile della chiesa come rifugio antiaereo.

2 Aprile: il Prefetto ingiunge alla chiesa la consegna allo Stato delle campane. Quindi dal suono della preghiera al tuono della morte. I religiosi si oppongono, perché le campane, tranne la più piccola ricevuta in affitto dal comune, non sono proprietà del comune, ma furono fuse con il denaro dei benefattori ancora fin dal 1930. I frati dicono che quando il bronzo sarà requisito anche ai privati, allora il convento obbedirà.

7 Settembre. Il soffitto della sacrestia non era in stile con la chiesa. Perciò si decide di abbattere il soffitto esistente, per riportarlo, con serio gusto, allo stile originale. Alcuni artigiani sono chiamati per svolgere l’opera. In quell’occasione, oltre al soffitto si decide anche di completare l’opera artistica con nuovi armadi in noce (falegname Lorenzon), con murature (doppie) e pavimento nuovi e con portalampade in ferro battuto, ponendo l’impianto sotto traccia. Assieme alla sacrestia si sistema anche la saletta parlatorio, accanto alla sala del capitolo. Anche le camere dei religiosi sono alquanto migliorate. I giornali lodano ancora una volta i nuovi lavori.

10 Dicembre. Si decide di costruire un pulpito di legno per le prediche, che sarà realizzato nel 1942 e posto presso un pilastro della chiesa. Inoltre poco dopo si decide di dipingere, su indicazione di un predicatore del mese di Maggio, una grande rappresentazione della Madonna, da esporre sopra l’altare Maggiore, durante il Mese di Maggio. All’immagine della Madonna saranno poi aggiunti altri grandi dipinti di S. Francesco, di S. Antonio e dell’Immacolata.

1942

4 Luglio. È soppressa la fabbriceria di S. Lorenzo per regio decreto, quella fabbriceria che aveva permesso la realizzazione di molti lavori. È d’obbligo fornire i religiosi di maschera antigas, secondo gli ordini del Prefetto, e ci si prepara a consegnare alcune campane alle autorità. I frati cercano un sotterfugio per scambiare le proprie campane con quelle del convento di Camposampiero. Notiamo che gli ultimi verbali sono datati oltre che con la data cristiana, anche con l’anno dell’era fascista: non si sa mai!...In Novembre due campane sarebbero dovute esser sacrificate per l’onore della patria.

1943

4 Marzo: gli oggetti di valore della chiesa si decide di inviarli nei nostri conventi fuori città (Camposampiero e S. Pietro di Barbozza) per sottrarli a eventuali disastri.

16 Dicembre: nel VC si accenna ai bombardamenti: “grande panico in tutti”. Inoltre ai padri si raccomanda la prudenza nelle prediche, perché un padre aveva detto qualche cosa che ai fascisti non era piaciuta e fu allontanato in fretta alla chetichella dal convento.

Il 25, giorno di Natale, il bombardamento sorprende la gente in chiesa.

1944

Alla fine di una cronaca di Vicenza nel BP, si legge una nota: “Nessuna novità, eccetto gli allarmi e gli spari della contraerea, che ci fanno ricordare le sofferenze dei nostri confratelli già provati, al cui dolore uniamo il nostro e l’offriamo al Signore, affinché liberi il mondo dal flagello della guerra”. La guerra non è lontana dall’oasi di pace che è un convento.

NB.: L’anno ’45 non trova nessuna notizia nel VC, pur essendo l’anno di grandi cambiamenti nazionali.

1946

9 Aprile. Un benefattore offre il denaro per fornire di impianto di amplificazione sonora della chiesa, completato in Agosto (impianto Geloso). Si forniscono di reti le finestre della chiesa per difenderle.

16 Novembre: apertura ufficiale, nella sala del capitolo, del benemerito Piccolo Ateneo Zanelliano, iniziato, soprattutto per l’azione dei Padri Sossella e Crivellari, che continuerà per molti anni la sua fervidissima opera culturale (sarebbe molto illuminante poter riandare ai numerosi documenti del PAZ, conservati nell’archivio del convento: ne uscirebbe una bellissima tesi di laurea in lettere illustrando la storia del PAZ, che, per un periodo, ha segnato la cultura vicentina). Nelle CC si trovano molti riferimenti all’attività del PAZ, tanto che basterebbero le notizie raccolte in zeppe pagine della CC per ricostruirne la storia iniziale. I giornali, specialmente l’ “Avvenire d’Italia”, riportarono spesso le attività del PAZ. Dalle cronache del convento si rileva la grande partecipazione di tutti i frati alle manifestazioni del PAZ. L’attività del PAZ e delle seguenti associazioni culturali svolte a S. Lorenzo meriterebbero una trattazione a parte. Ogni anno, fino a qualche decina di anni fa, il Consiglio di Presidenze del PAZ si univa ai religiosi del convento, nel giorno di S. Francesco, per una cena in comune.

1948

4 Gennaio: inaugurazione della nuova sede del PAZ: il nuovo ambiente fu curato, anche finanziariamente, dal Consiglio di Presidenza (in particolare dal Presidente). Il VC ignora l’avvenimento e la CC ne fa un breve cenno. Perciò il PAZ dalla sala del capitolo, si traslocò negli ambienti di fronte alla portineria.

Nella cronaca conventuale finalmente si riporta un articolo di giornale, nel quale si sollecita il ritorno in S. Lorenzo delle opere pittoriche, trasferite durante la guerra a Venezia per sottrarle ai bombardamenti.

1949

24 Novembre: È ritornato il P. Benedetto Peroni, il vulcano per le iniziative a favore dell’abbellimento della chiesa, del chiostro e del convento. Di fronte alle novità, egli, all’opposto di come si usa in certi ambienti, prima considerava le opportunità positive prospettate dalle nuove proposte e poi le eventuali difficoltà: perciò con lui si camminava davvero. Anche lui si inserisce nella nuova fase di assestamento e si procede per rendere magnifica la chiesa. Dopo di lui troveremo ancora fasi costruttive e, purtroppo, anche azioni distruttive di ciò che prima, con sforzo e con passione, si era compiuto. Perciò è giusto che nella memoria di questi 80 anni, sia notata la sua opera di “zelus domus tuae”.

Aumentano le sedie in chiesa ed è acquistato un nuovo pianoforte per il locale adibito alle manifestazioni del “Piccolo Ateneo Zanelliano”. La sede del PAZ sarà allargata una prima volta nel prossimo anno.

1950

Il comune rinnova il tetto deteriorato della chiesa, dopo richieste del P. Guardiano e di molti esperti d’arte.

Si scava e si rafforza una trincea, per liberare la parete nord della sala del capitolo dalla terra che continuava a trasudare umidità.

27 Febbraio: nuovo tentativo fallito per l’acquisto del terreno dietro l’abside. Inoltre decisione di stuccare il pavimento della chiesa.

27 Giugno: si ingrandisce la sala del PAZ, con l’abbattimento di alcune pareti per formare dai molti locali un’unica sala.
È decisa l’apertura del finestrone sopra l’altare Poiana; contemporaneamente sono trasferiti il trittico, e i busti, che sovrastavano e circondavano questo altare, sistemando il trittico all’interno della parete di entrata nella chiesa e i busti nel chiostro.

       

Con la chiesa dei Servi si scambia la nostra pala raffigurante S. Luigi, la quale sostituiva l’altare demolito, con il quadro di S. Giuseppe da Copertino, frate conventuale, quadro trasportato in quella chiesa, quando i frati furono scacciati da S. Lorenzo e si rifugiarono nella chiesa dei Servi (lo scambio si realizzerà nel ’51).



 


 

Dicembre: ancora la proposta delle doppie finestre per il presbiterio, per riparare la chiesa dai rigori dell’inverno.

1951

Dalle note del CC, ricaviamo che ci fu l’acquisto di tappeti per la chiesa, dell’Enciclopedia Treccani per i frati del convento, di un nuovo impianto di illuminazione della chiesa, del progetto del Cristo morto (terracotta ora sotto l’affresco antico), di risistemazione della portineria, dei dorsali in legno per ricoprire una parte della parete est della chiesa (cioè dall’angolo del transetto fino alla porticina laterale, copertura consigliata da intenditori d’arte), della predella di marmo presso l’altare di S. Antonio.

4 Gennaio: degno di nota è il tentativo del Vescovo di sopprimere la messa festiva più frequentata in S. Lorenzo, quella delle 11.30, per convogliare i fedeli verso il Duomo cittadino. Il P. Peroni, davanti al “pericolo”, mobilita tutte le persone influenti della città, per impedire l’azione del Vescovo. L’assemblea dei parroci sta con S. Lorenzo. Il Vescovo soprassiede.

1952

Nel 1952 non si trova nessun VC. In compenso ben tredici pagine delle CC, giornali, pubblicazioni (vedi libriccino di P. Antonio Sartori, edito l’anno dopo, pubblicazione commemorativa e guida della chiesa), celebrazioni varie sottolineano il venticinquesimo anno dal ritorno dei frati nel Convento e nella Chiesa di S. Lorenzo in Vicenza.

1953

25 Giugno. Sostituzione dei candelieri di legno, con candelieri di bronzo, a iniziare dall’altare di S. Antonio. Per il convento: il VC nota la decisione di sostituire il vecchio impianto di luce (ditta Moretti), e reintonacare le pareti fatiscenti e antigieniche delle celle: ciò che verrà realizzato l’anno successivo.

1954

7 Luglio. Si nota la necessità di revisionare l’organo (dopo 20 anni dalla costruzione), ma si soprassiede per mancanza di denaro.

Agosto: Una prima elettrificazione del concerto di campane (ditta Brogli di Milano).

Apertura del rosone al di sopra dell’altare Poiana, già decisa nel ’50. Si dovette praticare una speciale protezione dell’altare, il cui affresco corse pericolo. La stampa si interessò a lungo dell’avvenimento.

1956

30 Ottobre: ritorna il discorso sulla necessità dei doppi finestroni del presbiterio, della quale poi i frati trattano anche in Novembre. La necessità del riscaldamento è urgente.

Un’ennesima delibera dell’amministrazione comunale si interessa per demolire le casupole dietro l’abside.

In Novembre l’UCI mostra il desiderio di trasformare il chiostro di S. Lorenzo in chiostro per la memoria di tutti i caduti in guerra, in particolare dei caduti in Russia, i cadaveri dei quali a poco a poco ritornano tra di noi. Difatti S. Lorenzo accoglierà, in diverse celebrazioni, le salme dei caduti che ritornano in patria.

13 Dicembre: finalmente si pensa a un nuovo sistema di riscaldamento a raggi infrarossi, con i quali si possa riscaldare almeno una sezione della chiesa, quella davanti all’altare del Santissimo (oggi S. Francesco), dove si celebrano tutte le frequentate messe feriali.

Dal ‘56 si introduce anche in S. Lorenzo la Messa di mezzanotte a Natale. Fino al presente, nonostante un periodo di soppressione, resta una delle cerimonie, che non hanno perduto né interesse né smalto.

1957

Per riscaldare la chiesa, almeno davanti all’altare del Santissimo, si prospetta un nuovo sistema di riscaldamento a raggi infrarossi. Prima si decide per le stufette nei confessionali (25 Ottobre); poi si pensa all’acquisto e all’uso dei “Radiantgas” (che saranno attivati solamente una stagione e poi saranno alienati).

È anche l’anno che più frequenti si susseguono i concerti nel Tempio. Sempre con temi a carattere sacro, messe, salmi, ecc.

1958

10 Ottobre. Il nuovo Guardiano presenta due urgenze: sistemazione del locali del convento e riscaldamento della chiesa. Il capitolo preferisce il riscaldamento della chiesa e dà incarico all’economo di interessarsi presso la ditta Bini di Rovereto per il riscaldamento ad aria calda con il sistema invertito. Il riscaldamento di Bini viene approvato il 14 Ottobre e sarebbe dovuto esser in efficienza entro il 25 Novembre. Il riscaldamento della chiesa, iniziato invece il 6 Gennaio ’59, garantiva il mantenimento della temperatura a 18 gradi nel vano della chiesa per tutti i giorni dell’inverno, feste e feriali. I due nuovi impianti di riscaldamento successivi diedero sempre un rendimento inferiore, fino al non brillante, quasi avaro, riscaldamento del presente.

1959

10 Agosto. Con l’aiuto dell’amministrazione comunale, si trasformerà il chiostro da orto di guerra, in chiostro conventuale, ripianando le aiole e ricoprendo i camminamenti con porfido, dal colore più consono alle tinte mattone che attorniano il chiostro (realizzazione nel 1960).

Altra novità importante e luminosa: il Rag. Luigi Tamai, direttore dell’Ilesa, e che faceva parte di un gruppo di Rinascita, accompagnato da un padre di S. Lorenzo, promette una superba illuminazione dell’esterno della chiesa e del campanile. Lo stesso Sig. Tamai fornirà di luci e di nuovo impianto di amplificazione a linee di suono (Magneti Marelli) il chiostro e l’ambiente chiesa, che smetterà l’ormai sorpassato impianto Geloso, realizzato nel ’46, il quale usava piccole casse di altoparlanti appiccicate ai pilastri.

1960

24 Febbraio. Le celle del convento ebbero finalmente un rinnovato impianto di luci, acqua corrente, un nuovo pavimento con l’utilizzo delle coperture in legno del pavimento della chiesa, ormai inutili, grazie al nuovo riscaldamento. Le stesse coperture ora vengono sistemate anche nella sacrestia, dove si decide di aprire una porticina, che dal confessionale per i sordi conduca direttamente nel cortile accanto alla cucina.

1962

15 Marzo. Inaugurazione del nuovo impianto di amplificazione sonora. Il centralino è posto in sacrestia ed è dotato di altoparlante spia, di entrata fono, di radio sintonizzatore e di entrata e uscita per audio registratore.

9 Aprile. Acquisto di un nuovo pianoforte per la sala del Piccolo Ateneo Zanelliano, che serve per le prove del coro polifonico femminile. Un padre deve reperire i fondi e il pianoforte sostituisce il vecchio verticoda, proprietà del PAZ e alienato dal segretario del PAZ (16 Maggio), per non lasciarlo adoperare dal coro.

30 Novembre. Piccola pars destruens. Francesco Bacone indicava la pars destruens prima della pars construens. Invece il capitolo percorre una via diversa. Infatti decide di non esporre più le grandi immagini dei santi al di sopra dell’altare maggiore, perché ciò è richiesto dalla nuova sensibilità liturgica.

NB: Nel BP in questa parte degli anni ’60 leggiamo un ritornello: “nulla speciale da segnalare”. Il che forse non è del tutto esatto, perché il lavoro dei frati e l’affetto della gente è sempre una parte speciale, seppure quotidiana, da segnalare.

1963

11 Novembre 1963. Decisione di allargare il pianoterra del convento e di sitemare i locali cucina, refettorio (doppie finestre in douglas, rifacimento dell’impianto elettrico, aumento dei radiatori per il riscaldamento, tinteggiatura, ecc.), sistemazione del corridoio davanti al refettorio (soffitto più basso, pavimento a marmettoni) e agli adiacenti locali. I lavori si eseguiranno l’anno successivo. Per tutti questi lavori si chiederà un aiuto finanziario dal Ministro Provinciale, con un mutuo.

1964

Si rinnova il pavimento della sacrestia alla veneziana (ditta Soave).

Si inizia il clima della riforma liturgica, indicata dal Concilio e accolta con diverso sentimento. In questo periodo troviamo il trasporto del SS. Sacramento dalla cosiddetta Cappella del Santissimo all’altare maggiore. Sopra il ciborio dell’altare maggioresi innalza un grande Crocifisso in

legno, opera proveniente da scuola, togliendo dal culmine del ciborio la statuina raffigurante la fede. La cappella del Santissimo la si restituisce alla funzione iniziale, cioè di cappella dedicata a S. Francesco. Sopra il tabernacolo si colloca la statua marmorea del Santo, già ai lati dell’altare Poiana e si rimuove la statua lignea del Sacro Cuore di Gesù, ridipinta di bianco per farla apparire di pietra, e la si colloca in altra sede: in seguito sarà ripulita.



1966

Finalmente si riesce, con l’interessamento dell’amministrazione comunale e il benestare del preside, a fare un passaggio interno tra il corridoio del convento e la sala del PAZ, sfondando una parete delle scuole adiacenti e aprendo una porta.
Nelle CC si leggono raramente annotazioni di prediche, che i religiosi si recavano a pronunciare nelle parrocchie e conferenze che tenevano presso diverse associazioni. La comunità sembra non curare molto questa forma di apostolato, nella quale crede poco, pur essendo una comunità che si dice dipendere da S. Francesco. Dopo il 70 avremo una precipitazione verticale di questa attività. In chiesa si nota ancora una discreta partecipazione dei fedeli.

In una contrattazione con il Vescovo, viene concesso il permesso di celebrare la messa vespertina delle ore 18.30.

Nel 66 Finalmente si decide di dare una sistemazione definitiva alla sala del Capitolo, facendone risaltare la nobiltà, con i muri rivestiti di spatolato veneto, una bella luce centrale circolare in ferro battuto, le sottolineature delle bifore.

La sala si armonizza con tutta la costruzione antica della chiesa e del convento (Architetto Eugenio Motterle).

Sorge la necessità di aprire alcuni locali, tra di essi la biblioteca, per raduni di gruppi. Il convento cerca un accordo con il PAZ, per coordinare la molte attività che si svolgono a S. Lorenzo. Nello stesso periodo si richiede all’Amministrazione comunale di ritornare, dopo secoli, in alcuni locali del primo piano occupati dalle scuole.

Nell’Ottobre del 66, durante la festa di S. Francesco, si inaugura la oggi tradizionale offerta dell’olio per alimentare la lampada accesa tutto l’anno nella cappella di S. Francesco in armonia con una delle funzioni fondamentali del Tempio di S. Lorenzo, Tempio civico. Ogni anno un comune della provincia di Vicenza è invitato a offrire l’olio a nome di tutti i comuni della Provincia, per implorare la protezione del Santo e sui comuni e sulle molte associazioni (commercianti, Azione Cattolica, TOF) che vantano Francesco d’Assisi come loro protettore. Il primo comune che offre è Vicenza (sindaco Giorgio Sala, mio compartecipe nell’ideare questa cerimonia). Presenti tutte le autorità civili e militari in chiesa e a cena, dove si intrecciano positive concordanze.

1967

Inizio di altre sistoli: riduzione di molte opere iniziate presso la gente per accorparle e poi fonderle. In compenso si nota una crescente attenzione del superiore a favorire altri gruppi di giovani, anche con la preghiera mattinale. Tra le attività che dopo non molto tempo si scioglieranno, si annovera anche il coro polifonico, operante già dal 1956 e molto seguito in città. La fase destruens, la sistole ciclica biologicamente prende consistenza, compensata in parte da alcune opere riuscite.

1968

Durante questo fatidico anno della “rivolta culturale”, in S. Lorenzo si decidono due importanti cambiamenti.

Il primo riguarda la chiesa e si tratta dell’acquisto di 40 nuovi banchi da aggiungere agli antichi che erano in dotazione fin dai primi tempi.

Il secondo riguarda a sala del Terz’Ordine e del PAZ. Pareti abbattute per aumentare la capienza, pavimento di marmo è abbassato (diventerà anche non barriera architettonica), finestre nuove, lampadari in ferro battuto (al centro un cerchio e alle pareti affiches), pareti rivestite di spatolato; viene chiusa la vecchia porta di entrata e valorizzata la porta che si apre nel chiostro (architetto: Eugenio Motterle). Anche nei locali della portineria si attuano alcuni cambiamenti


 
1969

Altra pesante pars destruens: l’abolizione della gloriosa, tradizionale e partecipata processione durante la festa di S. Antonio. La comunità preferisce armonizzarsi in un calmo ritmo conventuale. Sistole anche della partecipazione dei fedeli in chiesa.
Già nel 69 il presbiterio era fornito di un altare mobile in legno.

1970

Continua la grave sistole delle attività conventuali. Ne vengono interessate tre attività: il coro scompare; la Gioventù francescana, è costretta a diminuire la frequenza in convento; si propone l’estinzione del PAZ (VC 10 Dicembre 1970).
Invece continua l’interessamento per la riparazione del tetto e delle grondaie della chiesa, e del tetto del chiostro.

1971

In un VC si respinge fortunatamente la proposta del superiore di smantellare la biblioteca, trasportando i volumi a Padova, dove non sarebbero stati usati, perché doppioni della biblioteca del Collegio Teologico.

I VC del ’71 sono tutti rivolti alle questioni interne dei frati.

1972

La sistole riguarda anche il riscaldamento della chiesa, a causa del cambio del bruciatore, imposto per legge, per passare all’alimentazione a gasolio: risultati inferiori al primo impianto. L’unica cronaca del convento pubblicata dal BP in questi anni (1972) riferisce esclusivamente dei lavori compiuti in chiesa e nel convento.

1973

Nel VC si dichiara la prima volta ufficialmente che la chiesa di S. Lorenzo deve diventare un centro di spiritualità, purtroppo solo nelle devozioni, nelle confessioni e nella direzione spirituale. E la cultura? E le predicazioni? E i gruppi cui portare assistenza?

1974

Nuova elettrificazione della campane.

1975

In questi anni 70 il BP ha riportato pochissime notizie su S. Lorenzo, spesso accontentandosi di un “nulla di speciale da segnalare”, come nei bollettini di guerra, quando le truppe si ritiravano. In realtà, pur essendo il convento ripiegato su intenzioni rituali e sacramentarie, molte piccole attività erano seguite: confessioni in istituti di suore e nel carcere, nella casa di cura Eretenia, insegnamento nelle scuole, assistenza ai cursillos. La frequenza alla chiesa sta progressivamente diminuendo.

1976

Verso la fine dell’anno, cambiato il superiore, il BP finalmente pubblica una relazione ampia. La comunità era aumentata a 10 religiosi, uno dei quali precedentemente non era potuto entrare nella comunità di Vicenza. Forse non è poco indicativo ricordare che nel 1500, quando fu costruito il secondo chiostro del convento, i religiosi firmatari del convento erano 15. Dalla riapertura del convento fino ai nostri giorni questo 10 è stato il numero più elevato di religiosi, dimoranti nel convento.

Per rinnovare le attività culturali, si riavvicinano alcuni membri del passato Piccolo Ateneo Zanelliano. Non si risuscita l’Ateneo. In compenso il Prof Giuseppe Mori propone che nell’aula si tengano tutte le manifestazioni culturali della Dante Alighieri. Altre associazioni in seguito saranno ospiti nella stessa sala (ANEB, Alliance Française, Poeti vicentini, ecc.).
L’aumento dei religiosi comportò la nuova fase di entusiasta diastole, secondo l’intenzione del P. Provinciale, con un aumento e una nuova specificazione delle attività della comunità.

Nel primo Capitolo Conventuale del nuovo corso (8 Ottobre 1976: il capitolo del rilancio), tra gli uffici interni e gli incarichi ( TOF) si nota finalmente un incaricato per la cultura e l’Ateneo. Si scopre allora che i frati erano già dedicati alla cura spirituale della Casa di Cura Eretenia, della Dame inglesi, della Suore Canossiane, della Suore di S. Rocco, della Casa di Riposo di Dueville. I Cursillos, i gruppi di Preghiera di P. Pio, la Legio Mariae, il gruppo S. Vincenzo, le missioni e altro sono affidate alla cura dei frati. Inoltre si riconoscono impegni personali che i frati svolgono: due insegnati all’Istituto Teologico di Padova, un frequentatore delle scuole di Pastorale, di liturgia e di psicologia, uno impegnato nelle consulenza psicologiche e pedagogiche (attività che tutt’ora continua), uno catechista nella scuole superiori.

Inoltre si rileva la necessità di risanare molti ambienti del convento, ed è incaricato un religioso, perché faccia un resoconto della situazione degli ambienti, per poi riferire in capitolo. Quest’anno entra per la prima volta l’automobile del convento.

1977

Si nota un robusto rinascere delle attività, in particolare di quelle che furono in gran parte assopite, le attività culturali. Anche il BP registra cronache più vivaci e ampie. Già nel Gennaio troviamo la sala delle conferenze che si rianima e si infittiscono le manifestazioni. Però l’esplosione di manifestazioni scoppia nei mesi di Settembre, Ottobre, Novembre, in occasione del 750° anniversario dalla morte di S. Francesco d’Assisi. In accordo con i Francescani di S. Lucia, sono organizzate conferenze (3 in Settembre, 2 in Ottobre, 2 in Novembre qui a S. Lorenzo). In Novembre si tenne una tavola rotonda sul tema: “Hanno ancora un significato i Francescani a S. Lorenzo?” (con la partecipazione di Neri Pozza, Giorgio Sala, Franco Barbieri). Radio e giornali ne parlarono ampiamente.

Ricorrendo il 50° del ritorno dei frati a S. Lorenzo si incarica un religioso a organizzare le festività per la ricorrenza. Viene rieditata la guida della Chiesa di S. Lorenzo, la cui prima edizione, curata da un religioso di cui fu taciuta la paternità, era uscita 10 anni addietro. Si riallacciano le relazioni con le categorie imprenditoriali, particolarmente con i Commercianti, il cui Patrono è S. Francesco (messa il 2 Ottobre: da ricordare che i commercianti, prima di costruire la loro sala conferenze, si servivano talora del PAZ).

La festa di S. Francesco rivede un concordarsi con i Frati di S. Lucia, la presenza di un coro giovanile e del Vescovo Diocesano, che si ferma a cena, rinnovando una consuetudine mai del tutto caduta.

1978

Ennesima ed ultima difficoltà con i portinai (che sarà risolta nel ’79). Chiusura della portineria, che sarà sostituita da un citofono. Il VC nota che si comincia a riordinare e a catalogare la biblioteca e l’archivio. La sistemazione dei locali a piano terra del convento e le doppie finestre nella sacrestia, sono le novità.

I frati allargano la loro attività sociale presso il Provveditorato agli Studi (tossicodipendenza) e a favore degli emarginati. Fa capolino già l’interesse per l’attività radiofonica (Radio Omega) e per le lezioni di pedagogia presso gli istituti.
Alla chiesa si fornisce un nuovo impianto di amplificazione sonora. E si nota il desiderio (quante volte frustrato!) di ampliare il convento occupando alcuni locali da cedere dalla scuola adiacente.

Si rinnovano con frequenza i concerti (per es. l’orchestra di Weimar) e conferenze (per es. quelle di psicologia religiosa).

Ritorna, rinata finalmente, a Natale la Messa di mezzanotte.

Della nuova vitalità del convento di S. Lorenzo, si trova un’estesa relazione anche nel BP.

1979

Dopo tutto ciò che si è ridestato nell’ultimo tempo, in una visita il P. Generale dell’Ordine, lamenta che la comunità gode di un isolamento. Alcuni padri gli fanno osservare che le sue informazioni riguardavano il passato.

Si avvicinano alcuni assessori comunali, per chiedere se il convento possa allargarsi un po’, occupando un’ aula scolastica, adiacente al convento stesso. Ciò verrà concesso, soprattutto per l’interessamento dell’assessore avv. Lorenzo Pellizzari.

Una nota particolare di carattere sociale credo sia quella che proprio nel giorno della festa di S. Francesco dalla nostra chiesa parte benedetta la prima pietra del Villaggio SOS, presente in chiesa e a cena anche il Dr. Gmeiner.

Inizia la collaborazione di un nostro religioso con il Messaggero di S. Antonio.

1980

Maggio: il Vescovo raduna il P. Guardiano per trattare l’argomento “Emarginazione e vita religiosa”. Il P. Guardiano porta le nostre esperienze compiute con il GISEV, creato in antecedenza da un nostro religioso, sulle trasmissioni radio con l’argomento emarginazione curate da un nostro religioso a Radio OMEGA, sul laboratorio vestiti usati dispensati ai poveri dalle consorelle del TOF.

Dei 4 religiosi che svilupparono un’intensa attività fin dal 1976, tre sono partiti per altri incarichi della Provincia religiosa. Il convento non vorrebbe ridurre le attività, e propone al Ministro Provinciale di mandare a Vicenza qualcuno di età e di forze che svolgesse un’azione, la quale potesse essere di interesse anche per la comunità provinciale. Il restringimento del numero dei frati è tale che lo stesso P. Guardiano deve assumersi il compito di economo. Si inizia a interessarci per una attività radiofonica, che potesse essere gestita dai nostri religiosi, pur con il supporto di altre persone. Un padre ne assumerebbe la direzione responsabile.

Nel Novembre si inizia a celebrare le messe feriali nella sala del Capitolo, allestita a cappella. La chiesa era riscaldata soltanto nelle giornate festive. Infatti erano aumentati i costi per il riscaldamento e diminuita le frequenza di fedeli nella chiesa.

Oltre l’attività del PAZ, continua anche l’accoglienza dei concerti in chiesa.

1981

Grande soddisfazione si nota nei frati la nuova (terza) elettrificazione delle campane, per la quale il superiore e un gruppo di campanari si sono prestati sia per raccogliere i fondi necessari (ditta Fagan). Il numero delle campane salirà fino a nove. S. Lorenzo ospiterà anche concerti di campane.

Il convento entra direttamente a far parte del consiglio di amministrazione di Radio N.O.I., tramite un suo religioso. Il P. Provinciale non solo appoggia l’iniziativa, ma stimola alcuni religiosi della provincia a interessarsi direttamente del servizio radiofonico in generale, per venire incontro alle esigenze del Concilio. Quando l’attività di Radio N.O.I. sarà avviata, lo stesso Messaggero di S. Antonio cercherà di unire in sinergia la propria struttura con questa radio (1983). Purtroppo dopo non molto tempo, per divergenza di impostazione ideale e non solo, il religioso e la comunità provinciale si ritireranno dall’impresa (1983), nonostante il premio attribuito dall’AIART di Venezia alla stessa emittente.

Quest’anno il Vescovo impone una riduzione del numero di messe nella nostra chiesa.

Continuano conferenze e altre manifestazioni proprie della chiesa, compresa la tradizionale offerta dell’olio nel giorno di S. Francesco, tradizione mai interrotta, eccetto nell’anno in cui la Regione Veneto doveva offrire l’olio al Santuario di Assisi.

1982

Tanto per cambiare i giornali continuano a pubblicare articoli in favore dell’abbattimento delle casupole dietro l’abside.

1983

  Anno kolbiano. Anche lo scultore Quagliato è invitato a scolpire la statua di P. Kolbe, realizzata nel ’84, offerta dal Sig. Garbossa in onore del figlio Massimiliano, statua che ora vediamo esposta nella nostra chiesa: la più bella esistente in tutto l’ordine francescano, commenta il cronista. Nel BP è riportata una interessante intervista allo scultore Quagliato. I campanari titolano a P. Kolbe una delle tre nuove campane.



I nuovi confessionali, che ancora oggi rimangono, ormai sono una realtà che si svilupperà rapidamente (1984).

Nuove richieste per utilizzare la sede dell’ormai scomparso Piccolo Ateneo nell’accogliere parecchi gruppi culturali, i quali si affiancano alle consuete e numerose manifestazioni delle nostre attività, una delle quali è la lectio divina, che si protrarrà settimanalmente fino al presente.

Una delle attività spirituali, la cappellania della casa di cura Eretenia dovrà essere smessa, per la malattia e la morte del P. Ernesto (18.10.85).

In convento è rinnovata la cucina: ambiente e mobilia. In chiostro è ormai maturo il tempo per la nuova pavimentazione, che sarà attuata per intervento dell’Amministrazione comunale.

Un’accelerazione alla risistemazione della biblioteca è data da un padre, appassionato bibliofilo. Essa sarà fornita soprattutto di letteratura francescana, che la caratterizza. La biblioteca dovrà essere accessibile al pubblico. Il convento si impegna a stanziare annualmente due milioni di lire. Lo sviluppo della biblioteca, fino a occupare un secondo locale da quest’anno in poi, tranne un breve sfortunato periodo durante il quale spariranno anche dei libri, godrà di una continuità encomiabile.

Primo grande presepio allestito nel chiostro.

Il BP definisce il 1983 come “stagione culturale e musicale laurenziana”.

1984

18 Luglio: il P. Guardano, nel VC, fa un riassunto di tutte le opere realizzate negli ultimi anni. Noi le abbiamo ricordate già. Manca una relazione sulle attività spirituali e culturali.

Nasce la cooperativa “Iniziative”, sollecitata da un nostro religioso, per la diffusione della cultura spirituale tramite radiotrasmissioni. Lo stesso convento accetta di farsi socio effettivo di detta cooperativa. La radio, grazie all’opera di volontari e di un dipendente, trasmetterà un nutrito e vivace programma giornaliero per parecchi anni, fino al suo oscuramento, decretato dal Ministero, che in antecedenza aveva approvato l’erezione della stessa radio, frequentata spesso anche da esponenti politici e amministrativi. Direttore responsabile un religioso del convento.

La biblioteca si allarga occupando un altro locale, fino allora adibito a deposito di arredi per la chiesa, il quale dovrebbe diventare sala di consultazione oltre che deposito di libri. A queste opere la religiosa provincia si dichiara disposta a intervenire finanziariamente.

In chiesa si accolgono concerti, nella sala ex Piccolo Ateneo, si tengono conferenze, diversi corsi (vedi corso di tedesco e lezioni per i fioristi) e proiezioni; nel chiostro mostre d’arte (si rammemora il Gruppo Palladio).

Nel rinnovare il pavimento del chiostro, si scopre la soglia della porta, che anticamente immetteva dal chiostro alla chiesa. Essa era stata aperta dove ora si trova l’altare di S. Antonio.

NB.: Dal 1985 fino a oggi, eccetto un breve periodo tra il ’97 e il ’98, non si trovano più notizie scritte in un registro conventuale di CC. Le uniche notizie del convento sono pubblicate soltanto nel BP, dal quale qui si desume.

Una notizia, oltre le molte che continuano a circolare nel convento e nella chiesa ancora fortunatamente abbastanza frequentata, è la partecipazione dei nostri religiosi in molte maniere (predicazione, radio, conferenze, quali “Le cinque Piaghe della chiesa vicentina”) alla missione cittadina e al sinodo, voluti dal Vescovo.

Si iniziano i restauri in chiesa a cominciare dall’altare Poiana, il gioiello nella nostra chiesa.

1986

Si ritorna alla necessità di revisionare l’organo. Purtroppo, venendo incontro alle indicazioni di un organista imberbe, il superiore permette la sostituzione di un registro nel corpo collocato dietro l’altare maggiore, offendendo così l’impianto generale dell’organo, costruito per eseguire musiche romantiche e non barocche. La comunità intera invece approva lo spostamento del la consolle dal retro altare per addossarla a un pilastro della chiesa: così l’organista potrà seguire meglio la liturgia.

Per interessamento di un padre della comunità, che se ne assume la paternità, sorge in Vicenza l’associazione, opera sociale, ADDIMA, per i diritti e i doveri dei malati. Attraverso quest’opera i religiosi si rendono più presenti nel contesto sociale della città.

Le pareti di alcuni ambienti pianoterra del convento furono rivestite di materiale plastico, per non assistere sempre alla loro brutta sfarinatura, a causa dell’umidità, che molte malte idrofughe, come anche i bambini sanno, non riescono a dominare.

Viene presso il convento un confratello, che attirerà molte persone attorno a sé per il suo zelante e vivace operare, e si porrà in relazione con le presunte visioni di Schio. Dopo breve soggiorno tra di noi, egli sarà trasferito ad altra sede.

1987

Un frate giovane farà risorgere la Gifra, la devozione mariana e, soprattutto, i concerti e la musica liturgica nella chiesa.

Agli interessi sociali della comunità su aggiunge la partecipazione di un nostro religioso all’associazione di volontari AVILL in aiuto ai leucemici; egli assume anche la direzione responsabile del bollettino.

1988

Una novità nel tempio: la lucidatura a piombo del pavimento, che acquista in lucentezza e nitore. Nuovi confessionali e sedie in plastica, per sostituire le vecchie sedie impagliate non molto igieniche, danno un diverso aspetto alla chiesa.

In un VC troviamo che i religiosi descrivono, su invito del Guardiano, le loro molte attività svolte tra i giovani, nelle categorie disagiate della società, nel campo artistico e culturale, nella radiofonia, nel giornalismo, nella biblioteca, ecc. Insomma la comunità si sente di accompagnare questi religiosi nelle loro attività. Rimane fermo che l’attività principale è il servizio di liturgia, confessioni in evidenza, esercitato nel tempio, dove la frequenza è ancora discreta.

Nel centenario zanelliano anche il convento è coinvolto in diversi modi, essendo direttamente interessato, poiché nella chiesa, fin dal 29 Luglio del 1928, vi è la tomba del Poeta.

Quest’anno, su insistenza del P. Guardiano, in chiesa viene issato un castello per facilitare i molti lavori, di cui abbisogna l’edificio. Castello che era sperabile fosse smontabile e che tuttora non impreziosisce la chiesa.

In Ottobre incomincia un nuovo guardianato, che sarà molto attento ai restauri in chiesa e nel chiostro, a partire dal rinnovare la bussola del tempio. E si parla la prima volta di nuove Sacre Rappresentazioni dentro la chiesa. Un goffo tentativo di esse fu il baraccone, eretto in chiesa per rappresentare l’”Infernus”, nell’Aprile del prossimo anno.

1989

In Febbraio la Giunta municipale (delibera del 28.2.89) decide di riparare la parete del tempio, che insiste verso Corso Fogazzaro: ciò che è eseguito. Riprendono i contatti per far ritornare al convento alcuni locali del primo piano della adiacente scuola, prospicienti il chiostro.

Riprende il rilancio di restauro del convento e della chiesa, prima fra tutte la pulizia del soffitto e delle pareti dell’interno del tempio, che erano stati bruttati sia dal fumo della candele sia soprattutto da una fuga dei fumi, immessi nel condotto di riscaldamento e sfogati nel tempio con il loro carico oleoso.

A reperire il denaro occorrente si impegna il P. Guardiano. Interessano principalmente il restauro conservativo del tempio, lo scavo nel giardino per ricavare un deposito per gli arredi della chiesa, e alcuni lavori interni al convento (tra essi l’alleggerimento dei mobili della soffitta, condotto con scarso discernimento).

In occasione del restauro del portale, un padre pubblica un opuscolo, che ricorda sia Andriolo autore del portale, sia il confratello Pace di Lugo Vicentino. Mecenate la Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno. Per ricordare il restauro il Comune di Chiampo, che essendo scelto quest’anno per la tradizionale offerta dell’olio nella festa di S. Francesco, dona una lapide in marmo a memoria.

          

Durante l’89, si inizia la tradizione dell’Ottobre Francescano con conferenze e mostre. Si ospita in convento la segreteria degli “Amici dei monumenti e del paesaggio”.

1990

17 Gennaio. Nel primo capitolo dell’anno, il bibliotecario relaziona sulla propria attività dall’anno 83 al 86. La biblioteca, in quegli anni è aumentata di 1807 volumi. Con il contributo del convento e con l’industria del bibliotecario. Purtroppo i libri del PAZ sono dispersi, per beneplacito del superiore.

Sappiamo che una lettera uscita dalla curia provinciale indica ogni convento come centro di spiritualità, da esprimere sotto due aspetti: quello liturgico nel tempio, e quello culturale nel chiostro e nella sala per conferenze.

È completato l’impianto di amplificazione sonora della chiesa (nuovo mixer, lettore CD, radio sintonizzatore, microfoni direttivi per il servizio del canto).

1991

Gran parte dei capitoli di quest’anno è dedicata ai problemi, attinenti ai necessari restauri: cappella della Madonna, deposizione del Cristo, altorilievo appoggiato alla parete frontale, pala di S. Lorenzo, tela di S. Giuseppe da Copertino. Per il finanziamento di questi e altri restauri in chiesa si inaugura una cassetta per le elemosine dedicate, mentre gli amici dei monumenti si impegnano a contribuire per il 50% al restauro del chiostro. Per questi e i futuri restauri il guardiano si sottopone alla direzione dell’architetto R. Fochesato. La realizzazione di tutti questi restauri sarà spalmata lungo i mesi successivi.

L’anno 91 è ricco di pellegrinaggi accompagnati dai nostri frati, di concerti in chiesa e di Lecturae Dantis in sala.

Si crea una specie di rappresentazione sacra, allestita da un religioso, in preparazione della Messa di mezzanotte di Natale con il lavoro “Questo nostro Figlio” frammezzato dai canti della nostra cappella musicale.

La fervida opera dei restauri si allarga, a cominciare dall’abside dell’altare maggiore (ditta Enteco). Nei capitoli conventuali si tratta a lungo sia circa i finanziamenti, sia sui non sempre chiari compiti affidati al direttore dei lavori.

1992

In Marzo funzione religiosa per il rientro delle salme dei caduti in Russia. Raduni dei religiosi della diocesi in chiesa (il P. Guardiano è segretario del CISM) e delle vedove.

Tanto per cambiare, il superiore, che fa richiesta al comune per istallare un ascensore, ricorda le lettere dei sindaci Corazzin (24.11.88) e Variati (20.8.90) che favoriscono la cessione della aule scolastiche prospicienti il chiostro.

Nasce (22.4.92) presso il nostro convento il “Centro di Cultura Medievale”, che terrà le prime nutrite e interessanti manifestazioni per qualche anno presso il convento, prima di migrare altrove, al chiostro di S. Corona prima e poi altrove, fino a planare stanco presso l’Accademia Olimpica.

Per un breve periodo i Pueri Cantores del M° Fioretto sono ospitati presso il convento.

In Giugno un religioso propone l’idea di riesumare il Piccolo Ateneo Zanelliano. Se ne riparlerà. In Ottobre si fa un resoconto delle entrate per i restauri.

Alla fine del ’92 una lunga relazione è pubblicata nel BP sulle attività pubblicistiche del convento con un particolare risalto a Radio Insieme.

1993

Un gruppettino di studenti, prima di recarsi a scuola, alle 7.30, si raduna in preghiera presso di noi.

Si avvera una adesione sempre più consistente alle esigenze della curia vescovile, con la presunzione di unirsi sempre più alla chiesa locale, intesa più o meno chiaramente come unica chiesa reale, nell’organizzazione della quale anche i religiosi devono appartenere. Il Guardiano ci tiene molto a far penetrare i religiosi nel tessuto della chiesa locale. Intanto, mentre la chiesa restaura le pareti e si sporge nell’inserimento nella vita diocesana, la frequenza della gente diminuisce nella nostra chiesa.

In quest’anno si provvede al rinnovamento, terza edizione, dell’impianto termico della chiesa. Con risultati ancora inferiori della seconda edizione.

1994

Contatti stretti con la Parrocchia dei Carmini, della quale i Frati di S. Lorenzo dal prossimo anno diventeranno aiutanti nella pastorale (Messe, confessioni, conferenze), ufficialmente nel prossimo anno.

La comunità si unisce agli altri ordini francescani per celebrare il centenario di S. Chiara. Presso di noi si inaugura anche una mostra chiariana.

1995

Proseguono di gran carriera i molti e preziosi restauri della chiesa e ci si interessa del restauro del chiostro, mentre ferve la preparazione dell’anno antoniano, per mezzo di conferenze, di concerti e di pubblicazioni. In preparazione alle celebrazioni dell’anno antoniano, la comunità approva la pubblicazione di un libro riproducente le immagini di S. Antonio reperite nel territorio vicentino.

In Settembre il religioso che aveva movimentato S. Lorenzo, con molte iniziative musicali, culturali e formative è trasferito in altra sede. I giovani non sopportano questo trasferimento e così comincia il disfacimento del forte gruppo della Gifra, sebbene altre attività iniziate dal religioso, soprattutto nel settore musicale (Accademia Musicale Laurenziana), continueranno per qualche tempo in modo sostenuto, per poi deflettere (sistole).

Aumenta la consistenza libraria della biblioteca.

1996

Questo è l’anno, nel quale ancora una volta si “riqualificano”, ossia si riducono le messe di orario nella nostra chiesa, per disposizione della curia vescovile, con conseguente nuovo calo di presenze in chiesa.

Diventa sempre più urgente da parte dei religiosi, ora che il servizio in chiesa si va lentamente diminuendo, di qualificare S. Lorenzo come centro di spiritualità, sia nelle liturgie, sia nelle conferenze e nell’accoglienza dei gruppi nell’aula, che per la prima volta nel CC è definita francescana. Così la nostra presenza nella realtà vicentina si caratterizza: difatti quest’anno i gruppi ospitati sono ben tredici: Assoc. Dante Alighieri, AUSER, Amici dei Monumenti, Centro di Cultura Medievale, Cenacolo Poeti Dialettali, ANEB, FIDAPA, Accademia Musicale Laurenziana, OFS, GIFRA, Coro S. Lorenzo, Gruppo Mariano-missionario, Gruppo di preghiera P. Pio. La comunità si orienta per coordinare l’attività di questi gruppi, incaricandone un religioso per esserne il riferimento presso il convento e che tenga presso tutti i gruppi una o due conversazioni di argomenti religiosi, affinché diano l’impronta di ciò che significa essere accolti presso un convento. L’accoglienza dei gruppi è tradizione dei conventuali, fin dal 1500, quando ospitò l’associazione dei medici e cavalieri della nobile Vicetia.

La biblioteca aumenta e si fornisce di altri scaffali. Presso di noi si organizza un festival di musica sacra.

Alla fine dell’anno i molteplici lavori di restauro in chiesa e in chiostro sono terminati. Nel chiostro si spostano (e si alienano!) alcune statue.

1997

I lavori si trasferiscono dall’interno della chiesa e del chiostro (dopo averne sistemato i servizi igienici), verso il retro abside della chiesa, dove si ricaveranno (1998) sia lo spostamento della centrale termica sia un locale magazzino esclusivamente per i mobili della chiesa. Anche per questi lavori lo stanziamento viene dall’amministrazione comunale, proprietaria dello stabile.

25 Febbraio: P. Francesco Tamburo ritorna nella casa del Padre, lasciando a noi, oltre il ricordo gradito, anche la biblioteca, da lui formata, con l’aiuto di benefattori e con una sensibilità bibliofila accuratissima per quanto attiene soprattutto alla classicità. Dopo un primo progetto, indicato ancora una volta dal P. Superiore di alienare una parte dei libri, si riuscirà fortunatamente a trattenerli tutti, arricchendo vistosamente la nostra biblioteca.

19 Aprile: con quasi orgoglio si celebra la riuscita dei restauri della chiesa, che sono stati possibili, grazie al concorso dell’Amministrazione Comunale, dei contributi della Fondazione Cassa di Risparmio e dei molti benefattori avvicinati dal P. Cristoforo Pasqual.

In Maggio alla comunità è indicato un progetto per la realizzazione di un ingrandimento di Radio Insieme come opera e voce della comunità. La comunità respinge la proposta, perché l’azione della comunità deve concentrarsi sul lavoro in chiesa, dove ormai le presenze diminuiscono vistosamente. Inaspettatamente provvederà il Ministero, proprio entro l’anno, a far oscurare le trasmissioni radiofoniche di Radio Insieme, quello stesso Ministero che aveva dato il permesso. Chiude quindi anche la Cooperativa Iniziative, che cederà sia al convento sia alla nascente associazione ACSAL (1998: Associazione Culturale San Lorenzo), dedita all’attività culturale dell’Aula Francescana, quanto rimane delle attrezzature e dei mobili, e il misero residuo di cassa.

Fortunatamente nell’Aula Francescana le presenze aumentano, con circa 150 presenze la settimana, tanto che gli incontri negli ultimi due anni sono stati 121 e il numero dei concerti in chiesa è aumentato, sebbene non tutti i concerti siano in armonia con il luogo sacro. Per ovviare a questa incongruenza, si pensa di cambiare le condizioni per accogliere le manifestazioni nella nostra chiesa.

In Settembre cambio del Superiore, e cambio di politica conventuale, in particolare per quanto attiene la liturgia, ivi inclusa la recitazione delle ore canoniche.

Agli effetti del presente studio, il convento per quasi un paio d’anni riprende la stesura della cronaca conventuale. Durante il nuovo guardianato la vita liturgica e i sussidi liturgici aumenteranno considerevolmente.

A Natale l’ultimo grande presepio nel nostro chiostro, che sembrava diventare una tradizione, e che invece per scelta di qualche religioso tramonterà.

Alla fine d’anno si discute di una proposta, che per fortuna cade nell’anno seguente: trasformare alcuni locali del convento in un luogo di ospitalità durante il periodo giubilare, con l’obbligo di non poter ricuperarli a nostro uso per la durata di dieci anni.
Se si vuole accedere a una cronaca di tutto lo svolgere della situazione, essa è ben delineata nel BP 1998, pag. 456.

1998

Una nuova svolta si inizia nell’attività di alcuni religiosi: l’assistenza diurna, notturna e finesettimanale, ai gruppi di neocatecumenali. Continuano ancora intense le attività per l’Aula Francescana, per la biblioteca. La lectio divina oltre che nell’Aula Francescana, dove quasi ininterrottamente si svolge fin dal 1981, si attua anche in chiesa.

Sistole: si sente sempre più pesante il calo delle frequenze in chiesa, e si nota che esso è dovuto anche ad alcune cause: calo della popolazione cittadina, turismo di finesettimana, instaurazione della zona pedonale. Calano anche gli studenti che il mattino si soffermavano in chiesa prima delle lezioni e il numero dei partecipanti alla Gifra.

Anche le presenze delle associazioni che ospitavamo nell’Aula Francescana si assottigliano (uscita della Dante Alighieri, dell’ANEB, dei Poeti dialettali).

In compenso in chiesa iniziano le sacre rappresentazioni, che si protraggono annualmente ancor oggi, inserendosi nella manifestazioni dell’Ottobre Francescano (la loro storia è ben documentata in alcuni grossi volumi).

 

1999

Quest’anno è povero di indicazioni sia nel VC sia in BP.

2000: anno giubilare.

In preparazione di esso il 4 ottobre dell’anno precedente l’olio è stato offerto dal comune di Vicenza, che ha pure donato il restauro del crocifisso della sacrestia e un nuovo reliquiario. Per completare la solennità del Giubileo, quest’anno offrirà l’olio l’Amministrazione Provinciale, che per ricordare il giubileo accetterà di fondare, su istanza di un religioso di S. Lorenzo, il Centro Veneto per le Sacre Rappresentazioni (realizzato nel 2001). La notte dell’apertura del Giubileo, prima che si celebrasse la Messa di Mezzanotte di Natale, il P. Guardiano ha fatto fornire in presbiterio uno schermo per trasmettere la funzione dell’apertura.

L’ACSAL protesta il proprio attaccamento al convento di S. Lorenzo, del quale diventa il settore culturale. Un po’ di tempo dopo anche l’ACSAL sarà sostituita dalla SPERI, che unirà le due sezioni di cultura e di spiritualità (una nutrita cronaca di tutte le attività della SPERI è raccolta in alcuni volumi). Una delle opere, che grazie alla cooperazione dell’ACSAL si realizzò, fu la fornitura nell’Aula Francescana del nuovo impianto di amplificazione sonora, di video proiezioni, e di entrata in internet (inizialmente intestata al convento e poi passata all’ACSAL). Nuova epoca per l’Aula Francescana, che ancor oggi gode degli stessi impianti. Il sito internet è www.sanlorenzosperi.org.

In occasione del Giubileo anche S. Lorenzo è fornito di una nuova miniguida.

In convento alcune notevoli trasformazioni: il vano, che serviva a magazzino per la chiesa, dove si conservavano i tavolati per il presepio, i grandi quadri da esposizione in presbiterio, il vecchio pulpito reso inutile dall’impianto di amplificazione sonora, il deposito vestiti per i poveri è trasformato in terza sala per la biblioteca, che si arricchisce di tutti i volumi passati al convento dal P. Francesco e che provvisoriamente erano stati situati nel corridoio accanto alla stessa biblioteca: in questa sala sono raccolti ancora provvisoriamente i vestiti da consegnare ai poveri. La biblioteca ormai supera i dodicimila volumi e comincia ad essere catalogata. Essa sta accogliendo inoltre i libri donati dalla Cooperative Iniziative, ora che è stata sciolta: ciò arricchisce ulteriormente il deposito.

Altre trasformazioni: il retro cucina è risistemato nella pavimentazione e nella esposizione, non molto opportuna, di alcune statue. Il chiostro rinnova il tappeto erboso: qualcuno vorrebbe trasformarlo in mostra di fiori, ma esso perderebbe la propria funzione.

La cappella invernale è fornita di un nuovo tabernacolo

Nel 2000 inizia quel triste ritorno al museo civico di alcune opere d’arte, che erano conservate presso di noi fin dall’inizio.

2001

Si sta costituendo il nuovo coro polifonico di S. Lorenzo, che con varie vicissitudini continua la sua azione liturgica fino al presente.

I frati continuano la loro opera di spiritualità, con le confessioni, le lectiones divinae, le conferenze, il sacramento della riconciliazione, il lavoro intenso del nuovo sito internet.

Scompare il grande presepio nel chiostro, per volere di un religioso. L’Aula Francescana rinnova la mobilia (pedana più larga, sedie di plastica con tavoletta, tende nuove) grazie al contributo dell’ACSAL – SPERI e a quello dell’AUSER).

2002

Il nuovo bibliotecario lascia la biblioteca inattiva, anzi qualche libro scompare, come pure scompare l’abbonamento alle riviste francescane. In compenso il Ministero per i beni culturali ci trasmette un elenco dei beni che si trovano presso il Convento ed il Tempio.

Nel nuovo ridisegno della Provincia religiosa, il convento di S. Lorenzo è dichiarato “meno rinunciabile”. Si rafforza il concetto che S. Lorenzo sia sempre più marcatamente un “centro di spiritualità”, costruito tra i cardini del sacramento della riconciliazione e l’accoglienza delle attività culturali e spirituali, trovando così più definita la funzione della nostra comunità nel tessuto vicentino.

Alle altre benemerenze culturali, l’amministrazione comunale riconosce il valore culturale del gruppo dei campanari, che svolgono un’intensa attività a S. Lorenzo, anche perché il concerto di campane di S. Lorenzo è il più completo di tutta la città.

Una vera novità è l’aggregazione giuridica dell’eremo di Toara al nostro convento, con la definizione che i confratelli ivi dimoranti sono membri effettivi della nostra comunità. In controtendenza, la gloriosa Gifra dei begli anni è scomparsa.

2003

Ennesima richiesta all’amministrazione comunale di concedere qualche aula dell’attigua scuola, per allargare i locali per la biblioteca e per l’accoglienza di chi desidera raccogliersi presso di noi per qualche ora di serenità spirituale.

Nella sistole rientra anche il ritiro del convento dal “Centro Veneto per la Sacra Rappresentazione” iniziato da un frate di S. Lorenzo, e sostenuto anche dal Convento. Il centro, essendo mancato da tempo il suo fondatore e animatore, nel 2007 cesserà.

Al frate che è incaricato di seguire l’attività svolta nell’Aula Francescana, è richiesto di aprire una sottoamministrazione, per sorvegliare meglio i poveri movimenti finanziari.

Nella bacheca del convento si può leggere stampato l’unico della centinaia di articoli di spiritualità pubblicati nel sito di S. Lorenzo.

Il 2003: l’anno è ricordato soprattutto per la sistemazione delle anguste celle del convento. Le celle vengono ampliate, e da 13 si riducono a 9. Al rifacimento del convento si interessa direttamente la Provincia religiosa, seguendo i suggerimenti di qualche religioso del convento. La ditta operatrice non è vicentina.

2005

Verso la fine dell’anno, arriva dall’amministrazione comunale la notizia che lo spazio dietro l’abside, da decenni indicato dai frati e dalla cittadinanza come spazio libero per ammirare l’abside della chiesa, sarà ristrutturato. Però esso diventerà un passaggio e una sosta per tutti, che occuperanno le prossimità del convento, anche in tempi non regolati. Per il convento solo la metà dei suoi pluridecennali desideri è accolto.

Si parla della messa a norma degli impianti elettrici del convento e della chiesa. Si interessa l’Ufficio tecnico della Provincia religiosa, senza interpellare il capitolo conventuale. Alla messa a norma dell’impianto della chiesa dovrebbe pensare il proprietario del tempio, il Comune di Vicenza.

Nel VC del 22 Novembre si decide di sistemare le tre sale della biblioteca, con un progetto, già indicato e che sarà definito in seguito (10 Gennaio 2006).

Il Museo Civico ritira alcuni quadri per restaurarli: ritorneranno tra di noi?

2006

L’Aula Francescana è considerata anche sotto l’aspetto amministrativo del convento.

Anche per la nostra chiesa passa il pellegrinaggio del Crocifisso di S. Damiano.

2007

Il riordino della biblioteca, che occupa tre locali a pianoterra, accessibili a tutti, sarà compiuto gradatamente. Un religioso, che verso la fine d’anno diventerà bibliotecario, aiuta il lavoro del bibliotecario. La schedatura degli ormai circa 14.000 volumi (più oltre 3.000opuscoli) sarà su supporto elettronico. Per la schedatura il convento procura il PC e alcuni benefattori procurano i costosi programmi necessari.

Quest’anno il numero dei religiosi si riduce, sia a causa della morte del conosciutissimo P. Raffaele Flaim (Luglio), sia perché un religioso è destinato ad assumere un incarico di insegnamento a Padova.

Mi piace trascrivere la conclusione dell’ultimo CC del 1007, che stranamente riecheggia il primo verbale dei CC, sebbene in forma più disadorna e succinta:

"Oltre a qualche manifestazione in onore del Santo (cioè di S. Antonio nel 2008), in prima serata, sarà inserita una particolare celebrazione dell’80mo anno del ritorno di Frati a Vicenza, dopo essere stati espulsi da Napoleone e dai governi anticlericali".

Fin qui alcuni cenni di cronistoria. Oltre a ciò che è stato ricordato, deve essere notato tutto il lavoro quotidiano e umile svolto in questo tempo.

I Francescani (anche noi di S. Lorenzo) sono talvolta carenti di memoria storica. Alcuni opinano che, data l’enfasi con cui si esalta la cosiddetta “itineranza francescana” (cioè il cambiare selvaggio di sede e di responsabilità) anche la povertà di memoria storica favorisca la povertà di spirito. Ma se smettessimo la memoria, che ci orienta nell’esistenza, dovremmo dimenticare anche Gesù, il cui memoriale eucaristico quotidiano sostiene la nostra vita. La memoria storica è composta da tutti i filoni di vita e di attività, che le comunità passate hanno vissuto e ci hanno trasmesso. Perfino un quadro dipinto è memoria, e chi trascura un quadro, che è parte della propria casa, si priva di una componente dell’orientamento personale e familiare. Perciò il ricordo di questi filoni è doveroso richiamare ora qui.

Infatti gli argomenti trattati nei VC, compulsati sono numerosi. Certo sarebbe opera pregevole – Tito Livio insegna – descrivere ogni campo che interessa S. Lorenzo, come la storia delle campane, della trasformazione del convento, del TOF e dei gruppo di gioventù francescana, delle opere missionarie, dei cori e delle musiche, compresi i compositori.
Certamente sarebbe bello, e in parte divertente (gossip?), comporre delle piccole monografie.

Tuttavia ci restringiamo a sottolineare tre nuclei.

1°- La preghiera quotidiana, personale, comunitaria e liturgica, non è stata assente neppure un giorno da S. Lorenzo. Nel grembo della città di Vicenza, la comunità di S. Lorenzo è come un cuore che pulsa l’eterna vita, che misteriosamente penetra nelle vene di tutta la città e la benefica.

La diminuzione presente delle frequenze nella chiesa non cancella l’energia della preghiera anche di una sola persona.

Ricordiamo l’ufficiatura nel Tempio, con la liturgia della Messe, delle funzioni serali, dei mesi di Maggio, le tredicine in preparazione alla festa di S. Antonio, i tridui, le settimane di Pasqua, la preparazione al giorno dei morti e al Natale, la direzione spirituale e soprattutto le confessioni giornaliere, operanti in ogni ora di apertura della chiesa (chi non ricorda la presenza costante nel confessionale del P. Peroni, del P. Odorico, del P. Ernesto, del P. Raffaele e di altri ancora?). A mia memoria, soltanto un giorno la chiesa scioperò e contemporaneamente fece serrata: non durante la guerra, ma solo quando Vicenza fu evacuata a causa dello sminamento della bomba rinvenuta nel cimitero cittadino.

Anche nella nostra chiesa l’evoluzione liturgica, soprattutto dopo il Concilio Vaticano Secondo, prese movenze nuove.

2°- Al servizio secondario della liturgia si organizzarono i cori. Quello iniziale (chi non ricorda il M° Arnaldi?), composto da donne, che durò fino al 1956 e poi si trasformò nel coro polifonico che continuò fino al 1968. Uno riformato dopo il ’76 e potenziato nel ’79. Un terzo, ancora operante, che con alterne vicende si è mantenuto fedele a S. Lorenzo.

Una catechesi francescana in chiesa si è attuata anche con le molte sacre rappresentazioni, sia cantate, che recitate, iniziate sporadicamente in tempi lontani e divenute costanti nei tempi più recenti. I francescani da sempre, grazie al loro carattere popolare, hanno creato parecchie modalità semplici di catechesi.

Perfino i concerti in chiesa, che ora si sono trasformati in raduni musicali di spiritualità in armonia con un centro di spiritualità quale è S. Lorenzo, devono avere lo scopo di catechesi: non sempre ci sono riusciti, ma l’intenzione dei religiosi era fondamentalmente quella di evangelizzare. Qualche anno si ospitarono in chiesa fino a sei concerti.

Le azioni pastorali dei frati si irradiavano lontano. Le confessioni ai molti istituti religiosi, la predicazione nelle parrocchie, l’assistenza culturale e religiosa di associazioni (Maria Cristina, Rinascita Cristiana, Cursillos, Neocatecumeni, Avill, Volontariato, ecc.). Purtroppo dopo il ’70 queste attività precipitarono verticalmente per poi riprendersi.

Non vorrei dimenticare l’evangelizzazione tramite l’attività radiofonica e in internet.

3°- La vasta azione culturale, che affianca la vita liturgica, e che fu trascurata soltanto durante qualche anno. Scorrendo le cronache mi sono accorto che le presenze di manifestazioni culturali di qualunque specie sono state numerose: di norma da una decina a una ottantina di presenze all’anno.

Il PAZ iniziò l’attività, quando la vita culturale di Vicenza stava riorganizzandosi nel dopoguerra. Più tardi, dopo la sostituzione del PAZ con l’accoglienza di alcuni gruppi, nacquero l’ACSAL e la SPERI, sorta come associazione di Spiritualità e di Ricerche, che si impernia sulla Lectio divina, e si allarga in ogni campo culturale.

Cultura eletta del convento è anche la cura crescente della biblioteca, che, riordinata, sarà accessibile a tutti.

Rammentiamo le mostre di pittura, le manifestazioni musicali, e altri incontri ospitati nel nostro chiostro, richiesto anche per la bellezza e la serietà dell’ambiente.

Nello sviluppo della nostra presenza a Vicenza, stiamo oggi ricuperando, in modo più spiccato, Francesco d’Assisi. Francesco riscoprì Gesù nella sua umanità, perfino nel suo dolore di uomo (le stimmate). Oggi, dato che Gesù è trascurato, il compito che, come francescani, ci siamo assunto è quello chiaro di essere un centro, un’oasi di spiritualità, nel contesto della città. Il presentificare Gesù nella liturgia, il ricondurre a Gesù nel sacramento della riconciliazione, il proporlo nella predicazione, nella lettura biblica, negli incontri musicali di spiritualità e nelle sacre rappresentazioni, il nostro aiuto a chi soffre nel corpo e nella psiche per l’ignoranza o per la malattia, caratterizzano la nostra spiritualità e la nostra attività di oggi.

Sentivo l’obbligo di questo accennare a tutte le attività che hanno vitalizzato S. Lorenzo, oasi di elevazione nel centro della città.

A gloria di Dio. Amen.

Vicenza, 11 Giugno 2008

 

- Il retroabside di S. Lorenzo


Tutti i giornali locali in questo 2009, hanno diffuso la notizia che finalmente una parte dell’area del retro abside del Tempio di S. Lorenzo, è stata riaperta alla cittadinanza e ai turisti, perché si possa gustare la veduta dell’abside e per trascorrere tre orette sulle panchine di quell’area.
Il lavoro di sistemazione del terreno fu iniziato durante la giunta Hüllweck e completato durante la successiva giunta Variati.
Nel mio recente rivisitare la storia di S. Lorenzo, mi sembra utile spendere qualche parola sul retro abside.

Quando nell’Ottobre 1956 fui sradicato da Brescia, dove avevo condotto un’attività intensa ben vista dai bresciani, per trasferirmi in questa Vicenza, vi arrivai un pomeriggio di sole, tutt’altro che entusiasta. Una delle primissime azioni, che mi fu indicata di compiere, da parte del guardiano di allora, il P. Benedetto Peroni, fu quella di recarmi da uno sconosciuto assessore ai lavori pubblici per perorare l’acquisto del terreno e delle casupole, situati dietro l’abside di S. Lorenzo. Era l’aspirazione ardente del P. Peroni.
Fu quella l’occasione di incontrarmi con l’assessore Prof. Giorgio Sala. Da quell’incontro fino ad oggi, anche nel periodo 1967-1976, quando fui lontano da Vicenza, il mio cordiale contatto con Giorgio Sala rimase e rimane integro.
Quelle casette dietro l’abside, che a me allora non rappresentavano un gran che, erano invece una spina nel cuore per il P. Peroni.
Evidentemente in quell’incontro con il Dr. Sala non ottenni nulla, eccetto quest’amabile indicazione dell’assessore: “Ritorni a parlarne e a insistere, perché Lei sa che con i pubblici amministratori l’essere indiscreti è il vero galateo”.
In realtà Giorgio Sala era interessato al ricupero del retro abside, come più tardi ne sarà interessato un altro Giorgio, il senatore Giorgio Oliva.
Di fatto, con l’assessore Sala – e poi con il sindaco Sala – cercammo varie strategie per il ricupero del terreno. Ci venne perfino in mente la fantasia di vedere se sotto terra ci fosse qualche elemento archeologico, per far dichiarare zona di interesse storico quei quattro metri quadrati di terra.
Proprietario del terreno e di una abitazione vicina era l’onorevole Egidio Tosato, che dietro l’abside di S. Lorenzo nacque, come oggi recita anche una lapide murata sulla parete della casa.
L’onorevole, contattato, si oppose risolutamente (né l’assessore, né io eravamo ancora al corrente di un precedente diniego, di cui già parlai nel mio “I primi ottanta anni”). Infatti non si doveva toccare l’abitazione, allora occupata dalle sorelle dell’onorevole, abitazione dalla quale talvolta si udivano uscire note acute di conversazione fraterna.

Ora è tempo di guardare al passato.
Il ludibrio francese, con le soldatesche di Napoleone, dilatò la scoperta blasfema della rivoluzione, distruggendo chiese artistiche, come fossero castelli di sabbia. Toccò una parte di quel ludibrio anche a S. Lorenzo. Quell’invasione segnò il termine di un’epoca e il faticoso cammino seguente di ripresa per le chiese officiate dagli ordini religiosi.
Per il nostro assunto, cioè la configurazione dell’abside, sappiamo che nel contratto tra francescani vicentini e curia vescovile, per il trasferimento dei frati da S. Francesco Vecchio a S. Lorenzo, allontanandoli dalla vicinanze alla Cattedrale, dell’abside ovviamente non si accennava, ma di altri edifici.
Infatti la cessione della zona di S. Lorenzo ai francescani nel 1280, contemplò la chiesetta e la zona circostante: “ecclesiam seu capellam Sancti Laurentij saepe dictam cum omnibus aedificijs suis, et appendicijs, cimiterio, platea, et cassibus domorum, qui sunt in dicta contracta, ipsi ecclesiae spectantibus cum superioribus et inferioribus suis coherantijs sibi pertinentibus, et videntibus pertinere” (Atto notarile del Luglio 1280).
Più di qualche edificio gravitava attorno alla cappella, perciò la zona era abbastanza vasta. Nel surriferito atto notarile infatti, era ironicamente ricordato che “Aedificia cum cohaerentijs ecclesiae S. Laurentij longe plus valent quam aedificia cum cohaerentijs S. Francisci”.
Circa la collocazione esatta di questi edifici e adiacenze non conosciamo nulla. Fa eccezione il nuovo acquisto dei frati nel 1281, quando si annettono “quinque perticas terrae guarbae in ora S. Laurentij ... apud viam muri civitatis ab uno latere, et jura Ecclesiae”, ossia a occidente della cappella, dove sarebbe poi stato edificato il convento.
Di absidi e di retro absidi non si parla. La cosa è ovvia perché la stessa costruzione dell’abside è posteriore alla prima edificazione della chiesa, che, come altre chiese dell’epoca (vedi S. Francesco di Treviso, per esempio) terminavano a parete. Quindi di un retro abside si potrebbe avere notizie solo in seguito. Però non si parla anche per un’altra ragione: infatti sappiamo che il “cimiterio” di cui parla il contratto di permuta sopra citato, affiancava la chiesa a Nord e a oriente. Fino circa al 1810 chiesa, chiostro, fianchi est e nord erano adibiti a cimiteri e a sepolture. Addirittura il chiostro fu anche denominato come “Chiostro dei morti”.
Una storia di S. Lorenzo, nei cinque secoli di permanenza prima dell’insulto napoleonico, ci potrebbe illuminare anche sul particolare dell’abside e del retro abside.
Ma viaggeremo troppo lontano.
Che cosa  sia avvenuto del terreno attorno a S. Lorenzo sotto il Regno d’Italia napoleonico e il dominio austriaco prima del 1835, può essere desunto dai documenti presso l’Amministrazione Comunale e dalle rispettive mappe, che non sarebbe del tutto inutile rivedere.
Nella convocazione dell’ allora “congregazione municipale” della Regia Città di Vicenza, del 29 Gennaio 1835, si dice espressamente che uno degli oggetti dell’adunanza straordinaria da tenersi il 14 Febbraio seguente, era  l’”autorizzazione d’acquisto dell’ ora soppressa Chiesa di S. Lorenzo, e degli attigui forni, per ridonare al Culto la prima, come il miglior patrio Monumento, e per ampliare coll’area de’ secondi il cortile esterno al collegio”.
Perciò si nota la necessità di sgomberare gli edifici attorno alla chiesa.

Nelle foto e nelle stampe dell’ 800 si vede la chiesa di S. Lorenzo, pur riaperta al pubblico, ancora con il bubbone a oriente, composto dalle casette addossate al fianco di S. Lorenzo, e ricavate dalle trasformazioni dell’antica cappella dell’Immacolata.
Eppure già nell’ 800 il problema della liberazione dell’abside era sentito.
Il 29 Ottobre 1889, circa quarant’anni prima del ritorno di noi, francescani conventuali nel tempio di S. Lorenzo, la Regia Prefettura della Provincia di Vicenza, nella Divisione delle Belle Arti, così scriveva al sindaco di Vicenza: “Nella seduta del 14 corrente Ottobre veniva assoggettata al voto di questa commissione di Belle Arti ed Antichità, una istanza della Spettabile Fabbriceria del Tempio di S. Lorenzo – notiamo già allora era designato come Tempio -, colla quale rendeva noto, che possedendo di già tre case aderenti alle mura del medesimo, aveva stipulato l’acquisto di un’altra abitazione in prossimità dell’abside, e ciò allo scopo di demolirle tutte, quando si avesse potuto acquistare anche le altre, che a levante e a tramontana deturpano il nobile monumento, e sono impedimento a goderne  le pittoresche linee, che presentano il coro, e le aderenti cappelle. In ordine a tale divisamento, chiedeva l’appoggio della Commissione, onde ottenere, in vista del beneficio, che ne ridonderebbe ad un edificio, che fa parte dei nazionali, la esenzione di qualsiasi apprensione, o conversione da parte del Regio Demanio.
“Come è ben naturale la Commissione si pronunciava favorevolmente al progetto, e gratissima alla Fabbriceria che lo iniziava, essendo cara ad ognuno la conservazione ed il maggior lustro possibile, di un monumento, che va considerato  il più importante fra i medioevali di questa città, e tenuto in massimo conto da quanti sentono ed apprezzano il bello dell’arte religiosa all’epoca dei nostri comuni”.
Il documento si dilunga su diversi punti: l’approvazione avuta dal Sindaco e dalla Giunta Municipale, il richiamo a fare attenzione alla fenditura del fianco est in prossimità della facciata, ai capitelli dell’altare di S. Luigi, alla finestra dell’abside abusivamente murata, a non trascurare i richiami della commissione delle Belle Arti, che sarà costretta a intervenire per togliere “la bruttura, che deturpa l’adiacenze del Tempio … cioè l’ingombro delle pietre e dei cumuli di frantumi ed il lavorio di seghe e di scalpelli … mentre quello spazio dovrebbe trovarsi libero e pulito ad uso pubblico, e a riordinare il selciato della piazza”. Non so se tutto questo neppure oggi sia stato del tutto attuato per rendere godibile la libertà della piazza.
Come si vede, questa ripartenza era ottima. Eppure solo sei anni dopo si inizia a concretare.
Al N° 2853 del Protocollo Municipale del 3 Giugno 1895, al N° 416 del Repertorio Segretariale, troviamo il Convegno Preliminare fra Comune, Fabbriceria di S. Lorenzo, e il Sig. Domenico Antonio Tosato del fu Domenico.
Il signor Tosato cede al Comune le fabbriche addossate al Tempio, indicandone dettagliatamente le misure di distanza dall’edificio tempio. È disposto a modificare anche la casa che più sporge verso la chiesa.
La fabbriceria cede la proprietà di uno stabile aderente la casa Tosato.
Il Tosato si impegna a eseguire i lavori di demolizione. Egli rinuncia ai diritti che gli vengono in base “all’ istromento 7 Febbraio 1810, atti Gandin, riguardo ai muri del tempio, in esso atto dichiarati dalla convenzione 25 Settembre 1838.
Il Comune viene incontro alla Fabbriceria per le spese affrontate.
Questo il preliminare.
Una prima difficoltà è indicata alla R. Prefettura della Provincia di Vicenza (Lettera del 12 Maggio 1896). Si tratta del ritardo (tardanza) dell’autorizzazione per la cessione della casa dovuta al Sig. Tosato. Ritardo che potrebbe far recedere lo stesso Tosato dagli accordi stabiliti.
L’autorizzazione alla permuta è comunicata al Sindaco di Vicenza, il 9 Agosto dello stesso anno. Essa è corredata dalla copia del Regio Decreto del 3 Giugno 1896 N° 351 del Regio Subeconomo Distrettuale dei benefici vacanti.
Vista la legge 5 Giugno 1850, che regolava (e sottraeva) l’economia dei cosiddetti “benefici vacanti” (si sa bene per quali procedimenti!) si autorizza la Fabbriceria a procedere. Il decreto è firmato dal re Umberto, e controfirmato da Zanardelli.
Finalmente il 17 Luglio 1896, il ministro Ronchetti rende attivo il decreto.
Quali edifici erano addossati all’abside del Tempio? – Dalla pianta del Coro del Tempio di S. Lorenzo e dell’attigua casa di proprietà di Antonio Tosato (Mappa N° 1542), noi vediamo che erano addossati all’abside di S. Lorenzo: a est della cappella del SS. Crocifisso (ora S. Francesco) una corticella, una barchessa e la casa della Fabbriceria; e nel retro del presbiterio un andito, uno sbratta cucina, una cucina e una corticella di proprietà del Tosato.
Lo sgombero e la demolizione riguardavano questi edifici. Più a nord di essi si estendevano la casa Tosato, affiancata dalla proprietà della Fabbriceria da cedere al Tosato, il giardino e altre proprietà del Tosato.
Tutto pacifico dunque? – Forse. Dobbiamo attendere un po’ di tempo per leggere la lapide dedicata a Fedele Lampertico murata nel 1909, e affissa proprio alla casa Tosato, lapide che recita:
IL COMUNE DI VICENZA
ADEMPIENDO UN ANTICO VOTO
DI
FEDELE LAMPERTICO
AD ONORARE LE MEMORIA
ACQUISTAVA E DEMOLIVA LE CASE
GIÀ ADDOSSATE A QUESTO TEMPIO
PERCHÉ LA MAGNIFICENZA DELL’ARTE
E LA PIETÀ DEGLI  AVI
DA QUESTO COSPICUO MONUMENTO
RIFULGESSERO
IV APRILE MCMIX
Certo che con tutto quello che fecero i fabbricieri, scoprire che si ricordasse soltanto Fedele Lampertico, mi sembra alquanto riduttivo, almeno storicamente. Ad ogni modo, cosa fatta, capo ha.
Conosciamo tutti, grazie anche al puntuale studio di Luca Trevisan, storico d’arte particolarmente interessato alla storia di S. Lorenzo, le vicende del restauro del Tempio all’inizio del 900, e l’uso non sacro del Tempio durante le guerra 1915-1918.

E ora finalmente giungiamo al tempo del ritorno dei frati in S. Lorenzo.
Alla lettera b) del decreto dei patti e delle convenzioni tra il comune di Vicenza e il M.R.P. Vittore Chialina (atto 29 Ottobre 1927), che decide il ritorno dei frati conventuali a S. Lorenzo, si legge:
“Il concessionario procederà nel primo decennio, con l’appoggio e col concorso (a metà spesa) del Comune (che farà all’uopo le pratiche per l’acquisto o per l’esproprio) all’abbattimento delle casette prospicienti l’abside per ridurre l’area a giardino o ad orto, stabilendosi che il giardino sarà cinto da cancellata a giorno verso Motton S. Lorenzo, a spese del Comune, e mantenuto a cura e spese ed in pieno godimento ad uso della comunità religiosa, ma in modo che le ortaglie siano coltivate solo in angoli non eccessivamente visibili al pubblico”.
Questo si legge presso la conservatoria delle Ipoteche di Vicenza, data il giorno 21 Gennaio 1928.
Quante belle intenzioni smarrite lentamente dai ricordi e dalle opere successive! Però almeno le parole erano chiare, inequivocabili.
Allora è necessario ricorrere agli archivi del convento e del Comune, per seguire il corso degli eventi, soprattutto riferendoci alla corrispondenza epistolare degli interessati. Cosa che mi propongo di compiere in futuro, se Dio vorrà.
Un sunto delle istanze del Convento, si può desumere dai Verbali capitolari conventuali, come ho già ricordato nel mio “I primi 80 anni del Nuovo S. Lorenzo”. Ed eccoli.
Nel Maggio 1936 “si inizia a parlare del retro abside. Argomento che durerà a lungo nei desideri frustrati dei religiosi fino a molti anni dopo la guerra. Intanto i frati si accollano la spesa per un cancello di ferro che separi la zona dei frati da quella del Signor E. Tosato (più tardi onorevole), il quale per cedere il piccolo terreno dietro l’abside avrebbe chiesto somme spropositate” (p. 23).
Nel 1938 al 7 Gennaio: “Il podestà di Vicenza, Giovanni Cebba, si offre di concorrere all’acquisto dell’orto e delle casette attigue all’abside della Chiesa. I frati dovranno concorrere alle spese. Viene interessata anche la Religiosa Provincia di Padova. Come il solito, non se ne fece nulla” (pag. 24).
Fino a qui la prima parte della citazione. Credo utile notare che si parla delle casette attigue all’abside, quindi non solo di quelle insistenti sul Motton S. Lorenzo, ma quelle più prossime agli edifici demoliti, dei quale si ricorda la demolizione nella lapide del 1909.
Riprendiamo la citazione.
Nel 1950 il 27 Febbraio: “Nuovo tentativo fallito per l’acquisto del terreno dietro l’abside” (pag. 30)
Nel 1982 “Tanto per cambiare, i giornali continuano a pubblicare articoli in favore dell’abbattimento delle casupole dietro l’abside” (pag. 41).
E per completezza dei riferimenti dal mio “80 anni…”, prima di ritornare agli anni 80, nel 2005 notavo:
“Verso la fine dell’anno, arriva dall’Amministrazione Comunale la notizia che lo spazio dietro l’abside, da decenni indicato dai frati e dalla cittadinanza come spazio libero per ammirare l’abside della chiesa, sarà ristrutturato. Però essa diventerà un passaggio e una sosta per tutti, che occuperanno le prossimità del convento, anche in tempi non regolati. Per il convento solo la metà dei suoi pluridecennali desideri è accolta” (pag. 58).
In un articolo pubblicato dal cordiale Nevio Furegon nel Gazzettino del 12 Ottobre 1983, quando si levò una protesta contro la Sovrintendenza alla Belle Arti, che proibiva l’abbattimento delle casupole, l’articolista fa una breve storia dell’azione per il ricupero del retroabside. Dall’articolo di Furegon riporto anche i cenni storici; inoltre inserisco anche le mie note.
“Delusione e polemiche, ormai ne parlano tutti in città, per gli sviluppi negativi su tutta la linea, dell’operazione per l’abbattimento del vecchio muraglione e di due casupole ricostruite ex novo nel retro del monumentale tempio di S. Lorenzo per liberare l’abside e costituire un giardino”.
Nota: l’intenzione del podestà Cebba di liberare anche la “casa adiacente” non è espressa. Nella richiesta si domanda molto di meno.
“Per attuare il progetto voluto da moltissimi vicentini che hanno a suo tempo sottoscritto una petizione (cosa mai accaduta tanto fervore plebiscitario) fu costituito un apposito comitato pro San Lorenzo, che ottenne un tangibile aiuto (150 milioni) da parte di due istituti di credito cittadini, così da favorire il Comune che non può sobbarcarsi un  onere del genere”.
Nota:qui ritorna quanto ricordammo nel 1936. Nel frattempo la proprietà era passata ai Sigg. Vasco Mendo e Lidia Rigoni, e stava riedificando le casette la ditta De Facci.
“Nacque però una disputa dura ancora in atto, con la Soprintendenza di Verona che si è opposta al progetto rimasto sulla carta e che rischia di andare all’aria”.
Nota: il progetto preparato dall’Ufficio tecnico del Comune di Vicenza, e ovviamente fornito di foto e di pianta per la nuova sistemazione della zona retro absidale, indicava l’unione di tutto il terreno, allora diviso in tre lotti separati tra loro da mura, l’abbattimento delle residue casette e del vecchio muro a lato di Motton S. Lorenzo, l’erezione di una recinzione mobile parallela al marciapiede dello stesso Motton. All’interno dell’ampio spazio era considerata anche la posa di una fontana, per la gioia delle zanzare. Nella pianta suddetta era riprodotta la parte del convento nella sua forma presente. In quell’occasione il Geometra Mario Zocca, sempre entusiasta per quanto atteneva a S. Lorenzo, disegnò uno schema, ben chiaro, di come sarebbe riuscito il retro abside, dopo la liberazione dalle casette.
È da ricordare che nell’inverno del 1957 (se non erro, comunque si era ancora durante l’ultimo guardianato del P. Peroni) una delle casette costruite sul vecchio muro era provvidenzialmente crollata per il carico di neve, e le macerie furono sbrattate dagli operai del Comune. Al posto del muro fu sistemata una semplice recinzione di rete metallica, che ancora oggi si vede. Crollata la casetta, il terreno della casetta e del corrispondente orto fu acquistato dal Comune (con la contribuzione dei frati) e fu dato in affitto ai frati, ai quali si permise di aprire un passaggio nel muro che divideva il cortiletto dei frati dall’orto della casetta. Ritorniamo a citare.
“Si è saputo adesso che il presidente del Comitato avv. Giorgio Oliva dopo una infruttuosa riunione per dirimere la vexata quaestio, si è dimesso da presidente del Comitato con una lettera datata il 19 Aprile scorso. Gli altri componenti del Consiglio (rimasti al loro posto) sono il rag. Guido Briganti, vice presidente, Prof. Renato Cevese, rag. Giancarlo Cuzzolin, rag. Galiardo Dal Corno, perito Cornelio Dal Toso, cav. Luciano Pozzan, rag. Alessandro Stefani, dott. Antonio Verlato, e rag. Francesco Zambon.
“L’avv. Oliva informava che si era avuto un incontro in municipio con il Sovraintendente di Verona, su invito del sindaco Antonio Corazzin, il quale aveva cercato di ricreare un clima più disteso per trovare una soluzione al problema di S. Lorenzo. Corazzin suggeriva un sopralluogo per ricercare sul campo una ipotesi di accordo. Tutto inutile. Il Sovrintendente difendeva la intangibilità delle vecchie murature che fiancheggiano la strada (e celano l’abside) contro il parere di chi sostiene che le stesse non hanno alcun valore storico-artistico. Non solo, ma poneva pure il veto per l’eliminazione delle casupole ricostruite all’interno delle mura e ciò per una conservazione urbanistica dell’intero "corpo".
Nota: scorgiamo la sottile ironia dell’articolista, solo se camminiamo in Motton S. Lorenzo. E non riusciamo ancor oggi a capire da quali intenti artistici e urbanistici fosse mosso il Sovrintendente, per lasciar in piedi le casupole di recente costruite. E poi continua così la lepidezza dell’articolista:
“I Sovrintendente ritiene più che sufficiente quel che si ‘intravvede’ dalla pubblica via attraverso un arco di accesso alla corte interna, accesso da chiudersi con un cancello a maglie larghe”.
Nota: l’avv. Oliva, di fronte a tanta decisione del sovrintendente, decise le proprie dimissioni. I proprietari delle casette erano favorevoli all’alienazione del possesso, quindi da parte loro non si ebbero obiezioni. Favorevole all’abbattimento era la Circoscrizione. I 150 milioni restavano sospesi. E se la finalità per cui erano stati donati fosse naufragata, sarebbero rientrati negli istituti di emissione?
Le speranze tuttavia non morirono. Infatti l’anno successivo, il 3 Dicembre 1983 il Comitato per la salvaguardia del Tempio di S. Lorenzo scrisse al sindaco Corazzin. Nella lettera, dopo aver richiamato il precedente diniego del Sovrintendente, il comitato scrive:
“A titolo interlocutorio i predetti funzionari [ossia quelli dell’Intendenza alle Belle Arti] riferirono che la proposta dell’Associazione Amici dei Monumenti e del Paesaggio potevano esaminarla a condizione che il Comune ritenesse di dare il proprio patrocinio”.
Nota: quale era la proposta del Amici dei Monumenti? Questa: “Abbassare i tronconi delle vecchie mura all’altezza di un metro e di collocarvi sopra una semplice cancellata per rendere visibile l’abside”.
A sostegno della loro proposta, i componenti il Comitato richiamarono quanto era stato compiuto dal 1800, e da me qui riferito.
Vorrei notare le due fiammate intense per S. Lorenzo: quella degli anni 80 del 1800 e quella degli anni 80 del 1900. Gli anni 80 di ogni secolo sono benevoli per S. Lorenzo.
Nel 1985 il 5 Novembre e il 6 Novembre, il Giornale di Vicenza pubblicò due articoli (uno corredato da foto del tragico esistente e uno corredato dalla pianta del retro abside sistemato) a firma di “ma.ma.”.
Gli articoli sono vivacemente particolareggiati e rispondono a molti interrogativi. Da essi ricaviamo le seguenti notizie sui procedimento e sulla cronaca del tempo, con una sfilza esauriente di indicazioni:
a)- Il Soprintendente alle Belle Arti, Scurati Manzoni, è stato sostituito dall’arch. Ruggero Boschi.
b)- L’Ufficio Tecnico del Comune ha fornito all’assessore Silvano Spiller il nuovo progetto di liberazione del retro abside, che entro l’anno sarà presentato al Consiglio Comunale.
c)- Nel bilancio comunale saranno individuati “i fondi per procedere alla definitiva sistemazione dell’area”.
d)- Le nuove integrazioni al progetto potrebbero esser gradite alla Soprintendenza.
e)- Nel progetto è rispettata la struttura muraria, che s’affaccia al Motton; le casette vanno demolite; si aprono dei varchi nella cinta per consentire l’accesso al pubblico.
f)- Nel Marzo 1980 i due proprietari, grazie a quanto previsto dal piano particolareggiato per il centro storico, ottengono l’autorizzazione a ricostruire le casette.
g)- Si oppongono subito Italia Nostra, Amici dei Monumenti, si raccolgono 400 firme per una petizione al sindaco. Si ricorre al TAR e al Pretore.
h)- Il consiglio di Circoscrizione (presieduto da Luciano Pozzan) promuove la formazione del Comitato (di cui abbiamo già parlato), per arrestare i lavori, già iniziati, di ristrutturazione delle casette.
i)- Le casette furono costruite prima del 1813..
l)- Le banche intervenute sono la Banca Popolare di Vicenza e la Cassa di Risparmio.
m)- Il nuovo progetto riguarda anche la zona che fiancheggia a oriente il Tempio, in Corso Fogazzaro. Ivi si devono rivedere le aiuole, si deve livellare il pavimento e lo si deve lastricare con cubetti di porfido, mentre sul lato prospiciente la piazza è prevista una pavimentazione di trachite.
n)- Le casette di Motton S. Lorenzo saranno demolite, nelle mura verrà riaperta un’antica foratura arcuata per l’accesso del pubblico e come passo carraio per due posti macchina.
o)- Nella zona limitata da rete e arbusti verrà realizzata una recinzione costituita da un muretto sormontato da una cancellata in ferro battuto, e tutto il tratto di mura del Motton dovrà rispettare le indicazioni della Soprintendenza.
p)- Tutta l’area interna, tra l’abside e Motton, sarà arredata a tappeto erboso, con vasche-fioriere al centro e un percorso pedonale pavimentato con cubetti di porfido.
q)- L’accesso all’area si praticherà da due punti: dal cancelletto esistente in Corso Fofazzaro e dall’apertura nel Motton.
r)- Il nuovo progetto trova soddisfatti Italia Nostra, l’avv. Oliva, la Cassa di Risparmio (consigliere Zio), la Banca Popolare.
Nota: i frati di S. Lorenzo potevano esser interessati in tutto questo muoversi? Ne erano interessati e soddisfatti? Sembra quasi che l’abside di S. Lorenzo non fosse e non sia cosa riguardante i frati di S. Lorenzo!

Giungendo finalmente ai giorni nostri, si sa che il progetto venne ripreso dalla Giunta Hüllweck, e si procedette ai lavori, ultimati proprio quest’anno, durante la Giunta Variati due.
Risultato: le casette restano in piedi, sgangherate ma in piedi. Una parte del retro abside rimane ai privati e al loro garage. Uno stretto passaggio, che sacrifica in piccola parte l’area già concessa ai frati, è praticato dal Corso Fogazzaro. Ai frati è soltanto richiesto di aprire le porte al pubblico, e di chiuderle: cosa che i frati per motivi interni non accettano.
Comunque una cosa è certa: il vecchio Calvario è terminato, e, se si dovesse riaprire un caso retro abside S. Lorenzo, sarebbe una Risurrezione.