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Il fidanzato (2)

Nella mia lettera precedente ho dimenticato di aggiungere un particolare. Quando ho cercato di parlare al mio fidanzato sull’episodio del suo rapporto con quella signora, lui sosteneva che non c’era nulla di male, e che il marito lo sapeva. Però gli incontri erano clandestini. Mi spaventa il suo non riconoscere e non ammettere una realtà, che, per noi che partecipiamo a una comunità, non è in armonia con quel “ Non desiderare le cose/mogli altrui “.

c.

A modesto completamento di quanto espressi nella prima risposta, credo di poter aggiungere le seguenti riflessioni.

  1. Nella lettera non sono state indicate chiaramente le qualità, la durata, la modalità del rapporto del fidanzato con quella donna. Da queste indicazioni si potrebbe comprendere la giustezza o l’enfasi con cui lei giudica la gravità della situazione.
  2. È comune tra i maschi il nascondere agli altri, e, più preoccupante, a se stessi, le conseguenze psicologiche e sociali dei loro atti scorretti. Sono in colpa, e pretendono di non sentirsi in colpa.
    È il grande limite personale di molti maschi che si privano della provvidenziale opportunità di conoscere meglio se stessi.
  3. È necessario liberarsi dai sospetti o dalle situazioni sospese, che potrebbero avvelenare subdolamente tutta l’esistenza.
  4. Nessuno è così puro da non aver bisogno di umiliarsi e chiedere perdono a se stesso, alla persona cara, a Dio.

Maggio 2006