La speranza degli anziani

Sembra che attorno a noi si intrecci una congiura contro gli anziani.
Sì, ormai tutti affermano che gli anziani sono preziosi, che non devono essere abbandonati, che gli anziani costituiscono una ricchezza della società. E questi ritornelli si sono irrobustiti, a megafono, soprattutto dopo l’anno dell’anziano. Perfino i bambini delle scuole materne, in quell’anno, erano invitati ad adottare un anziano.
Le gare, per celebrare gli anziani, non si contarono. Giù premi giornalistici, raduni, congressi, convegni …
Però osserviamo per un istante anche l’altro lato della medaglia.
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La pubblicità è tutta impregnata di giovanilismo.
La lode all’anziano gli arriva non se egli è un vero, autentico anziano, me se, nonostante l’età, si mantiene giovane. È una beffa.
Una volta – vedi per esempio molti passi della Bibbia – il giovane era lodato se aveva acquistato la saggezza dell’anziano. Egli era maturo, se riusciva a sentenziare quanto un anziano. L’esempio della completezza umana era l’anziano; insomma si misurava la grandezza umana sul metro dell’anziano. Oggi tutta la pubblicità invita a guardare indietro, alla giovanilità.
Si afferma: guardiamo ai giovani, curiamoli, perché essi sono il nostro futuro. Cioè ci si incentra sul giovane con la scusa del futuro. Però si trascurano e si denigrano coloro che sono già “il futuro” da valorizzare.
La nostra società, anche sotto quest’aspetto, sembra rivolta indietro, e si dimostra schizofrenica.
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Come la pubblicità, in filigrana, disprezza l’anziano, così lo Stato non tiene conto dell’anziano.
Si richiedono tagli alle spese dell’economia statale, ebbene, dove si taglia? Nelle pensioni e nella sanità.
Le pensioni, evidentemente, non toccano i giovani. Si tagli, perciò. Ragionano così, l’anziano ha meno esigenze del giovane.
L’anziano, di solito, ha meno esigenze, perché ha meno denaro, dategli più denaro, e, tranne nel caso degli avari, vedrete che li sa spendere.
Le meno esigenze dell’anziano, sulle quali si fondano i tagli delle pensioni, diventeranno ancora più scemate, se, con la scusa delle meno esigenze, all’anziano si daranno meno soldi.
E poi i tagli alla sanità. La medicina, per l’anziano, è come il pane quotidiano.
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La fuga dalla vecchiaia, che molti anziani praticano, è, per l’anziano e per la società, la fuga dalla saggezza.
Si rifugge da due saggezze.
Da quella che l’anziano ha acquistato durante la vita, e da quella che l’anziano può ancora acquistare, se guarda in avanti: verso la morte e verso la vita eterna.
Anche l’anziano, oltre a considerare il passato, è in posizione propizia per considerare il futuro.
Verso il passato lo porta il ricordo e la riflessione sulla vita vissuta. Una vita rimisurata con occhio sereno, contento delle traversia subite e – poiché è ancora vivo l’anziano - dalle riuscite, dai successi e dai superamenti delle traversie.
Ancora: ciò che maggiormente rasserena l’anziano è la sua capacità di spingere lo sguardo verso il futuro.. è il gioco magnifico, stupendo, della speranza.
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L’anziano è un grado di sperare più tenacemente. Polo di Tarso osservava: la nostra speranza è più accesa adesso, che non quando abbiamo cominciato a credere.
L’anziano spera di più oggi che non quando cominciò a vivere.
Spera di più, perché ormai sente avvicinarsi il giorno, in cui si attuerà l’oggetto della sua attesa.
Molte pene e molti affanni, seri o fasulli, sono ormai superati, e l’anziano sa guardare con serenità il giorno del ricongiungimento con il Cristo.
“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato il viaggio. Ora mi attende il premio”.
GCM 04.06.96