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La comunità bella

Si ipotizzano (e si attuano) due modi di stare insieme come cristiani.

Il modo tradizionale può essere riassunto da quel “andare in chiesa”. La Chiesa sarebbe già costituita, e chi vi partecipa o vi aderisce si trova automaticamente unito agli altri credenti.

Se la figura che sto per presentare non è troppo riduttiva, si potrebbe dire che la Chiesa è un grande contenitore, come uno stadio, un teatro, una piazza, e chi vi entra si unisce ad altri per partecipare allo sport, o a una tragedia, o a un raduno.

Il modo nuovo si può esprimere così semplicemente: dove avviene un incontro, ivi si può far zampillare la Chiesa. Dall’incontro quindi nasce la Chiesa, se nell’incontro coloro che si incontrano credono in Gesù e a lui si affidano.

Se non esagero nell’esprimermi, potrei configurare il primo modo come istituzione, il secondo come comunità. O meglio: Chiesa è contemporaneamente e istituzione e comunità. Ciascuno dei due modi accentua o l’uno o l’altro dei versanti.

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Oggi probabilmente la realtà è sul versante della comunità. Il Vangelo, quando parla dei credenti, segnala le due facce della Chiesa. L’istituzione la troviamo accennata là, dove Gesù dice a Pietro: “Su questa pietra edificherò la mia assemblea”. La comunità viene ricordata anche là, dove Gesù afferma: “Dove si trovano due o tre radunati a causa della mia persona, là mi ci trovo io”.

L’attrattiva verso la comunità è molto sentita oggi, sia per una ripugnanza verso l’istituzione, sia per un desiderio delle libere associazioni.

L’attrattiva quindi ha per impulso la libertà, cioè la personalizzazione del nostro modo di agire.

Libere associazioni culturali, sportive, assistenziali, che chiedono all’istituzione Stato o Regione di essere riconosciute, approvate, sovvenzionate. La Regione sovvenziona, a condizione che … E la condizione è il rispetto per l’istituzione e per il bene pubblico.
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Nella storia della Chiesa, le libere associazioni sono state sempre male accolte all’inizio e irreggimentate poi. Basti ricordare i movimenti pauperistici del Medio Evo, e il destino riservato a quelle poche libere associazioni, che diventarono gli ordini religiosi, una volta approvate dal governo centrale.

Oggi il clima è cambiato?

È sufficiente osservare a come istituzioni riconosciute, quali sono gli ordini religiosi, sono trattate dalle istituzioni superiori.

Eppure la storia recente dell’America Latina mostra quanta partecipazione religiosa e quanto fervore di opere si sono sviluppati nelle comunità (appunto!) di base.

Gesù aveva insegnato agli Apostoli di non impedire le libere associazioni in suo nome. Infatti gli Apostoli un bel giorno si lamentarono con Gesù, perché alcune persone scacciavano i demoni nel nome di Gesù, senza aver ricevuto il tesserino di appartenenza alla scuola di Cristo: “Glielo impediamo?”. E Gesù: “Ma che volete impedire! Se agiscono in mio nome, non potranno mai opporsi a noi”.

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La resistenza a esaltare e a valorizzare le libere associazioni, dovrà cadere, malgrado purtroppo alcuni responsabili.

Come sarà bello il rientrare nella coscienza delle coppie e delle famiglie la consapevolezza di essere chiesa di Gesù. Ci vogliamo bene, quindi siamo chiesa. Collaboriamo per il Vangelo, per il catechismo, per la radiofonia, quindi siamo chiesa. Ci raduniamo per lo studio della teologia o del Vangelo, facciamo assieme la lectio divina, quindi siamo chiesa. Ci raduniamo per ascoltare una messa che sentiamo veramente nostra e non imposta, quindi siamo chiesa.

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Dall’essere veramente chiesa poi scaturiranno conseguenze mirabili. Siamo chiesa e perciò impegnati nell’annuncio e nella carità. Siamo chiesa e quindi rendiamo presente Gesù tra gli uomini e possiamo donare il perdono a noi e agli altri in nome di Dio. Siamo chiesa, e quindi rassicurati circa il nostro futuro eterno.

Siamo libera associazione in Gesù, e ci troviamo inseriti nel seno del Padre.

GCM 29.08.96