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Che cosa vogliamo?

Non so che cosa voglio. Questa è una frase che odo spesso pronunciare.

Io intendevo fare così e mi trovo ad avere risultati del tutto opposti. Anche questa è una frase frequente.

Per quanto mi riguarda, e per quanto riguarda gli altri, io ho raggiunto qualche certezza. E sono giunto alla convinzione che ogni persona vuole quello che le accade .

Forse il concetto va completato: se l'agire dipende solo da te, tu vuoi quello che ti accade.

La persona incerta, per esempio, che non sa decidere, in realtà vuole non decidere. E tutti i dubbi, che tale persona si illude che vengano da chissà dove, sono semplicemente i mezzi di cui si serve quella persona, dal momento che ha deciso di non decidere.
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Il criterio, da me ora indicato, per sapere ciò che vogliamo, è criterio di estrema semplicità. Perciò quasi tutti lo rifiutano.

Eppure - lo ribadisco - noi decidiamo di fare solo ciò che in realtà noi stiamo facendo.

Purtroppo manchiamo continuamente di lealtà verso di noi, e allora non accettiamo la verità.

E perché manchiamo di lealtà con noi stessi?

Semplicemente perché... siamo troppo buoni.

Sono sicuro che la frase appena detta, desta meraviglia.

Come? Perché siamo troppo buoni, allora siamo sleali? Non è una sciocca e patente contraddizione?

Calma! E mi spiego.
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Noi abbiamo tutti un'idea di come debba essere la nostra bontà: per esempio, dobbiamo essere sinceri, generosi, altruisti, ordinati, rasati e ben vestiti.

Questo è il nostro ideale di bontà.

Se facciamo qualche cosa che ci smascheri e ci faccia vedere né sinceri, né generosi, né altruisti, né ordinati, né rasati, né ben vestiti, allora cadiamo in depressione e siamo in lotta con noi stessi, perché ci secca molto non essere buoni.

Si ricorre quindi a un rimedio. E passiamo dalla realtà (dove non siamo sinceri, generosi, ecc.) a fermarci nella fantasia (dove facilissimamente costatiamo di essere sicuri, generosi e così via).

Dai con la fantasia oggi, dai con la fantasia domani, finisce che ci convinciamo talmente di essere sinceri, generosi, ecc. ecc. e ben vestiti, che non ci sfiora nemmeno il dubbio che oltre la nostra fantasia, esista una realtà che abbiamo perso per strada.

A questo punto che cosa succede?
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Succede un giochetto un po' biricchino e un po' perverso.

Che mentre noi pensiamo di essere sinceri, generosi ecc., la nostra realtà viene fuori quando e come noi non ce l'aspettiamo. Ed ecco un gesto poco sincero, un'azione per nulla generosa, e così via. Questa è la verità, cioè quella che facciamo, invece quella che diciamo non è la verità. Mentre nell'azione ci siamo dentro con tutto noi stessi, nelle parole ci mettiamo solo per qualche istante di sosta.

E così quello che facciamo corrisponde al nostro vero essere, ai nostri veri intendimenti. I risu ltati ultimi sono quelli sicuramente intesi, e quelli che svelano la nostra volontà più profonda.

Non dirmi ciò che pretendi di essere. Invece dimmi ciò che fai e ti dirò chi sei.

6/XII/90