Ancora parliamo di pause

La pausa è quella cosa che si fa, quando non si fa.

Per me ciò che ho detto è chiaro, lapalissiano.

Temo che per qualcun altro sia oscuro.

Però tutti sappiamo che uno che lavora fa pausa quando smette di lavorare.

Perfino negli uffici pubblici, dove le molte pratiche da sbrigare fanno saltare i nervi, si fa la pausa per andare a prendere un caffè, che, evidentemente, calma i nervi.

Eppure gli impiegati pubblici, sotto questo riguardo, sono non solo maestri, ma anche ammonitori. Essi infatti ammoniscono tutti circa l'obbligo di fermarsi un po' almeno qualche volta.
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La pausa nel parlare conferisce senso al parlare, dicevamo poco tempo fa. E cosi la pausa dal lavorare conferisce senso al lavoro.

Come esempio, ecco la domenica. "Sei giorni lavorerete, e il settimo vi asterrete dal lavoro, perché è giorno di Jahveh". Proprio così troviamo scritto nel Pentateuco.

La domenica è pausa settimanale, vissuta per alzare gli occhi in alto, distogliendoli dalle scartoffie dell’ufficio o dai bottoni delle macchine. La domenica dovrebbe aiutarci a riscoprirci uomini, per poi riaffrontare da uomini il lavoro del lunedì.

La domenica è un ricostituente, che, tra gli ingredienti, annovera anche l'umanità. La domenica è riservata a ben tre cucchiai di umanità: uno il mattino, uno a mezzodì e uno la sera.

E' vero che molti dimenticano la ricetta e della domenica fanno un giorno bestiale. Ma la domenica è una rigenerazione dell'umano.
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Come si trasforma in giornata bestiale la domenica?

Lo ricordo qui non per insegnare come si fa a trasformare la domenica in una cura di bestialità, ma solo per spiegare la mia affermazione.

La domenica serve a risciacquare la nostra memoria. Ricordarsi di che? Di essere figli di Dio, a quanto ancora qualcuno dice. Invece si trascura questa dimensione.


La domenica serve per tranquillizzarci e per riprendere i ritmi più meditativi e umani. E invece eccoci tutti iscatolati a correre di qua e di là, magari con il condimento di qualche incidente.

La domenica dovrebbe anche riavvivare i dialoghi e le amicizie. E invece ci troviamo allo stadio a gridare in pubblico i difettucci della moglie dell'arbitro, o a carezzare ruvidamente le spalle del tifoso per la squadra avversaria.
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Si diceva che, senza pause, un discorso diventa opprimente. Si può anche affermare che, senza domenica, la settimana si riduce a una settimana da schiavi.

La domenica conferisce sapore e colore alla settimana. Ma, purtroppo, oggi è invalso l'uso di uccidere la domenica. In due modi: o agitandosi anche la domenica, come in ogni altro giorno della
settimana, oppure rendendo oziosi tutti i giorni della settimana, come dovrebbe essere oziosa la
domenica.

La domenica è il ritmo della settimana. E' una maledizione perdere questo ritmo.

5/XII/90