*S. Gaetano Thiene nella rinascita dei cristani

ALCUNE PREMESSE

1°- Ecclesia semper reformanda. È un adagio teologico, che poi si articola in diversi modi: “Liturgia semper reformanda”, riforma “in capite et in membris”, ecc.
Dunque la Chiesa deve continuamente essere riformata, ravvivata, rilanciata. Anche per coloro che credono convintamente in Gesù, chi si ferma è perduto. È la dinamica della cosiddetta escatologia.
Chiesa: non solo papato o clero, ma tutti. La defezione degli uni si propaga sempre agli altri.

2°- Evidentemente anch’io mi attengo alla convenzione di nominare un certo periodo storico come Rinascimento, sebbene i confini temporali di tale periodo rimangano incerti.
In questa conversazione mi propongo di parlare della riforma della chiesa durante il periodo del cosiddetto “alto Rinascimento”, cioè quella fase cinquecentesca di riforme del Rinascimento, che preparò e immise nel periodo successivo delle grandi riforme protestante e cattolica. Quindi contengo e restringo la mia ricerca, ancorandola a due persone: Gaetano Thiene e Pio V: due persone, che, tra l’altro, hanno anche attinenza con la vita vicentina.

3°- Lo storico del Cristianesimo, Daniel Rops (e con lui la quasi totalità degli scrittori di Storia Ecclesiastica, come lo Jedin, l’opera concordata da Fliche e Martin, ecc.) nota vigorosamente che la riforma della Chiesa non segue, ma precede la riforma di Lutero. Perciò nominare una controriforma non è del tutto esatto. Infatti la storia è raccontata mai oggettivamente, ma da persone ognuna della quali vede i fatti con i propri occhi e quindi li racconta come li ha veduti, piuttosto che come essi sono. Questo è il destino di ogni racconto.
Tra il 400 e il 500, secondo me, si sviluppano due autentici Rinascimenti: quello delle Lettere, della Arti e delle Scienze, e quello, più nascosto e forse volutamente sottaciuto da una certa corrente filosofica, eppure efficace anche come influsso nella vita europea, dovuto allo spirito cristiano, che influì anche, non solo sulla vita religiosa e di fede, ma anche sulle stesse arti.

4°-Prima del 500, l’ultimo ed eclatante rigurgito di riforma, dentro la cristianità, che ha lasciato impronte chiare, avvenne del 1200: Francesco d’Assisi, Domenico di Guzman, il movimento carmelitano, i Servi di Maria, le riforma benedettine. Questa riforme influirono anche sulle arti (vedi Giotto) e sulla letteratura (vedi Dante).
Dopo oltre due secoli quelle riforme stavano estinguendosi, sebbene molti tentativi di ripresa erano stati spesso accesi, anche da parte di alcuni Vescovi. Perché l’esigenza del nuovo era sentita: però essa esplose nel periodo da noi studiato.

Il nuovo comunque non fu del tutto inedito, perché sfogliava e sceglieva tra le pagine del passato. Il Classicismo per le arti, il Vangelo per la fede. Con il Classicismo e con la fede rinasceva l’anima dell’Europa.
5°- È opportuno notare che la visione a una sola dimensione del 400 e del 500, mirante solo all’arte e alla scienza, introdotta tra gli studiosi dopo il 700, non rende giustizia al complesso fenomeno del Rinascimento. Mentre una visione sinottica tra vita politica, attività artistica e vita di fede, risulta fruttuosa per intuire l’effervescenza e il fervore del Rinascimento.
Per aiutare questa visione complementare, io qui pongo in risalto il fenomeno più trascurato nei manuali di storia (dovuto anche al preconcetto degli storici), quello religioso, sebbene di esso siano ricordati due grandi eventi: Lutero e il Concilio di Trento.

ARGOMENTO

Gaetano Thiene visse all’interno dell’urgenza di riforma ecclesiastica.

1°- C’era bisogno della riforma religiosa?

Il bisogno di riforma era stato avvertito già nel 400: ricordiamo almeno due nomi: Bernardino da Siena e il Savonarola.

Nel 500 altre persone sensibili avvertono la necessità di cambiare. Tra di esse, pur con temperamento e sensibilità diverse, tutti ricordano il sanguigno Lutero (1510), e il tosto decisionista Ignazio di Loyola (1523-1537).

Le difficoltà per la fede e la decadenza della morale, investivano ogni livello del popolo, che si diceva credente: a)- Papi, b)- clero e ordini religiosi, c)- borghesi. Gesù stava per essere dimenticato ovunque.

a)- A livello pontificio, è sufficiente ricordare il comportamento della maggior parte del Papi rinascimentali, interessati a costruire ville e chiese con grande senso estetico e con altrettanta ambizione, e a favorire i propri figli (talvolta numerosi) e nipoti, con prebende, protezioni, elargizioni sfrenate di benefici. Per alcuni di essi l’eresia era non tanto una difficoltà di fede, ma una diminuzione di potere e un rischio per le alleanze politiche.

b)- Il clero, non educato con duri tirocini (ricordiamo che i seminari sorgono dopo il Concilio di Trento), si interessava, in considerevole parte, più agli affari (anche perché per loro erano scarsi i proventi), o al concubinato, alla vita agiata più che alla pastorale. Gli ordini religiosi classici (benedettini, domenicani, francescani, carmelitani, servi di S. Maria, ecc.) si erano dilatati e talmente rilassati, in più di qualche membro, da coltivare benestare e sesso, più che ascesi e preghiere.

c)- La gente sotto l’aspetto religioso, e non solo sotto quello sociale, era trascurata. Anche nella nostra regione.

Per conoscere su quale sfondo si sviluppò l’opera di Gaetano Thiene, concludo questa scorsa sulla condizioni religiose del tempo, con la breve sintesi scritta da Mauro Scremin (Storia di Vicenza, vol III-I, pag. 181, Neri Pozza ed.).
“Nella prima metà del Cinquecento la Chiesa vicentina si era venuta a trovare in una condizione che nell’insieme non differiva sostanzialmente da quella nella quale versava la Chiesa in generale. Infatti vi si poteva riscontrare lo stesso stato di corruzione del clero secolare e regolare, lo stesso disordine all’interno dei conventi, lo stesso abbandono nel quale erano lasciate cadere le parrocchie, soprattutto quelle rurali, ad evidente discapito della pietà collettiva. Gli stessi vescovi, spesso assenti dalla propria sede, non si dimostravano in grado e talvolta non manifestavano la precisa volontà di porre rimedio a questa stato di cose”.
Evidentemente non tutti erano pessimi. Tuttavia il buio era fitto. Eppure i santi erano sempre attivi, e basta un solo giusto, come Mosè, e come Gesù, perché Dio perdoni i peccati di “molti”. Sembra quasi che all’interno dei cristiani si proceda a due velocità: la santità corre, l’istituzione con la maggioranza passiva e “ubbidiente” strascica i piedi.
E tuttavia, proprio grazie al buio, noi riusciamo a vedere il luccichio delle stelle.

2°- Una stella appunto è il nostro Gaetano Thiene (1480-1547). Gaetano però non spunta all’improvviso, come un fungo. Anche Vicenza fu un terreno di pietà che stimolò la crescita di  Gaetano.

Per quanto riguarda Vicenza infatti, prima del Cinquecento troviamo il fervore di rinnovamento acceso da S. Bernardino da Siena. Con lui si afferma la riforma francescana dell’Osservanza. Alla riforma di S. Bernardino, venerato in molte maniere a Vicenza, con oratori, altari, cappelle, chiese, confraternite, si affiancano dinamicamente  alcuni altri ordini e monasteri; continuando l’opera apostolica di Bernardino da Siena, troviamo a Vicenza Bernardino da Feltre. All’iniziativa di questi si deve la creazione della “fraglia del buon Gesù per sovvenir li poveri”. egli fece pure “la fraglia del Santo Jseppo” e poi iniziò “la compagnia del nome di Gesù”. Questa fraglia si fuse poi con la ”Compagnia segreta di S. Girolamo”. Questa compagnia “di Gesù e della carità” viene ricordata nel testamento di Gaspara fu Bonvincenzo Marzari, scritto nella chiesa di S. Lorenzo nel 1497, perché attivo da parecchio tempo. A Vicenza fu creato il primo oratorio del “Divino Amore” per opera di Bernardino da Feltre (1494).

La spiritualità francescana del “Nome di Gesù” e del “Divino Amore” si afferma. Il primo oratorio del “Divino Amore” nasce qui a Vicenza, non a Genova, dove invece viene stilato il primo statuto degli oratori del “Divino Amore” nel 1521, 26 anni più tardi.

Abbiamo percorso un solo filone  delle riforme in Vicenza, trascurando altri filoni, come quello dei Gesuati e quello epocale per Vicenza: la grande avventura di Vicenza Pasini a Monte Berico.

3°- Nel movimento riformista pretridentino si colloca dunque l’opera di Gaetano.

I movimenti riformisti si contraddistinguono per due caratteri: uno, comune a tutte le riforme in seno al Cristianesimo: la nascita dal basso che spinge l’alto ad agire, come fece il montanaro di Nazareth (a differenza di riforme importanti come, per es., quella di Tutakamon  o di Zaratustra); il secondo specifico alle riforme del tempo di Gaetano: l’impegno delle opere sociali a favore dei poveri. Unione di preghiera e di carità. Sembra quasi che mentre il Concilio ufficiale di Trento mirerà la propria azione sulla fede e sulla disciplina, le congregazioni mirano alla carità.

 4°-  Biografia.

1°- Gaetano Thiene, come già accennato, nasce nel 1480 e muore nel 1547:.

A Gaetano viene imposto il nome a ricordo di uno zio canonico, nato a Gaeta. A 24 anni si laurea in utroque iure a Padova, e nello stesso anno riceve la tonsura, quindi entra nello stato clericale. Subito dopo lo troviamo a far apostolato nella sua tenuta di Rampazzo dove fece edificare la Chiesa di Maria Maddalena.

Due anni dopo, come molti nobili, si trasferisce a Roma, dove entra nella curia papale a stilare lettere, con il titolo di protonotario apostolico. Abitò presso la chiesa di S. Simone in Posterula a Tor di Nona, dove entrò a far parte dell’oratorio del Divino Amore, da poco iniziato a Roma, e, ispirato alla conseguente spiritualità, si prodigò alla cura dei ricoverati nell’ ospedale di S. Giacomo in Augusta. Spiritualmente lo accompagnava Suor Laura Mignani.

Dopo dieci anni di permanenza a Roma, fu ordinato sacerdote (30 Settembre 1516). A Santa Maria Maggiore, dove celebrò la prima Messa durante le feste natalizie, ebbe l’apparizione della Madonna, che gli offriva Gesù Bambino (non deve meravigliare quindi la figura di S. Gaetano, nella pala dell’altare di S. Antonio qui a S. Lorenzo, dove appare Gesù Bambino ai due santi, Antonio e Gaetano).

 Nel 1518 rientrò a Vicenza, dove partecipò ad alcuni sodalizi che coltivavano la nuova pietà; poi lo troviamo a Verona, e nel 1520 a Venezia: qui, in Giudecca, fondò l’ospedale degli Incurabili. Questi santi strani, come Teresa di Calcutta e come Francesco d’Assisi, si infilano sempre tra i disgraziati irrecuperabili!

Nello stesso anno, in Germania, nasce un violento movimento riformista, iniziato da Lutero, al quale con vigore si oppone il Papa Leone X, più umanista e costruttore di Basiliche, che santo.

Nel 1523 Gaetano ritorna a Roma, nello stesso anno della elezione a Papa di Clemente VII. In quell’anno, l’altro grande riformista del secolo, lo spagnolo Ignazio di Loyola, quel vecchio comandante azzoppato in guerra contro i Francesi, si macerava a Manresa. Proprio nello stesso tempo Gaetano stava precedendo Ignazio. Infatti Gaetano andava realizzando il suo sogno riformatore: assieme con altri sacerdoti si unì in comunità emettendo i 3 voti religiosi. Suoi primi compagni furono Bonifacio Colli, Paolo Consiglieri e quel sanguigno Giampietro Carafa, che sarà eletto papa con il nome di Paolo IV.

Nel 1524 il Papa Clemente VII approvò il disegno dei quattro sacerdoti, e così nacque la Congregazione dei Chierici Regolari, ossia del Teatini, che si accasò sul Pincio.
 
2°- Nello stesso periodo, quasi frutto di vari circoli riformatori, erano in gestazione altre congregazioni, quali i futuri Barnabiti (1533), i Somaschi (1540, con Girolamo Emiliani aiutato da Gaetano Thiene) e le Orsoline (1536). Anche gli ordini religiosi si riformavano: per il francescanesimo è sufficiente ricordare la riforma cappuccina (1528).

Nel seno del Cristianesimo si accendevano alcuni fuochi di riforma fomentati da Santi, in Germania e in Inghilterra le riforme invece presero una piega violenta e irrefrenabile. Dopo la rottura con Roma del 1520, Lutero rafforza la sua riforma con l’aiuto dei principi tedeschi, in fase di ribellione a Carlo V. Nel 1524 la Svezia si aggrega al Luteranesimo. Nel 1533 Enrico VIII d’Inghilterra si oppone a Roma. Intanto si conferma la riforma calvinista con l’opera assidua di Calvino (a Ginevra nel 1541, dove più tardi farà condannare Michele Serveto). Nel frattempo già la Danimarca è diventata luterana. L’Ungheria si farà calvinista.

A uno sguardo superficiale sembra che le regioni a origine anglosassone accettino la riforma protestante, mentre le regioni che erano state sotto l’Impero Romano rimangono nel seno del cattolicesimo.

2°- Il subbuglio religioso è legato intimamente con quello politico. Francesco I e Carlo V si combattono, non certo per la purezza della fede. Carlo V si trova a combattere i principi tedeschi. Non bastasse questo, i Turchi occupano l’Ungheria (1526).

Nelle ostilità tra Carlo V e Francesco I, si inserisce anche il “Sacco di Roma” (1527). Roma, alleata allora a Francesco I, fu devastata a opera delle truppe imperiali composte in gran parte dai lanzichenecchi, recentemente convertiti al luteranesimo, i quali si divertono a distruggere Roma papista.

Nell’episodio del “Sacco di Roma” ritroviamo Gaetano Thiene, che fu seviziato dai lanzichenecchi, gettato in prigione. Da questa uscì grazie all’interessamento del veneziano “da Mula”. Perciò Gaetano di rifugiò a Venezia, dove i Teatini cambiarono varie dimore, fino a stabilirsi a S. Nicola di Tolentino. Gaetano fu nominato superiore generale  e fece propagare la congregazione.

3°- Nei sei anni del periodo veneziano troviamo Gaetano al servizio degli appestati (1528-1529), ad aiutare Girolamo Emiliani nella cura degli orfani, nell’aderire all’incarico di Clemente VII per riformare il breviario e il messale (prima della riforma di Pio V), a intessere molte relazioni con politici e produttori, a incitare alla riforma degli Osservanti Francescani, a creare la comunità di Verona.

L’attività non era a scapito della sua vita di penitenza e di preghiera, che talvolta si protraeva per 8 ore nella giornata, nel coltivare la sua fede assoluta nella Divina Provvidenza.

Nel 1533 Clemente VII lo fa trasferire a Napoli, dove, tra l’altro, passò nell’Ospedale degli Incurabili. La sua carità però non si fermava nel sovvenire alle esigenze fisiche della povera gente e negli ospedali. Egli curava lo spirito: fu un promotore della comunione eucaristica quotidiana, un educatore della moralità, un riformatore dei monasteri femminili, un fermo oppositore delle dottrine valdesi e luterane.

A Napoli concorse alla fondazione del Monte di Pietà (trasformato poi nel successivo Banco di Napoli).

Operò anche all’interno della sua congregazione, soprattutto nei capitoli generali del 536, del 539, del 540, nel 545 sia a Roma che a Venezia.

Tornato a Napoli, vi morì il 7 Agosto del 1547. Fu soprannominato il “Santo della Provvidenza”.

4°- Gaetano moriva nel 1547. L’anno precedente era morto Lutero. Due anni prima si iniziava la Iª Sessione del Concilio di Trento, che avrebbe stimolato la riforma finalmente al livello universale, quasi raccogliendo i tasselli di riforma che molti santi avevano aperto di propria iniziativa.

In Concilio fu indetto, già durante la vita di Gaetano, per iniziativa di Paolo III. Questo Papa era un Papa rinascimentale, ben lontano dall’essere uno stinco di santo. Eppure, a differenza di Clemente VII, che cercava di mettere diplomaticamente d’accordo i due sovrani sempre belligeranti, Francesco I di Francia e Carlo V di Asburgo, Paolo III invece dopo aver cercato il, per allora, necessario consenso dei cosiddetti “principi cristiani”, perché favorissero il Concilio, inviandovi i vescovi delle rispettive nazioni, il 2 Giugno del 1536 convocò il Concilio da tenersi a Mantova, per combattere il protestantesimo.

Il Concilio di Mantova fece flop, perché Francesco I non voleva mandare i suoi vescovi in una città influenzata da Carlo V. Inoltre la lega di Smalcalda si opponeva.

Paolo III fu costretto a lasciar Mantova per radunare il Concilio, ripiegando su Vicenza (1538). Nuovo flop: i vescovi non si muovevano. A Vicenza i legati pontifici trovarono sì un presbiterio trasformato in aula conciliare, ma vi trovarono solo cinque vescovi, nonostante che con la tregua di Nizza Francesco I e Carlo V si fossero avvicinati.

Paolo III intessé una ragnatela di contatti con le potenze, per riportare a Vicenza i Vescovi, più o meno entusiasti per un Concilio Ecumenico, ma questa volta si oppose la Repubblica Veneta, dalla quale Vicenza dipendeva.

Nuovo ripiegamento per ospitare il Concilio in una diversa sede. Ferdinando d’Austria suggerì Trento (22.05.1542). Questa scelta accontentò anche Carlo V. Trovata la sede, ci vollero ancora tre anni per l’inizio delle sessioni, perché nel frattempo s’era riaccesa la guerra tra Francesco I e Carlo V. Finalmente superate le difficoltà con Francesco I, re spregevole perché alleato ai Turchi, con Carlo V, sempre pretendente inquieto geloso del suo impero “sul quale non tramontava mai il sole”, e perfino verso i Turchi, che , pressati dai Persiani, smisero di combattere in Occidente per difendersi dall’Oriente, il 15 Marzo 1545 fu emanata la bolla di convocazione “Laetare Jerusalem”.

Ma ancora non era finita. I Legati pontifici arrivati a Trento, vi trovarono pochi vescovi. I Vescovi non erano certamente fervorosi per formare un Concilio e riformare se stessi e la Chiesa. I legati fecero marcia indietro, andando a Roma per chiedere al Papa di sollecitare, questa volta, i Vescovi, e per costringere Francesi a Spagnoli che Trento non era poi in capo al mondo.

Finalmente il 13 Dicembre 1545, si aprì la sessione del Concilio, presenti 4 Cardinali, 4 Arcivescovi, 21 Vescovi, 5 Generali di Ordini Religiosi, circa 50 teologi e canonisti.

Tutto bene? – Magari!

Il resto nel mio futuro incontro, che arriverà fino al pontificato di Pio V.


Il Rinascimento spirituale e religioso del 500, mentre ribolliva negli strati bassi dei cristiani, fu accettato solo tardi e quasi a malincuore dagli strati alti ecclesiastici e politici.

Come avvenne in tutte le grandi trasformazioni nelle religioni, apice di queste trasformazioni fu un popolano: duemila anni fa, fu il montanaro di una borgata della Galilea, che non apparteneva all’apparato religioso o politico e che da questi fu osteggiato, eppure camminava per le contrade e riformava profondamente le religione ebraica. E la sua opera poi si estese nel mondo e nel tempo arrivando fino a noi.

È sempre così.