*Il Femminile nella Medicina.

Conferenza tenuta il 5 Maggio 2008 dal dott. Sergio Signori
nell’ambito del ciclo: “Il Femminile nella realtà"

 Mi ricollego stasera a quanto ho detto nella mia prima conferenza “Declino e rinascita del Femminile” circoscrivendo l’argomento ad un tema che riguarda direttamente la mia professione: il F. nella Medicina e nella cura.

Il discorso che vi farò stasera toccherà alcuni punti:

1)      I criteri di riferimento che hanno costituito e costituiscono il fondamento della nostra Medicina attuale; cioè il modello scientifico di riferimento

2)      Il modo in cui si curano concretamente le malattie

3)      Un accenno agli ambienti di cura

4)      Un accenno alla formazione del terapeuta cioè del medico, maschio o femmina che sia

Abbiamo visto l’altra volta che la visione archetipicamente “maschile”  è più circoscritta, focalizzata, analizza e semplifica; la visione “femminile” è più ampia, inclusiva, intuitiva, empatica.

Una parola che si usa sempre di più, e che corrisponde senz’altro ad una concezione più “femminile” della Medicina, è Medicina Olistica

   Medicina Olistica è quella Medicina che considera  ogni essere umano un insieme inscindibile di corpo, psiche e spirito; tutte e tre queste componenti hanno pari importanza e nessuna va trascurata.

    La Medicina Olistica  comprende in sè anche il concetto di Medicina Integrata, che significa attingere al meglio delle Medicine di tutti i tempi, senza preclusioni o pregiudizi.

Potrei sintetizzarvi fin d’ora il discorso di questa sera con tre frasi:

Cura “al Maschile”: curare una malattia
Cura “al Femminile”: prendersi cura di una persona
Cura equilibrata: curare una persona ammalata

Vedere se leggere o no:

   Per comprendere meglio questo modello di riferimento nel considerare l’essere umano in salute ed in malattia analizzeremo le varie “parti” di cui è composto, senza mai dimenticare l’enunciato di base: ognuno di noi è una unità che non si può scomporre in parti, se non nella nostra mente a scopo didattico  Parlerò di più di quelle parti o di quegli aspetti che nella nostra cultura sono meno conosciuti

   E’ ovvio che siamo prima di tutto un corpo: di questo corpo abbiamo spesso una conoscenza incompleta o frammentata: non intendo qui parlare di conoscenza anatomica, ma di una maggiore o minore consapevolezza: quando non percepiamo bene una parte del nostro corpo, non la “sentiamo”, non la “abitiamo” da dentro, quella parte sarà meno sana, si ammalerà più facilmente.

   Abbiamo poi la psiche: comprendiamo qui la mente, le emozioni, gli affetti, il subconscio

Il subconscio è una “zona “ della nostra psiche con la quale non siamo ordinariamente in contatto, se non nel sogno. Abbiamo accesso ad esso anche in condizioni straordinarie, per esempio in caso di un improvviso ed immediato pericolo di vita  in cui la persona “vede” in un attimo parti del proprio passato o addirittura  scorrere tutta la propria  vita. E’ proprio nel subconscio che sono strutturati quegli schemi di comportamento a cui abbiamo appena accennato, e che acquisiamo fin dall’infanzia in risposta a difficoltà di relazione con chi ci sta intorno; dobbiamo quindi prendere atto che molte nostre reazioni e comportamenti non sono affatto guidati dalla razionalità o dai nostri principi morali, ma sono determinati da meccanismi automatici che si ripetono al di fuori del controllo della nostra volontà

  Vi è poi la dimensione spirituale, che riguarda il senso della propria identità, il senso che si dà alla vita, i valori etici (morali), il senso di continuità oltre la morte del corpo fisico ecc. In questa sfera inseriamo anche una funzione che sembra unica dell’essere umano,. la consapevolezza:  posso essere consapevole del mio corpo, dei miei pensieri, delle mie emozioni,della mia energia     Fanno parte della sfera spirituale anche i valori morali, od etici; aldilà  di una eventuale religione a cui si senta di appartenere l’uomo è capace di dare alle proprie scelte ed azioni un significato di “buono” o “cattivo”; questi criteri sono ampiamente variabili da una cultura ad un’altra e da un’epoca all’altra, ma sono comunque molto importanti perché una persona si senta accettata ed approvata e possa provare un senso di ordine e giustizia interiore.

     L’idea che la Scienza o la Ragione possano portarci ad un mondo di benessere ma anche di giustizia (ideale dell’Illuminismo e dell’Ottocento) si sta purtroppo  rivelando del tutto illusoria: la conoscenza svincolata dall’etica porta a scelte distruttive o non in armonia con le leggi di natura.

    

  La persona umana va poi considerata in relazione all’ambiente in cui vive

  

   Sempre a scopo didattico distingueremo l’ambiente fisico (aria, cibo, acqua, elettromagnetismo) e l’ambiente delle relazioni interpersonali, sfera importantissima

  

CONCETTO DI SALUTE IN MEDICINA OLISTICA

Non è, nel modo più assoluto, l’assenza di malattie. (v. : “Ho tutti gli esami e i raggi a posto, ma sto male”)

   Preso atto realisticamente del fatto che la persona completamente sana, “normale” da tutti i punti di vista esiste solo nei libri o come ideale a cui   tendere, la persona è sana non solo quando non ha malattie codificate ma quando tutte le “componenti” (corpo, mente, emozioni, energia, trascendenza, relazionio) sono sufficientemente integrate ed in equilibrio, così da consentirle una espressione di sé, dei propri talenti ed anche dei propri limiti in modo libero e spontaneo, senza eccessivi condizionamenti e automatismi, col minimo livello di ansia e con una sufficiente gioia di vivere, col senso della propria appartenenza al mondo ed alla comunità in cui si trova e degli scopi della propria vita.

Per giungere a questo è indispensabile espandere la propria consapevolezza a tutti i livelli; senza questo continueremo a subire i nostri disturbi fisici e psichici senza renderci conto minimamente dei motivi della nostra sofferenza (v. significato della malattia in Medicina Olistica)

COME SI PASSA DALLA SALUTE ALLA MALATTIA

  La Medicina corrente considera “reali” solo le malattie fisiche, tenendo distinte da queste le malattie mentali; secondo il modello olistico, l’organismo è in equilibrio o in squilibrio tutto insieme: non può una parte essere sana se anche solo una delle altre è ammalata, non si può agire su una parte senza influenzarle tutte.

Vediamo allora quali sono i più importanti fattori che ci portano a squilibri e malattie.

Fattori fondamentali di malessere e malattia

-Alimentazione scadente ed imperfetta digestione

-Conflitti affettivi, stress lavorativi e scarsa consapevolezza di sè

-Inquinamento ambientale, chimico ed elettromagnetico (Antenne e cellulare)

Un discorso a parte meritano oggi le intolleranze alimentari
.
Conflitti affettivi, stress lavorativi

   Un importantissimo fattore che può indebolire le nostre difese di fronte a tante malattie sono i blocchi e conflitti relazionali (familiari e nell’ambiente di lavoro).

   Come possiamo star bene se abbiamo tensioni quotidiane coi nostri familiari o con

i superiori o colleghi al lavoro? Anche un lavoro per il quale non siamo portati è fonte continua di infelicità o quanto meno di insoddisfazione. Molti hanno poi situazioni sentimentali complesse, conflittuali o addirittura distruttive, che non riescono però a risolvere. Possiamo essere dipendenti da una persona tanto quanto da una droga; il risultato sarà in entrambi i casi frustrazione, sensazione di fallimento e infelicità. Abbiamo già detto che spesso in campo affettivo e relazionale sembrano scattare in noi dei “meccanismi” che non sappiamo controllare;in Medicina Olistica è fondamentale aumentare la consapevolezza non solo  di noi stessi ma anche nelle nostre relazioni; senza questo, non vi è vera guarigione o progresso interiore.
   Dobbiamo convincerci che questi “dispiaceri” o tristezze o conflitti in campo affettivo e/o lavorativo cambiano letteralmente la chimica del nostro organismo, abbassano le nostre difese immunitarie e contribuiscono a farci ammalare; dobbiamo smettere di scindere le malattie fisiche dalla nostra situazione di vita.

   Fa parte della consapevolezza anche l’essere coscienti dei propri bisogni e dei propri limiti, oltre che delle proprie caratteristiche e capacità. Se una persona,ad esempio, continua ad essere eccessivamente disponibile e non tiene conto dei propri giusti bisogni crea uno squilibrio che si riflette prima o poi negativamente sulla sua salute; così pure se uno si assume una responsabilità superiore alle proprie forze ecc. Molte persone sono infelici e si ammalano perché continuano a vivere in un modo non adatto al proprio carattere (“conosci te stesso!”). Molte persone si ammalano perché non sono in contatto col proprio corpo e coi propri bisogni, ma  “programmano” la propria vita (alimentazione, riposo, impegni) secondo criteri esclusivamente razionali o morali.

 Naturalmente ci sono altri eventi che possono scatenare una malattia latente o far fare un “gradino in giù” alla nostra salute; i principali:

-lutti e gravi perdite affettive

-separazione, divorzio

-traumi di vario genere (non necessariamente gravi o ritenuti tali dall’esterno)

-operazioni chirurgiche, spaventi ( per esempio persone  a cui viene detto che hanno

una grave malattia)

   Bisogna infine guardarsi da un errore che facciamo spesso nel chiederci qual è la causa di un nostro problema o malattia: non c’è quasi mai una causa per i nostri problemi: i vari fattori che abbiamo visto poco fa si intrecciano in vario modo nella vita di noi tutti, sommandosi spesso nel tempo; ciò che noi consideriamo la causa è

di solito l’ultimo anello di una catena di cause che a volte hanno agito per anni o per decenni, senza che noi vi dessimo alcuna importanza

SIGNIFICATO DELLA MALATTIA IN MEDICINA OLISTICA

   Secondo la visione olistica la malattia non va intesa solo come un nemico da combattere, piuttosto come  un segno da interpretare (ovvianebte, al di fuori di situazioni di emergenza); il sintomo, la malattia ci invitano, a volte si costringono, ad occuparci di noi stessi ed a chiederci che cosa si sia squilibrato nel nostro organismo, quale squilibrio ci sia da correggere. Nella Medicina corrente, invece, la malattia è vista come un nemico da distruggere nel più breve tempo possibile e con qualsiasi mezzo, accettando i sintomi collaterali ed a volte la tossicità di alcuni farmaci come uno scotto inevitabile da pagare: Sopprimendo i nostri sintomi a qualsiasi prezzo ci rendiamo spesso un pessimo servizio, impedendoci di arrivare a quella espansione di consapevolezza a cui la malattia, una volta capitone il meccanismo, potrebbe portarci.

Modello di riferimento della Medicina corrente

In pieno “Rinascimento” si manifestò un feroce fanatismo di cui la caccia alle streghe fu un terribile portato, che la memoria storica non può e non deve dimenticare; sarebbe come dimenticare l’Olocausto. Tra l’altro la caccia alle streghe tolse alle donne a suon di torture e roghi ogni minima possibilità di curare se stesse ed i propri familiari o chicchessia con le erbe, funzione che le donne avevano tradizionalmente da tempo immemorabile. Si giunse all’assurdo che bastava che una ragazza o una donna fossero viste raccogliere erbe per poter essere sospettate di stregoneria.. Da allora la Medicina  ma anche qualsiasi forma di cura a tutti i livelli è diventata esclusivo appannaggio del medico,  ed il prendersi cura affettivamente è stato declassato a qualcosa di subalterno da delegare alla suora, all’infermiera, mentre il medico (sempre maschio fino all’altro ieri) si occupava di ciò che era considerato veramente importante, la malattia. Sono un medico, ed ho sempre sofferto per la asetticità, per la spersonalizzazione, per l’esasperato tecnicismo della pratica della medicina a scapito della dimensione personale, umana, affettiva ed emotiva della relazione medico-paziente. Oggi molte donne fanno il medico; ci aspettiamo che almeno loro reagiscano a questo stato di cose ed invochino ciò che viene proclamato in tutti i testi di medicina e puntualmente disatteso: che finalmente si curino i malati, non le malattie. E su questo torneremo più avanti.

Si giunse anche all’assoluto predominio della conoscenza logica e deduttiva  (“Maschile”) su quella sintetica e intuitiva (“Femminile”), monopolio di fatto che si può ben considerare, per la dimensione e la profondità che ha assunto nella Coscienza collettiva, una autentica rivoluzione

   La Medicina non si è sottratta a questo processo culturale, per cui essa si è allontanata sempre di più dal modello olistico (cioè globale) nella visione dell’organismo, della salute e della malattia. Essa infatti, nella sua applicazione più comune, soffre secondo me di un “Male radicale”, sia pure con molte e fortunate eccezioni dovute a personalità particolari e senza negare gli importantissimi traguardi che, comunque,  ha raggiunto. Non si discute, ripeto, su singoli medici o dottoresse; sto parlando dei principi ispiratori della Medicina contemporanea da un lato, e di come si concepisce la cura delle persone dall’altro.

Vi ripeto ora ciò che ho detto l’altra volta su un ipotetico personaggio immaginario che incarna alcuni aspetti del principio maschile e che ho chiamato...” Parziale”,  intendendo appunto che vi sono compresi solo alcuni aspetti del Maschile. “Parziale ha fatto in modo che... è Parziale responsabile di...”  come se si trattasse di un Personaggio che ha agito nella Storia determinando opinioni  collettive, orientando  modi di pensare e di sentire,  criteri di scelta ed altro fino ad improntare l’immaginario collettivo, il sentire comune, i valori condivisi dai più ecc.

Se vogliamo descrivere sinteticamente il nostro Parziale diremo che i tratti che lo caratterizzano sono: freddo raziocinio, mentalità analitica, tendenza a standardizzare e spersonalizzare, preferenza per i concetti ed i ragionamenti, per la statistica, i numeri, mentalità concorrenziale,  tendenza a non andare tanto per il sottile quando ritenuto necessario (spesso!), convinzione che la Scienza garantisca un progresso illimitato a prescindere dall’Etica; in campo ideologico si professa materialista, meccanicista, ateo e “realista”. Totalmente assenti empatia, calore umano, sensibilità per gli altri, spiritualità.

Vediamo dunque cosa ha combinato Parziale nella Medicina moderna.

Avevo detto che avrei fatto un accenno ai luoghi di cura, come sono stati finora concepiti. Sono luoghi in cui è privilegiato esclusivamente l’aspetto tecnico, senza nulla concedere all’accoglienza. Prendo come esempio paradigmatico di questo la sala-parto: abbiamo detto che il M. è anche, programmazione, standardizzazione, privilegio di pesi, misure, dati “oggettivi”.Cos’è successo ? Non è il parto qualcosa di essenzialmente, esclusivamente femminile? Perché in una sala parto devono essere curati “solo” pesi, misure, indici, monitoraggi, igiene? Dov’è finito l’aspetto emotivo, affettivo, anche istintuale di una nascita?

Ma i danni prodotti da “Parziale” vanno ben al di là, come adesso vi illustrerò

   Perdita della antica visione dell’uomo come composto di corpo, anima e Spirito. Questa antica tripartizione dell’Essere umano ha lasciato il posto ad una divisione bipartita fra corpo e psiche, la dimensione trascendente essendo stata categoricamente esclusa non solo dalle competenze, ma anche dal modello concettuale della Medicina. La psiche è stata fino a tempi recenti considerata quasi un “accidente”, un qualche cosa che interferisce con la ricerca e la cura delle sole malattie di cui in fondo la Medicina corrente ritenga di doversi occupare: quelle del corpo fisico (come se queste si potessero veramente scindere dalla sofferenza su altri piani). Certo vi era e vi è la Psichiatria, che comunque fino a tempi recenti si è occupata solo di malattie mentali gravi, lasciando una enorme “zona scoperta” costituita da tutti i disagi assai più comuni ma non per questo poco penosi (nevrosi, disturbi di personalità ecc.); conseguenza di questo è il fatto che fino a poco tempo fa chi si sentisse dire che il suo problema era psicologico reagiva protestando di “non essere pazzo”, e si trovava comunque in una sorta di “terra di nessuno” terapeutica, della quale erano appannaggio nel migliore dei casi la compassione, nel peggiore l’indifferenza o il disprezzo.

Questo vuoto concettuale e terapeutico è stato recentemente colmato in parte dalla Psicologia; purtroppo, la scissione sostanzialmente rimane, medico e psicologo ignorandosi spesso di fatto ed ignorando l’uno le conoscenze dell’altro

Non si vede poi come si possa trascurare, riguardo alla Persona umana, la dimensione spirituale: questo porta sul piano personale ad ignorare sofferenze anche profonde di tipo esistenziale, e sul piano collettivo a concepire la Medicina come svincolata dall’Etica, aprendo la strada alle attuali avventure di Ingegneria genetica, di alimenti transgenici (che il nostro sistema immunitario non riconosce), di clonazione o di fecondazione “assistita” con prospettive inquietanti e spesso moralmente inaccettabili.

   Sul fronte terapeutico esiste un altro “taboo” della Medicina, che ha rigettato come “non-scientifico” il concetto di “Vis medicatrix naturae”; il suo posto dovrebbe venire preso dal Farmaco, che viene concepito miracolisticamente come un’entità capace di curare qualsiasi malattia; il carattere pesantemente illusorio di questa speranza è sotto gli occhi di tutti. Viene quindi disdegnato con orrore il cosiddetto “effetto-placebo”, del quale invece non sarebbe insensato servirsi, visto che esso è efficace, innocuo e…gratuito.

    Su un piano più elevato, perfino la Medicina ha dimostrato, col criterio statistico, l’efficacia della preghiera e di invocazioni benevole per sè o per altri sul percorso terapeutico.

   Divisione del corpo in parti indipendenti. La tendenza a dividere continua nell’ambito del corpo fisico che viene concepito, secondo il modello sette-ottocentesco, come un insieme di parti indipendenti. Vi sarà quindi un medico che cura la pelle, uno lo stomaco, uno il cuore ecc. senza preoccuparsi del “resto” dell’organismo; da questa mentalità nasce l’approccio terapeutico del farmaco, che affronta la malattia intervenendo su un singolo passaggio biochimico di un singolo apparato, ignorando tutta la realtà psico-esistenziale-ambientale della persona cui l’organo “appartiene” (e vedremo più avanti altri pesanti limiti di questa strategia). Altra conseguenza di ciò è la pratica indiscriminata delle trasfusioni di sangue e dei trapianti d’organo: il sangue viene considerato un “fluido trasportatore di ossigeno” ed il singolo organo alla stregua del pezzo di ricambio di una macchina; al dilà della mera dimensione fisica, come si può pensare che il sangue od un organo di una persona siano uguali a quelli di un’altra? Se la Fisica contemporanea prospetta che le particelle sub-atomiche siano dotate di “coscienza”, non sarà dotata di coscienza – propria ed individuale – una parte di un Essere umano?

   Divisione fra organismo ed ambiente. Uso qui la parola “ambiente” nel senso più ampio del termine: dell’ambiente di una persona, in questa accezione,  fanno parte il cibo di cui si nutre, l’aria che respira, l’acqua che beve, le molteplici relazioni affettive, lavorative e sociali che intrattiene..

   Tragica fra le altre è la ignoranza di tutte le fonti di inquinamento elettromagnetico naturale ed artificiale.

La malattia viene quindi concepita come se fosse indipendente da tutti questi fattori.

   Divisione fra organismo e “malattia”. Risultato di tutto ciò è che la Medicina, invece di occuparsi dell’organismo umano “intero”, considerato sotto tutti gli aspetti esaminati e tenendo conto delle differenze individuali estrapola da esso “la malattia”:il medico, dopo avere studiato il corpo da un punto di vista prettamente biochimico e meccanicistico, studia decine e decine di malattie, rigidamente suddivise per organi ed apparati

   Questo è l’esatto opposto di quel modello che afferma che i fattori fondamentali di malattia sono alla fine pochi; gli stessi fattori fondamentali avranno però effetti diversi su persone diverse che andranno quindi curate con rimedi diversi, come hanno sempre affermato le Medicine di tutti i tempi.

Infine un accenno all’ultimo punto: fino a quando il medico e la dottoressa riceveranno una formazione solo tecnica (ancora una volta, tendenzialmente “Maschile”) ? Quando si comprenderà che una persona che cura altre persone e che di fatto ha un grande potere su di loro  dovrebbe essere formata obbligatoriamente anche sul piano umano e relazionale? E questo andrebbe secondo me esteso a psicoterapeuti, infermieri, riabilitatori, ostetriche, operatori a tutti i livelli nel campo dell’assistenza, insegnanti, giudici ecc.

Chi mai garantisce che una persona che riceve una istruzione tecnica non inserisca nel suo operato i propri problemi personali? Quante volte riscontriamo negli operatori sanitari (ma anche, ripeto, negli insegnanti o in altre categorie) comportamenti prepotenti, violenti, autoritari, sadici, anaffettivi, freddi, pessimistici, e atteggiamenti e frasi che mettono paura o addirittura terrore?  Quante volte i miei pazienti mi raccontano di comportamenti o frasi che sono state dei veri e propri traumi, le cui conseguenze durano a volte anche anni !

Ahimè, sembra che la prospettiva di un simile cambiamento sia ben lontana: non se ne comincia nemmeno a parlare !

Abbiamo visto che l’uomo sano non esprime solo il principio Maschile, e la donna sana solo quello Femminile.

Trasposto nella figura del medico o operatore sanitario a tutti i livelli, vuol dire che il medico, maschio o femmina che sia, dovrebbe trovare il modo di integrare mente e cuore, intelligenza ed empatia, analisi di laboratorio e ascolto del paziente. Guardare e ascoltare il paziente…Se ti guardo, ti riconosco; vi fa forse bene una persona che mentre vi parla non vi guarda negli occhi? E in fondo, ricordo che i vecchi medici da cui ho imparato quando ero studente erano molto più  attenti a guardare la persona, a cogliere i minimi segni nel suo corpo. Questo è stato purtroppo sostituito da esami di laboratorio e raggi, da indagini strumentali, per cui oggi il medico GUARDA meno le persone.

Attenzione però… c’è differenza fra guardare ed esaminare ; esaminare si fa solo con la testa; il “guardare” di cui parlo unisce, ancora una volta, mente e cuore.

Utopia?...

 vi proietto di nuovo queste tre frasi…

Non esiste nulla che non sia stato prima un sogno (Anonimo)
Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo (Key)
SIATE il cambiamento che vorreste vedere nel mondo (Gandhi)
……
…..

Infine, una visione della cura e della guarigione che costituisce secondo me un collegamento prospettico con la prossima conferenza: il Femminile nella spiritualità e nelle religioni.

Che significa “curare”? O meglio, che significa “Curare”?


La Cura porta alla Guarigione.

Che significa Guarire?

La Guarigione nasce solo da DENTRO. Non esiste nessuno che mi possa Guarire.

Gesù, dopo un miracolo (che è forse uno degli atti in cui maggiormente siamo convinti che vi sia solo qualcuno “che fa” e qualcuno che riceve), insiste: “LA TUA FEDE ti ha salvato”

Di nuovo allora, che significa Guarire?

Guarire è andare verso l’Unità, verso la COSCIENZA di UNITA’.

E vediamone allora l’opposto, perché nella nostra condizione impariamo spesso sperimentando la mancanza di ciò che dobbiamo apprezzare…

Nella tradizione giudaico-cristiana la personificazione del Male è chiamata “Diavolo” (diaballo= divido)

Psiche: Le malattie mentali più gravi sono quelle “Dissociative” (schizofrenia = dissociazione mentale). L’Autismo è una situazione in cui il bambino vive in uno stato di isolamento (Autos = da solo)
Ma anche nelle minori (ansia, depressione) c’è esperienza di solitudine.

Disturbi della personalità: Dipendenze. L’oggetto della dipendenza è qualcosa di diverso, di staccato, vissuto come particolare, “qualcosa a parte”. Chiedete a un tossicodipendente se non è così, ma anche semplicemente a qualcuno attaccato al vino, alla birra, alle sigarette, al cioccolato o…ad una persona ! (non c’è  molta differenza, in fondo!)

Cellule cancerose: cellule che crescono e si moltiplicano per conto loro, “dissociate” dal resto dell’organismo (visione tradizionale)

Ma anche nella visione di Hamer si arriva alla malattia quando un conflitto è vissuto in solitudine, quindi divisi dagli altri.

Una parte del corpo ammalata è “diversa” dalle altre. Una zona dolente è “diversa”; quando il dolore scompare la zona dolente ridiventa “normale” cioè come tutte le altre ( “integrata”).

La sensazione di benessere pieno è uno stato in cui tutte le nostre potenzialità ed espressioni sono integrate (integro = intero)

La vita nasce da una unione fra due persone e subito dopo fra due delle loro cellule; l’Esistenza ha previsto che durante questa unione (ri-unione dei due Poli maschile e femminile) si sperimenti uno dei più grandi piaceri. Viceversa, una delle esperienze più dolorose della vita è la separazione da una persona amata.

Fa dunque soffrire tutto ciò che divide (Principio di Divisione).

Come si può dunque guarire?

Certo con la Fede, in tutti i sensi di questa parola. Anche la Religione, che ne è l’espressione “codificata” o “ritualizzata” significa etimologicamente “riunire”

Ma anche tante altre cose…

Nel percorso dalla Divisione (mente duale) all’Unità o Coscienza di Unità

 

Vuol dire: dal percepire gli opposti a percepirli complementari a percepire l’unità che li racchiude…

può aiutarci anche l’Arte.

Che c’entra l’arte?

C’ENTRA perché parla alla parte intuitiva, analogica, NON alla parte logica di noi;.

L’arte unifica, è una esperienza non-logica o meta-logica. Il godimento artistico è una esperienza unitaria, totalizzante: mi sento una cosa sola con l’opera d’arte.

E vi è un’altra funzione unificante dell’arte, forse apparentemente meno elevata ma in fondo non meno importante: da sempre gli artisti si sono confrontati, imitati, al limite copiati al di là delle barriere e degli Stati di potere.

L’espressione più alta dell’Arte che cura – e al limite Guarisce - è quella in cui il Bello si fonde col Vero: il SIMBOLO

(Simboli della geometria sacra)

Il simbolo suggerisce al di là delle parole, del pensiero analitico che divide…

Il SIMBOLO unifica:  SIMBOLO deriva dal greco “Syn-

Le forme della Geometria Sacra  CURANO perché elevano la Coscienza verso uno stato di Unità, di Totalità (Templi sacri, Piramide, Icone, Gioielli Sacri ecc.)

Chi “sente” questo sperimenta direttamente che una costruzione di Geometria Sacra crea un senso di unità, oltre che di elevazione.

Ora si dà il caso che l’Elemento che più di tutti unifica sia l’Acqua, elemento, guarda caso, archetipicamente Femminile

Che c’entra l’Acqua?

C’ENTRA perché l’Acqua è l’elemento unificante per eccellenza:

In Ayurveda l’Energia di coesione (Kapha) è associata all’elemento Acqua

L’Acqua accoglie ogni genere di informazioni, pur restando sempre Acqua

V. cristalli d’acqua di Masaru Emoto).

L’acqua scioglie una sostanza che diventa inseparabile dall’acqua stessa

Immersi nell’acqua ci si sente più uniti; toccando un altro corpo sott’acqua si percepisce meno la distinzione fra sé e l’altro

L’Acqua ghiacciata crea forme geometriche che sono “opere d’Arte” e  Simboli… e così…il Cerchio si chiude!

Guarire è allora superare  una o più “malattie”?  Ma poi muoio. Allora?

Anche qui:     Morte con sensazione di disperazione, di solitudine

Morte con esperienza di Unione, di Fusione col Tutto

Meglio ancora sarebbe VIVERE in una coscienza di Unione, di fusione col Tutto

Siddharta “…e lo stesso sorriso splendeva ora sul volto di Siddharta, mentre il suo io confluiva nell’Unità…”

Questa è la vera, completa, definitiva, totale Guarigione.

Nell’ultima preghiera prima della Cena  Gesù dice: “Affinché siano UNA COSA SOLA”.

Misticismo? Espressione figurata per pie donnette o visionari sacrocuoristi?

Se leggete “Tutto è uno” (Edizioni URRA)

(ma anche “Il Tao della Fisica”) questo essere “Una sola cosa” sembra una realtà molto, molto concreta, al di là della nebbia di illusoria separatezza nella quale siamo immersi, e che ottenebra il nostro sentire.

Questo dunque è Guarire, anche ad un livello meno completo e definitivo (il nostro): andare verso l’Unità: siamo “malati” finché non arriviamo a questa Consapevolezza

  

   Fin che la Medicina resterà attestata  su un modello che divide, che frammenta, che ignora la componente esistenziale cioè spirituale, finchè si occuperà solo di “malattie” indipendenti una dall’altra e non se ne chiederà il senso evolutivo non potremo compiere sostanziali progressi.   

   Solo recuperando l’Unità a tutti i livelli potremo integrare tutte le risorse diagnostico-terapeutiche disponibili, fare tesoro delle conoscenze del passato (che è insensato ignorare) e giungere a un atteggiamento di autentica “Pietas”, non solo in senso emotivo-sentimentale, ma nel senso di una genuina attenzione e cura verso tutte le dimensioni della persona umana.